La Bella addormentata di Canova si risveglia milionaria

di Laura Torretta

Foto: Antonio Canova, Maddalena giacente in estasi, 1822 (Courtesy of Christie’s)

Per un secolo ha interpretato la parte della Bella addormentata, ora si prepara a diventare una star del palcoscenico internazionale dell’arte: curiosa storia quella della Maddalena giacente in estasi, una scultura di Antonio Canova del tutto casualmente “riconosciuta”.

Vent’anni fa era stata acquistata da due agiati coniugi inglesi per 5.179 sterline, più o meno seimila euro, a un’asta di arredi da esterno. E proprio questa doveva essere la sua destinazione: abbellire con le sue armoniose forme e la delicatezza del marmo un angolo verde della loro villa. Solo che quella statua, ritenuta opera di un anonimo artigiano è in effetti un capolavoro che il maestro del neoclassicismo realizzò negli anni Venti dell’Ottocento e di cui si erano perse le tracce da tempo.

Il modello in gesso della statua, datato settembre 1819, è conservato nella Gypsotheca del Museo Antonio Canova di Possagno, presso Treviso, e resta anche un bozzetto in terra cruda. 

Courtesy of Christie’s

Di Maddalene Canova ne ha realizzate diverse durante la sua vita, scolpite nel marmo, dipinte sulla tela, modellate in argilla o in gessi bianchissimi: tra le più note vi è certamente la “Maddalena penitente” che fu esposta al Salon del 1808 a Parigi dove suscitò impressioni contrastanti.

Del resto, intorno alla figura evangelica di Maria di Magdala, la Maddalena, con la sua identità a tratti sfuggente, gli artisti hanno creato nei secoli innumerevoli iconografie. A partire dal tempo di Giotto e continuando con Masaccio e il primo Rinascimento fiorentino, Maddalena, bella e addolorata è ai piedi della croce: i lunghi capelli biondi e le vesti di color rosso vivo sono gli elementi che contraddistinguono la peccatrice redenta. Ma è anche la donna smunta che passa i suoi ultimi anni, in penitenza e solitudine, nell’ immenso silenzio del deserto d’Egitto. E a questa Maria Maddalena, pittori e scultori attribuiscono lineamenti scavati, atteggiamento religioso e lunghi capelli disordinati e scuri, che, invece della veste, le coprono completamente il corpo.

Di lei esistono svariate altre interpretazioni: è la donna elegante e riservata che, nella tela del Bachiacca,  reca il vaso di balsamo, così come nel dipinto di Alessandro Allori interpreta ,con Marta, il ruolo di padrona di casa che accoglie Gesù alla sua mensa; ancora, è la pia donna solitaria sotto il Crocifisso del  Signorelli. E nelle opere di numerosi altri maestri, dal Beato Angelico al Pontormo al Barocci è la premurosa discepola che vede per prima il Risorto e ne è teneramente allontanata col motto “Noli me tangere”.  Nel Cinquecento si moltiplicano le Maddalene penitenti non più scarne, ma floride e ornate da folte chiome che, pur raffigurate in atteggiamento di leggere o di meditare, trasmettono una sensualità prorompente, che si idealizzerà in estasi dapprima  nell’età barocca e in seguito nei secoli successivi.

E’ il caso, questo, anche della Maddalena appena “ritrovata”, uno degli ultimi lavori del grande scultore neoclassico, realizzata, dietro commissione di Robert Banks Jenkinson, Lord Liverpool, primo ministro inglese dal 1812 al 1827, proprio al termine della sua attività artistica: Canova sarebbe scomparso infatti nel 1822.

In una lettera al deputato francese al Consiglio dei Cinquecento Quatremère de Quincy, con cui ebbe un nutrito carteggio, Canova scrive: “Esposi un altro modello di una seconda Maddalena, distesa in terra e svenuta quasi per eccesso di dolore di sua penitenza: soggetto che piace moltissimo, e che mi ha fruttato molto compatimento ed elogi assai lusinghieri”.

Nel suo corpo in abbandono, affascinante e quasi vero, nel volto estatico incorniciato dall’aggraziata capigliatura, si percepisce l’influsso della Beata Ludovica Albertoni di Gian Lorenzo Bernini, che il Canova aveva ammirato a Roma, nella chiesa di San Francesco a Ripa.

