Intervista a Carlo Ferro, Presidente di Agenzia – ICE

Presidente Ferro, cosa dobbiamo aspettarci per l’export italiano nel 2021? Quanto tempo ci vorrà perché l’Italia torni al livello di esportazioni pre-Covid?

L’export italiano nei primi otto mesi dell’anno ha subito un calo tendenziale del -13.3% rispetto al periodo gennaio/agosto 2019.  Stiamo però assistendo a una ripresa nell’andamento mensile sequenziale, ossia del + 35% a maggio, + 15% a giugno, + 5.7% a luglio e + 3.3% ad agosto. Sono dati che incoraggiano. Abbiamo aggiornato il modello ICE- Prometeia che prevede un leggero miglioramento nelle stime: l’export potrà tornare a livelli pre-Covid nel corso del 2022. Certo, è una pausa di tre anni imposta dall’emergenza pandemica in un percorso di crescita che continuava dal 2010… ma questo ci dice anche che l’export è un importante fattore di traino dell’economia nazionale. Per questo è fondamentale rafforzare l’azione del Sistema Paese a supporto delle imprese.

Quali sono le maggiori criticità strutturali del tessuto delle PMI italiane?

Le sfide di oggi si giocano in un contesto globale diverso dal passato. Saranno, quindi, vincenti le imprese preparate a muoversi in un nuovo scenario in cui digitale e sostenibilità diventano le parole chiave per rivolgersi alle nuove generazioni di consumatori globali. Per rispondere all’urgenza del momento e rafforzare il posizionamento strategico del Made in Italy sui mercati di domani è perciò importante l’azione di supporto del Sistema Paese. In particolare per le PMI, che rappresentano oltre il 90% delle imprese italiane e generano il 51,2% dell’export, ma sono anche, per taglia, le più vulnerabili e, per assetto organizzativo, le meno preparate all’innovazione digitale dei processi.

Quali sono state, ad oggi, le principali iniziative dell’impegno di Agenzia ICE per le imprese italiane volte all’export?

Avevamo già avviato, a partire dallo scorso anno, una modernizzazione epocale dell’Agenzia verso il digitale e nuovi indirizzi strategici e fattori abilitanti orientati al servizio alle PMI e all’innovazione tecnologica. Da inizio anno siamo tornati sul territorio con la rete dei desk regionali e da aprile i servizi di avvio all’export da parte dei nostri 78 uffici esteri sono stati resi gratuiti per le imprese fino a 100 addetti. Allo scoppio dell’emergenza Covid abbiamo deciso l’offerta gratuita del primo modulo di partecipazione a fiere estere per il 2020 e il 2021 e i rimborsi alle imprese per gli oneri sostenuti per fiere estere non svolte. Oggi, con il Patto per l’Export voluto dal Ministro degli Affari Esteri, abbiamo sottoscritto l’impegno in questo percorso di ammodernamento e di servizio, ridefinendo i programmi delle nostre iniziative in quattro delle sei direzioni previste dal Patto. In estrema sintesi, un programma di azioni concrete che vuole combinare reazione e visione: misure urgenti per accelerare la ripresa ma anche accompagnare la transizione verso i nuovi modelli di consumo e di competizione sui mercati internazionali. Stiamo quindi accelerando con 14 nuove iniziative, tra cui: gli accordi con numerosi marketplace con l’obiettivo di portare le imprese italiane in 59 iniziative nei canali e-commerce e della grande distribuzione offline to online in 28 Paesi nel mondo; il progetto Fiera Smart 365 che consentirà alla manifestazione di svolgersi in modalità ibrida, fisica e digitale, e di proseguire sul web 365 giorni all’anno; la formazione di 150 digital export manager; e una grande campagna di Nation Branding per il rilancio del nostro Paese sui mercati internazionali. Vorrei, infine, ricordare il portale export.gov.it appena lanciato; che in ottica di sistema e di semplificazione, rappresenta un unico punto di accesso per le imprese al sistema di supporto. Insomma, tantissime azioni a servizio delle imprese, soprattutto delle PMI, affinché l’Italia continui a essere leader sui mercati internazionali nell’era “post-Covid”.

A fronte del crescente ruolo dell’e-commerce, cosa può fare l’Agenzia ICE per accompagnare le aziende nel mondo dellonline?

Le abitudini di consumo, da parte soprattutto delle nuove generazioni, non conoscono più un confine tra offline e online. Inoltre, l’esperienza del lockdown, e l’aspettativa di una nuova normalità, stanno accelerando la transizione verso il digitale. In questo scenario vogliamo accompagnare le imprese verso un nuovo paradigma di accesso multicanale ai mercati internazionali. Stiamo creando un network di vetrine del Made in Italy sui grandi market place nel mondo per le imprese italiane sponsorizzate finanziariamente e accompagnate passo dopo passo nei diversi step della catena dell’e-commerce, dalla creazione del portale all’incasso della fattura. Stiamo anche concludendo la selezione di un team di 30 esperti digitali che, entro fine anno, entreranno in Agenzia. Per la prima volta, professionisti con profili tecnico-scientifici faranno parte della nostra squadra per dedicarsi ai servizi alle imprese sulle tecnologie digitali. Insomma, un’importante opportunità di ammodernamento dei servizi dell’ICE.

Qual è il messaggio centrale volte a definire “il prodotto italiano allestero” veicolato dalle campagne di comunicazione internazionale promosse dall’ICE?

Il made in Italy è uno dei brand più conosciuti al mondo. È presente nell’immaginario di persone, di culture, di geografie diverse.

Il prodotto italiano è sinonimo di grande qualità, tradizione del territorio, cultura millenaria, sicurezza, affidabilità, curiosità per le novità, slancio verso il futuro, capacità di innovare. Caratteristiche che solo l’Italia e i suoi prodotti hanno. 

Nel comunicare questi caratteri distintivi, puntiamo ad accrescere il valore percepito dei nostri prodotti presso i consumatori finali o presso gli intermediari, come gli importatori e i distributori. Sia che si tratti di beni di consumo sia di beni strumentali. 

Ci poniamo obiettivi condivisi con le associazioni di riferimento: accrescere la penetrazione dei nostri prodotti in funzione delle caratteristiche dei diversi mercati, senza dimenticare il contrasto ai fenomeni della contraffazione e del cosiddetto “Italian sounding”; un problema costante, purtroppo, oggi molto diffuso a danno soprattutto dei comparti dell’agroalimentare e della moda.

Che spazio trova il concetto di sostenibilità, in un’ottica di national branding?

Il tema del contributo della sostenibilità alla crescita economica è oggi centrale e percepito dalle imprese in un’ottica nuova: non più come dovere di compliance, ma anche come fattore di marketing verso le nuove generazioni di consumatori che vedono sempre più questo tema come uno dei valori fondamentali del prodotto, al pari senz’altro del rapporto qualità-prezzo.  La sostenibilità diventa quindi parte di un nuovo paradigma di presenza sui mercati globali fatto anche di innovazione e digitale. Questi valori si affiancano al tradizionale successo del Made in Italy come sinonimo di cultura, territori e stile di vita.

https://www.ice.it/it

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