La cultura è antidoto contro ogni virus

di Stefania De Toma

Presidente, grazie intanto per la sua disponibilità. A freddo le chiedo, subito: com’è Matera in queste settimane?

Ho avuto modo già nei primi giorni del lock down di rendermi conto della surreale situazione che si vive; in realtà Matera ha caratteristiche molto particolari, tra cui la capacità di vibrare del silenzio. Ebbene, dopo l’apoteosi di una presenza continua di turisti nella nostra città, la quiete delle prime settimane dopo le feste natalizie – prolungate da quella che sembrava una cautela temporanea per questo virus – sembrava essere il preludio a qualcosa di positivo, come se la città avesse bisogno di addormentarsi per un po’. È stato un soffio rendersi conto di quanto stesse avvenendo e il prolungarsi di questo stato ha cominciato a destare forte preoccupazione per il tempo a venire, in una città che nel piccolo e nel grande ha investito tanta parte di se stessa nella sua dimensione di luogo di storia e bellezza capace di affascinare e attrarre turisti da ogni angolo del mondo. Mi riferisco a privati che hanno speso i risparmi di una vita per aprire strutture ricettive o locali commerciali, certi di un investimento solido, ma anche ai bilanci comunali. Le dico solo che gli indotti di previsione delle tasse di soggiorno di un milione e mezzo di euro per il 2020 (lo scorso anno erano di un milione ottocentomila euro) costituiscono da sole una enorme perdita pubblica per le casse di una piccola città quale è Matera.

In poche settimane nei brevi tratti di strada che percorro, per i giornali e la spesa, quello che balza agli occhi – oltre l’assenza di traffico e la pochissima gente in giro- è la pulizia delle strade, quella che da voi in Svizzera è normale, da noi un po’ meno, diciamola tutta. Ma la sensazione è che sia una pulizia malata, non nata da una nuova consapevolezza della cura della cosa pubblica da parte di cittadini e turisti. È una pulizia triste, spettrale, nella quale non circolano il respiro della vita e la nostra umanità.

Salvatore Adduce, Presidente di FONDAZIONE MATERA 2019 e Presidente di ANCI BASILICATA

La Fondazione Matera 2019 negli ultimi anni ha fatto parte del tessuto della città di Matera in modo indissolubile. Sono in programma attività legate a questa situazione di emergenza?

La più recente è davvero di pochi giorni fa, con la messa a disposizione da parte della Open Design School – il laboratorio di design e sperimentazione, progetto pilastro del programma e della legacy di Matera 2019 – di strumenti e professionisti per la creazione di cinquecento scudi facciali da destinare agli operatori che lavorano in strutture sanitarie della Basilicata. Per la terapia intensiva dell’Ospedale di Matera”, la Fondazione ha prodotto inoltre, in collaborazione con makers locali, teche in plexiglass che permettono di ridurre il rischio di contaminazione del personale sanitario durante le manovre a cui viene sottoposto il paziente Covid-19. Ancora, fornirà il suo sostegno al laboratorio di sartoria della Cooperativa Il Sicomoro che ha avviato una piccola produzione di mascherine realizzate con tessuti africani. Siamo molto orgogliosi di poter mettere le migliori competenze sviluppate attraverso l’esperienza di Matera 2019 a disposizione del territorio in questa grande emergenza sanitaria. Cultura è infatti anche prendersi cura, in maniera concreta, delle persone, unendo le forze e cercando sempre nuove soluzioni alle sfide della contemporaneità.

Matera ha avuto l’anno scorso una visibilità globale straordinaria. Si sta facendo qualcosa per mantenere questa notorietà diffusa nel mondo? Si pensa già a modi per un’accoglienza costruita su metodi nuovi?

Quando Matera è diventata Capitale Europea della Cultura l’ambizione era di intercettare quella parte di turismo che si muove per la cultura; è avvenuto ben di più sia per il breve che in previsione del lungo termine, visto che la comunicazione virale diretta e indiretta ha raggiunto qualcosa come tre miliardi e mezzo di contatti con l’effetto moltiplicatore di numeri che erano impensabili. Matera, da un luogo sperduto nel Mediterraneo è diventato in pochissimo tempo un luogo da visitare e conoscere come le grandi città d’arte in Italia. Quanto alla presenza sul web e nei media avviene tuttora in molti modi: la Rai di recente ha trasmesso la messa in scena della scorsa estate della Cavalleria Rusticana realizzata in collaborazione con il Teatro san Carlo di Napoli nel cuore dei Sassi. Quanto alle nuove modalità da intraprendere, paradossalmente una nota dolente di Matera è diventata un punto di forza. L’indisponibilità di teatri funzionanti al chiuso- nei quali per un pezzo non si potrà rientrare purtroppo- ha costretto la città a attrezzarsi per spettacoli straordinari e suggestivi in spazi aperti come la cava del Sole, Cava Paradiso o gli stessi Sassi, maturando  una competenza e una esperienza in questo senso di grandissimo livello.

Da Presidente della Fondazione Matera 2019 è in contatto con i responsabili delle attuali Capitali Europee della Cultura, Ossia Fiume e Galway? E con la capitale italiana in carica, Parma? Sono state prese decisioni vista la situazione?

Con Parma in particolare si era stabilita una serie di attività da realizzare insieme e il ministro Franceschini sembra proiettato a mantenere per essa il ruolo di Capitale Italiana per il 2021; per le due capitali europee sono decisioni più complesse in quanto le capitali sono già stabilite per i prossimi quattro anni; è attualmente al vaglio della commissione europea lo slittamento di un anno per tutte le nomine. Sono testimone di quanto si lavori da anni prima per quello che deve avvenire nell’anno in cui la città riveste il ruolo di Capitale Europea della Cultura; non è una situazione facile.