Ecclesiale e al tempo stesso sensuale, la statua fu venduta al conte di Liverpool per la ragguardevole somma di 1.200 ghinee (una cifra che oggi corrisponderebbe a 13mila euro). Dopo la scomparsa del politico inglese, il fratello la mise all’asta nel 1852 e venne acquistata da William Ward, Lord Dudley. Successivamente, la sua proprietà e la sua collezione passarono al figlio che in un momento di tragedia personale nel 1920 vendette la sua grande casa, Whitley Court, e l’intero contenuto a Sir Herbert Smith, un produttore di tappeti. È a questo punto che l’attribuzione al Canova sembra essere andata perduta. A seguito di un disastroso incendio, la scultura passò di nuovo di mano nel 1938, e non più attribuita e descritta semplicemente come una “figura classica”, venne acquisita da Violet van der Elst, un’eccentrica imprenditrice e attivista, famosa ai suoi tempi, che dopo aver costruito e perso una fortuna, contribuì all’abolizione della pena di morte in Inghilterra.  E sempre senza l’autografia di Canova, nel 1959 finì a un mercante d’arte finchè nel 2002, inserita in un catalogo di arredamento da giardino, è stata comprata dagli attuali proprietari che, inconsapevoli dell’autore ma colpiti dalla particolare bellezza dell’opera, si sono convinti a contattare un esperto d’arte. Di qui la grande sorpresa di possedere un autentico tesoro. Proprio in merito all’attribuzione, da Christie’s non hanno dubbi di sorta.

“La riscoperta del capolavoro perduto di Canova – precisa Donald Johnston, direttore del dipartimento di scultura della casa d’aste – è immensamente eccitante ed è un punto culminante della mia carriera di oltre 30 anni nel settore. Questa scultura rappresenta una commissione ampiamente documentata da una grande figura della storia britannica, il primo ministro Lord Liverpool. Il suo acquisto della Maddalena è una testimonianza dell’amore che i collezionisti britannici avevano sempre dimostrato per il lavoro del grande scultore neoclassico Antonio Canova. È significativo che sia strettamente imparentata con il famoso Endimione a Chatsworth, un altro celebre deposito di opere dello scultore italiano, entrambi completati nell’estate del 1822.”

A sua volta, Mario Guderzo, autorevole studioso di Canova, già direttore della Gypsotheca e Museo ‘Antonio Canova’ di Possagno nonché del Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa, commenta: “È un miracolo  che questo  capolavoro di Antonio Canova, a lungo perduto, la Maddalena giacente sia stato ritrovato 200 anni dopo il suo completamento. Quest’opera è stata cercata dagli studiosi per decenni, quindi la scoperta è di fondamentale importanza per la storia del collezionismo e la storia dell’arte. Testimonia l’intenso processo creativo dell’opera dello scultore italiano che fu un testimone fondamentale del suo tempo: fedele a Papa Pio VII, ricercato da Napoleone, amato dal sovrano inglese Giorgio IV, stimato dal mondo del collezionismo europeo e di importanza critica per la restituzione delle opere d’arte sequestrate sotto Napoleone. La riscoperta porta a conclusione una storia molto particolare degna di un romanzo, di un marmo di significativo valore storico e di grande bellezza estetica prodotto da Canova negli ultimi anni della sua attività artistica”.

Insomma, una spettacolare trouvaille che non mancherà di vivacizzare la Classic Week, tradizionale settimana di incanti programmati a Londra da Christie’s in luglio. 

Ma, nel frattempo, la Maddalena sarà in tournée prima a New York, dove verrà esposta dall’8 al 13 aprile e poi a Hong Kong, dal 27 maggio al 1° giugno, per ritornare infine all’ombra della corte di San Giacomo e attendere che si faccia avanti un compratore. La stima è di tutto rispetto: tra 5 e 8 milioni di sterline. Non c’è che dire, se aggiudicata, coronerebbe in maniera esemplare il nutritissimo programma di mostre e manifestazioni allestite in questo periodo per celebrare il 200° anniversario della morte del grande scultore.

 IL BORSINO di Antonio Canova

*Busto di Giacomo Murat’: 3.9 milioni di sterline (Sotheby’s, Londra novembre 2017

*Busto della Pace”: 5,3 milioni di sterline (Sotheby’s, Londra luglio 2018)

*Busto di Lucrezia d’Este: 2,5 milioni di euro (Hotel des Ventes, Montecarlo aprile 2019)

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