Ipnosi e parto: è possibile partorire senza dolore?

La nostra cultura è permeata da dictat quali: “partorirai con dolore”. Deve proprio essere così? Ad oggi esistono diverse maniere per dar luce al proprio nascituro senza soffrire eccessivamente: ogni donna può consapevolmente scegliere la modalità che più le si addice. L’unico limite risiede nello stato di salute della madre e del nascituro e nell’offerta da parte delle strutture: molti ospedali non hanno un’organizzazione tale da garantire l’anestesia in ostetricia ad ogni ora del giorno e della notte, altri non adottano il protossido a causa dei costi, altri non hanno luoghi idonei al parto naturale e non medicalizzato. Una modalità ancora poco diffusa ma di grande efficacia è l’ipnosi. Essa permette di abbattere i costi farmacologici e di supplire a carenze organizzative, frequenti negli ospedali decentrati, riportando nelle mani della donna partoriente la possibilità di autogestirsi e di arrivare psicologicamente ben preparata al momento del parto. Donne famose quali Giselle Bundchen, Jessica Alba e Kate Middleton hanno partorito con questa modalità. Io stessa l’ho sperimentata quando i miei amici e colleghi anestesisti erano impossibilitati a farmi la peridurale: mi sono sentita presente ed attiva e ho tollerato bene le forti contrazioni del travaglio. Con questo articolo proseguiamo l’excursus sull’enorme potenzialità dell’autoipnosi: il Dr. Giuseppe Regaldo, medico chirurgo specializzato in ginecologia ed ostetricia e ipnotista, ci racconta la sua decennale esperienza a riguardo.

Dr. Regaldo, dove lavora e da quanti anni nel suo ospedale le partorienti utilizzano l’autoipnosi?

Dal 1991 lavoro presso l’ospedale di Ciriè in provincia di Torino. Questo reparto ha sempre utilizzato l’autoipnosi come metodica elettiva di parto analgesia in alternativa all’anestesia peridurale, non disponibile, per questioni organizzative, presso il nostro ospedale. Recentemente abbiamo introdotto l’utilizzo del protossido di azoto come ulteriore aiuto nei casi più difficili.

Perché consiglia ad una partoriente di autoipnotizzarsi?

La signora in gravidanza impara ad entrare in una condizione di autocontrollo grazie all’autoipnosi e di conseguenza ha la possibilità di mantenere la calma durante il travaglio del parto e di ridurre in maniera consistente il dolore delle contrazioni. Ridurre l’ansia è un obiettivo primario: la serenità della madre si ripercuote positivamente durante il parto, perché il profondo rilassamento raggiunto in autoipnosi favorisce l’afflusso di sangue e l’ossigenazione placentare.

Lei, come ginecologo, nota differenza tra chi adotta l’autoipnosi e chi no?

La persona in sala parto che utilizza l’autoipnosi si mostra molto tranquilla, spesso con gli occhi chiusi e con un respiro più lento e profondo. Questa condizione di autocontrollo rende la paziente pronta a gestire anche eventuali complicanze nel travaglio come la fase prodromica prolungata (ovvero quella fase in cui si percepiscono forti contrazioni senza essere ancora entrate in travaglio ndr). I tempi di travaglio inoltre risultano dimezzati grazie alla metodica. La muscolatura del perineo, più rilassata, incorre in minori lacerazioni. La neomadre, aiutandosi con l’autoipnosi, si addormenta a comando ogni volta che ne sente il bisogno, sia nelle ultime fasi della gravidanza sia dopo, quando allatta ed accudisce il figlio, recuperando così velocemente le energie: questo migliora il suo umore, tanto che non sperimenta la tanto temuta depressione post parto.

E’ semplice imparare l’autoipnosi?

Lo standard attuale, in uso da molti anni, prevede una sola seduta di 30 minuti, la consegna di un segnale di ancoraggio che consenta alla persona di entrare in autoipnosi quando lo desidera e poi un allenamento quotidiano a casa propria fino al momento del travaglio.

Vi sono stati episodi in cui è fallita l’autoipnosi?

Ovviamente sì. Alcune persone, che riuscivano agevolmente ad andare in autoipnosi durante la gravidanza, perdono fiducia nella metodica e decidono pertanto di non utilizzarla al momento del travaglio. Chi tende ad avere sempre tutto sotto controllo fa fatica a lasciarsi andare per abbracciare questa metodica.

Quanto tempo ci è voluto affinché l’organizzazione attorno alle donne partorienti in autoipnosi funzionasse nel suo ospedale?

L’elemento cruciale è stato addestrare tutte le ostetriche presenti in sala parto alla gestione della comunicazione ipnotica e all’induzione ipnotica rapida. L’affiatamento del nostro team ci ha consentito di introdurre rapidamente la metodica che è diventata routine.

Usate le peridurale nel vostro ospedale?

In molti reparti di ostetricia, soprattutto negli ospedali più piccoli, l’anestesia peridurale non è prevista: l’ipnosi rappresenta una valida alternativa a basso impatto nell’economia del reparto, che rende per altro la donna cosciente, attiva e protagonista al momento del parto.

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