Lei è presidente per la Basilicata dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani: come vi state muovendo in seno alla regione e tra le varie regioni? Esiste tra voi un coordinamento nell’interlocuzione col governo?

Certo, è un’azione indispensabile su molteplici fronti: intanto assicuriamo il coordinamento di tutti i comuni lucani per fare in modo che le azioni messe in essere siano omogenee sul territorio regionale e partecipiamo costantemente alla unità di crisi regionale con funzione di coordinamento dell’azione di contrasto al contagio. In quanto osservatori territoriali rivestiamo il fondamentale ruolo di proposta e controllo delle iniziative.  Ovviamente siamo in costante contatto con gli altri presidenti ANCI regionali e direttamente con il presidente De Caro. Proprio di qualche giorno fa è una videoconferenza dei presidenti regionali coordinati da Decaro per concordare la posizione ANCI confronti del governo, in particolare per prevedere un fondo che vada a coprire il mancato prevedibile gettito fiscale dei comuni a causa del “lockdown”. Parliamo di tassa rifiuti, pubblicità, occupazione di suolo pubblico, parcheggi, tasse di soggiorno, multe per violazione al codice della strada… si tratta di cifre che si aggirano sui cinque miliardi di euro.  Inoltre abbiamo coordinato l’attività dell’erogazione delle sovvenzioni per le famiglie indigenti. Ricorderà che il governo ha trasferito quattrocento milioni ai comuni per buoni spesa. È un’attività molto complessa perché si tratta di individuare la platea dei destinatari in ordine di priorità.

Vista la situazione di limitata mobilità della popolazione, può considerarsi questo un momento opportuno per intraprendere opere pubbliche volte a migliorare l’efficienza dei centri urbani, laddove i bilanci ne cosentino l’avvio? Mi riferisco alla manutenzione di strade, piste ciclabili, strutture sportive, ristrutturazione di edifici pubblici, primi fra tutti quelli scolastici…

Che può considerarsi più che opportuno, non solo perché queste operazioni saranno indispensabili per provare a porre rimedio a carenze che le singole strutture amministrative portano in sé da sempre, ma anche perché questa può essere la vera arma per rilanciare l’economia dei comuni e quindi dell’intero territorio in un momento di depressione economica. Per avviare lavori pubblici occorre occupare operai, tecnici, personale specializzato, sono lavori che creano inevitabilmente una circolazione di denaro ma anche mettono le basi per un miglioramento delle infrastrutture per le attività future; proprio l’efficienza delle strade è un esempio assai efficace.

Questa situazione ha fatto emergere a suo avviso carenze o necessità magari non considerate come indispensabili?

Guardi, come in tutte le tragedie di carattere economico le persone non vengono colpite tutte allo stesso modo: le due immagini emblematiche degli USA con i barboni parcheggiati negli spazi delle automobili e le fosse comuni ci fa capire quanto le fasce che soffrono di più sono quelle meno attrezzate per l’approvvigionamento alimentare ma anche culturale ; senza andare lontano una  questione di cui occorre tener conto è l’aver visto emergere- ad esempio-  come  quattro nuclei familiari su dieci in Basilicata non abbiano  il computer. Ma in altre regioni non siamo lontanissimi da questi dati.  In questo la Scuola sta intervenendo in maniera efficientissima confermandosi una colonna vertebrale della nostra società, fornendo di apparecchi chi non ne disponga e piattaforme gratuite per una fruizione continua dei servizi scolastici e della condivisione. Approfitto per un plauso ai docenti che forse stanno lavorando ancor più faticosamente di prima.

Come vede il futuro prossimo? 

Ovvio che programmi non siamo ancora nelle condizioni di farne; di fatto se pur confortati dai numeri in calo, siamo in piena pandemia. Ma saranno inevitabili straordinarie novità da affrontare: dovremmo cambiare le nostre spinte irrefrenabili a costruire, consumare, sfruttare. La natura che riprende i suoi spazi, l’aria e le acque più pulite, gli animali selvatici che attraversano le città  la dicono lunga, abbiamo forse esagerato e sarebbe auspicabile ricominciare con un rispetto e una considerazione diversi per l’ambiente. Dovremo rinunciare a tanti spostamenti, anche a un certo tipo di socialità; rinuncia che stento a immaginare guardando nel microcosmo di Matera che dell’accoglienza e socialità ha fatto le sue caratteristiche vincenti nell’occasione della candidatura, stregando i commissari nel loro tour tra le città candidate. Dobbiamo imparare a mutare la nostra idea di socialità. Può essere una grande occasione di accessibilità attraverso strade nuove, questa della pandemia; in realtà ho grande fiducia nella ripresa e ritengo, come sempre, che la cultura declinata a trecentosessanta gradi sia la strada da percorrere per ricostruire il nostro mondo. L’esperienza di Matera e della sua rinascita è un modello forte, oggi utile per le numerose rinascite che saranno da affrontare di qui a poco.

Un saluto agli italiani in Svizzera?

La Svizzera è per me una seconda Italia: è un esempio mirabile d’integrazione e ottimizzazione delle risorse. La conosco poco e so che è una terra bellissima; l’auspicio di venirla a visitare è un augurio per tutti noi, perché vorrà dire che il virus sarà stato sconfitto e potremo incontrarci con la consapevolezza nuova del valore degli incontri e dell’amicizia.

 

Continuare
Abbonati per leggere tutto l'articolo
Ricordami