In Ticino una casa editrice che da’ voce al territorio

La casa editrice di Armando Dadò nasce nel 1961 dalla volontà di un gruppo di amici che decide di riunire forze e fondi necessari per dar vita a Locarno a una nuova tipografia. Grazie all’arrivo di Armando Dadò, per il tramite del poeta e incisore Giovanni Bianconi, che gli propone di pubblicare un suo libro di etnografia regionale, la tipografia diventa una casa editrice affermata e riconosciuta a livello internazionale. Dagli anni Settanta a oggi gli indirizzi della casa editrice si precisano, abbracciando temi cari al dibattito civile ma anche valorizzando il patrimonio culturale della Svizzera italiana, con particolare attenzione alla storia e alle letterature nazionali. Sono circa una trentina i volumi annualmente pubblicati dalla casa editrice.

Oggi a dirigere la casa editrice e la tipografia è Luca Dadò, figlio di Armando, e proprio a Luca Dadò si devono recenti iniziative della casa editrice come la Collana la Betulla, dedicata ai giovani scrittori, o ‘Le sfide della Svizzera’, curata dal politologo Oscar Mazzoleni.

Il diffondersi del Coronavirus ha gettato in una crisi epocale anche il settore dell’editoria. In che modo è stato possibile per la vostra casa editrice operare in lockdown? Il fatto di lavorare a distanza vi ha aiutato?

Per quanto riguarda i lavori di valutazione e preparazione dei testi, di editing e di impaginazione, siamo riusciti a operare, seppure a regime ridotto, con il telelavoro. Al contrario, per quanto riguarda la produzione dei libri (noi abbiamo la tipografia e produciamo in casa), non è stato possibile uscire con i titoli previsti che però dovrebbero poter uscire nelle prossime settimane.

Una delle conseguenze della crisi sul comparto editoriale e che tocca case editrici maggiori è un’evidente crescita degli ordini online. È un dato che ha riguardato anche la vostra realtà?

Noi abbiamo avuto una diminuzione delle vendite per la chiusura delle librerie e dei distributori e un leggero aumento della vendita diretta online dal nostro webshop e tramite i social e le newsletter. Di fatto chi desidera acquistare un nostro titolo, salvo qualche eccezione, non lo trova nel formato elettronico. In generale, credo comunque che il buon lettore preferisca ancora il cartaceo al digitale, anche se parecchi grandi lettori comprano il libro in digitale per una questione economica, pratica, e anche di spazio.

Cos’è cambiato da quando hanno riaperto le librerie?

Ora iniziamo a ricevere qualche ordine da chi è riuscito a riaprire dopo questa difficile situazione, che rimane comunque ancora più difficoltosa a causa della pandemia. A questo proposito, condividiamo anche noi l’iniziativa degli editori e dei librai della Svizzera Romanda che hanno sottoscritto una presa di posizione nei confronti dell’Ufficio Federale della cultura, il quale, negli aiuti straordinari al settore culturale, ha dimenticato inspiegabilmente i librai e gli editori che si trovano ora ancora più in difficoltà che in precedenza.

Quali saranno le conseguenze complessive per il vostro settore? E le ricette per “il futuro” alla luce della pandemia?

Per le conseguenze è ancora troppo presto per esprimersi, ma ci saranno sicuramente chiusure e fallimenti. Credo comunque che le ripercussioni si sentiranno solo nei mesi a venire. Di ricette non credo purtroppo ce ne siano molte.

Ha qualche suggerimento per chi magari ha sfruttato o sta ancora sfruttando queste settimane a casa per scrivere?

Suggerisco di correggere bene i testi prima di sottoporli a una casa editrice. I lavori di editing sono infatti molto onerosi…

Da sinistra Luca Dadò, con il fratello Fiorenzo, contitolare dell’azienda

 

 

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