Di Szabrina Sanna
Foto: Cagliari
I grandi cambiamenti hanno sempre un ché di filosofico, come un nuovo inizio, una rinascita che apre un nuovo capitolo nella nostra esistenza, con nuove possibilità di riscriverla.
Lo stupore e la confusione iniziali, dovuti alle novità che si susseguono una dopo l’altra, lasciano spazio alla realizzazione e alla maturazione soltanto quando ci si guarda indietro.
Mentre si vive un’esperienza nuova, ancora da definire e capire, si è profondamente concentrati nel realizzare obiettivi, nel superare ostacoli che prima non si pensava di incontrare, domandandosi se veramente si sarà in grado di prendere in mano la propria vita e trasformarla in meglio.
Dopo un anno lontana da Zurigo, per cinque anni “casa”, mi rendo conto di essere maturata, di essere riuscita ad affrontare situazioni che prima mai avrei superato senza l’aiuto di chi mi stava vicino, e di aver raggiunto un buon livello di indipendenza imparando ad affidarmi soprattutto solo a me stessa.

La parte più difficile è stata decidere e convincere, prima di tutti me stessa, che stavo facendo la scelta giusta: i dubbi iniziali erano tanti, mi sono chiesta se fosse veramente necessario, se la lontananza non sarebbe divenuta un peso, se il percorso scelto mi avrebbe portata a qualcosa di importante. Quando ci si butta a capofitto in esperienze che se non si sono prima vissute sulla propria pelle, anche dai racconti di altre persone, non si riesce mai ad immaginare a 360 gradi come cambierà la propria vita. Penso che sia esattamente questo che mi frenava, che mi faceva avere ripensamenti: non riuscire a vedere limpidamente dove sarei arrivata, come sarei stata, cosa mi aspettava all’uscita del tunnel.
Tutti i miei 20 anni di spensieratezza, felicità, ma anche fatiche e delusioni, di obiettivi raggiunti, di ricordi belli e brutti, di esperienze che mi hanno insegnato tanto, tutta la mia vita insomma, pare possa essere impacchetta in pochi scatoloni e trasferita insieme a me.
In realtà una parte di me resterà sempre in tutti i luoghi in cui sono stata, specialmente
in quelli dove ho vissuto gli anni cruciali della mia adolescenza, perché mi hanno formata. Non importa quanto li ho odiati e quante volte avrei voluto andarmene. Quando arriva il momento di lasciarsi tutto indietro, spesso ci si sente di non esserne piú tanto sicuri. Ed è proprio allora che ci si rende conto che quel luogo che hai tanto detestato, che troppo spesso ti è stato stretto e inospitale, in realtà ti ha fatto da madre, accogliendoti e crescendoti, non sempre come avresti voluto ma come è giusto che sia perchè è dalle fatiche e dagli ostacoli che si matura e si progredisce.
Ho imparato a conoscere ed accettare quella Svizzera che all’inizio mi sembrava tanto fredda ed estranea, ma il desiderio di tornare là dove sono cresciuta, dove custodivo gelosamente tutti i miei ricordi, la voglia di rivivere le sensazioni e le emozioni del passato insieme alla nostalgia per tutto quello che avevo ed ero, erano più forti del timore di allontanarmi.
Quattro mura in condivisione con le amiche di sempre sono diventate la mia nuova casa, e l’Italia di nuovo il mio posto. Dopo anni in un luogo che emana dedizione, precisione e serietà, rivivere la semplicità del cappuccino e cornetto la mattina al bar, le persone che mi sorridono per strada e che mi sembra di conoscere da sempre anche se sconosciuti mi ha restituito la sensazione di appartenenza che avevo cercato per anni e che non ero riuscita a trovare altrove.
Mi mancava il calore gratuito e spontaneo delle persone, i panni stesi sulle terrazze, le vecchie che si parlano dai loro balconi da un lato all’altro della strada, il mercato del venerdì, il fruttivendolo per strada, persino i ritardi dei treni, le buche nelle strade e le file infinite alle poste.
Condividere con italiani la mia esperienza in Svizzera mi regalava spesso spiragli di casa ma si sa, l’Italia con i suoi pregi e difetti occupa sempre un posto nel cuore di chiunque si allontani da lei.
Sono contenta di essere tornata a casa, in Sardegna, ma sono anche grata di aver potuto conoscere la vita in un paese diverso, perché questo mi ha fatto aver sete di avventura, mi ha insegnato che non bisogna avere paura di ricominciare da capo in posti sconosciuti perché ti cambiano, nel bene e nel male, e se si ha bisogno di ritrovare quella versione di noi stessi legata al luogo che chiamiamo “casa” abbiamo sempre il tempo per tornarci. Non ci si deve scoraggiare se ci si sente fuori luogo, quando ci si guarda indietro diventa chiaro il bagaglio di saggezza che si è andato creando in quei momenti è qualcosa da custodire ed un aiuto prezioso per gli anni che verranno.
Ho anche imparato che col tempo ci si abitua e che non esiste monotonia né malinconia se si modella la propria vita secondo il proprio spirito e che se si regala un po’ di noi stessi a quei luoghi, lo stesso ci verrà dato in cambio per potersi sentire finalmente legati ed in sintonia.
Sono consapevole adesso di voler attraversare ogni paese e conoscervi le persone, la cultura, i cibi, il modo di pensare e di vedere le cose, lo stile di vita ed il modo in cui chi vi abita considera e vive la vita. Di vedere ogni loro angolo, tutte le realtà, complicate o brillanti che siano, con un bagaglio fatto di curiosità perché ogni luogo ha da trasmettere qualcosa da conservare per la vita intera.
Quando finalmente avrò trovato il mio posto nel mondo, magari mi fermerò, ma fino ad allora la parola d’ordine è Wanderlust.