IVA, flat tax, spread e procedure d’infrazione: l’estate calda del Governo italiano

Il Governo sta preparando la sua risposta alla lettera della Commissione, che ha dato il via libera alla possibilità che contro l’Italia venga aperta una procedura di infrazione per deficit eccessivo. Non si deve credere che un eventuale peggioramento dei conti pubblici italiani crei problemi solo con i partner europei.

di Paolo Balduzzi, per il “Corriere degli Italiani”

Sono giorni delicati per il Paese, sia sul piano politico sia sul piano economico. Il Governo sta preparando la sua risposta alla lettera della Commissione, che ha dato il via libera alla possibilità che contro l’Italia venga aperta una procedura di infrazione per deficit eccessivo. Più precisamente, tale procedura riguarda il mancato conseguimento dell’obiettivo di riduzione del rapporto tra debito pubblico e PIL. La Commissione ha dato il via libera e ha chiesto all’Italia di giustificare i propri scostamenti sugli obiettivi dei conti pubblici; la decisione finale sarà invece presa dal prossimo Consiglio europeo in programma per inizio luglio. La trattativa con l’Unione europea si annuncia difficile, anche perché le elezioni europee hanno riacutizzato sia le divisioni e le tensioni all’interno della maggioranza di governo sia quelle tra il nostro paese e l’Unione europea stessa.

Sul primo fronte, non è ancora chiaro se l’inversione dei consensi elettorali tra Lega e Movimento Cinque Stelle avrà conseguenze solo sulle priorità dell’azione di governo o se addirittura si ripercuoterà sulla tenuta della maggioranza parlamentare. Sul secondo fronte, il forte risultato della Lega ha permesso al vicepremier Salvini di alzare la voce nei confronti delle istituzioni europee. Per quanto questa prova muscolare possa raccogliere consensi all’interno del corpo elettorale, si tratta in realtà di una strategia decisamente pericolosa. Ci sono due possibili scenari. Se nel governo prevarrà la linea oltranzista della Lega, vale a dire quella del muro contro muro, l’Italia non avrà scampo nella trattativa con l’Unione europea.

L’esito delle elezioni consegna una Lega più forte in Italia, ma, di fatto, isola il nostro Paese rispetto agli altri: ci allontana ovviamente dai paesi più europeisti, ma anche da quelli cosiddetti “sovranisti”, che Salvini tende a considerare suoi alleati naturali, ma che meno di tutti vogliono sobbarcarsi l’onere di conti pubblici altrui. Al contrario, se nel governo prevarrà una posizione più equilibrata, come per esempio quella del ministro dell’Economia, si manterrà viva la speranza che alla fine, come in passato, verrà trovata una soluzione politica.

Tuttavia, non si deve credere che un eventuale peggioramento dei conti pubblici italiani crei problemi solo con i partner europei. Anzi: con loro, come in tutti i rapporti politici, contano di più le diplomazie che i risultati economici.
Ben più a rischio è invece l’effetto che la linea delineata da Salvini, cioè quella di creare più deficit per finanziare minori entrate (IVA e flat tax), avrebbe sugli investitori privati, vale a dire banche, fondi d’investimento e cittadini comuni. Chi comprerebbe titoli di debito di un paese sempre più a rischio di non soddisfare i propri impegni? È così che si spiega la nuova impennata dello spread in seguito alle elezioni europee. Lo spread misura infatti una distanza: quella tra il rendimento dei titoli di debito di un paese considerato sicuro (la Germania) e quello degli altri paesi. Maggiore è il rischio che un Paese non sarà in grado di restituire i soldi che ha avuto in prestito, maggiore sarà il rendimento richiesto dagli investitori per comprare i suoi titoli di debito. E qui non c’è trattativa politica che tenga: o il mercato ci crede che il paese sarà in grado di mantenere i propri impegni oppure comincerà a chiedere un prezzo sempre più elevato.

Questa dinamica porta da un lato all’aumento della spesa pubblica per interessi, dall’altro alla possibile svalutazione dei titoli di debito stessi. Una prospettiva drammatica sia per funzionamento della macchina statale sia per il valore della ricchezza degli italiani, costituita in gran parte proprio da titoli di debito pubblico. Invece di ragionare su come rendere meno doloroso l’aumento dell’IVA dal 2020 e su come tutelare gli stipendi dei dipendenti pubblici, le pensioni e la ricchezza di tutti i cittadini, il governo si incarta su proposte surreali, come quella della flat tax. Dal punto di vista istituzionale, avviare senza risorse (vale da dire finanziandola creando deficit di bilancio) una misura del genere, che vale almeno qualche decina di miliardi di euro, porterebbe sicuramente l’UE ad aprire la procedura di infrazione. Dal punto di vista economico, la riforma avrebbe ovvie ricadute negative sul bilancio pubblico, che diventerebbe sempre più instabile, con le conseguenze che sono state appena descritte.

Infine, dal punto di vista redistributivo, la riforma favorirebbe i redditi più elevati, tanto è vero che per le fasce più povere della popolazione si ipotizzerebbe una clausola di equivalenza, vale a dire la possibilità di pagare la vecchia imposta sui redditi se la flat tax portasse a un aumento del debito d’imposta.

Come affrontare in maniera più opportuna questa estate che si preannuncia torrida sul fronte politico? Investendo sul futuro, destinando maggiori risorse alle infrastrutture, all’ammodernamento della pubblica amministrazione e agli incentivi per le imprese: elementi che non hanno un immediato ritorno in termini di consenso, ma sono essenziali per la crescita economica, perché generano lavoro, reddito e consumi, e creano le condizioni per aumentare le entrate senza bisogno di ritoccare le aliquote.

Il Professor Paolo Balduzzi è Ricercatore e Docente di Scienza delle finanze, Università Cattolica del Sacro Cuore; editorialista de “Il Messaggero” e membro del CdR de lavoce.info, è intervenuto più volte dalle colonne del nostro settimanale su temi importanti della politica e dell’economia italiana

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