La Responsabilità

Spesso sento dire che oggi ci vuole più responsabilità! Quindi sappiamo la giusta misura? Forse conviene interrogarsi sul significato e il senso della parola.

Il termine Responsabilità deriva dal latino respònsus, participio passato del verbo respòndere, rispondere cioè, in un significato filosofico generale, impegnarsi a rispondere, a qualcuno o a sé stessi, delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano.

L’origine del termine si ritrova nell’opera The Federalist, una raccolta di articoli scritti da Alexander Hamilton, John Jay e James Madison pubblicata nel 1788 dove è usata per la prima volta la parola “responsibility” per indicare che il governo americano è responsabile del proprio operato nei confronti del popolo che gli ha delegato i suoi poteri.

In filosofia il concetto di responsabilità implica quello di libertà e libero arbitrio, nel senso che ciascuno può essere ritenuto responsabile del suo operato se questo è avvenuto in base ad una libera scelta e non per condizionamenti necessitanti dovuti a leggi fisiche, psichiche o socioeconomiche. In quest’ultimo caso infatti, la teoria del determinismo esclude la responsabilità personale o la attenua attribuendola non del tutto al singolo ma, ad esempio, alla collettività sociale.

Aristotele, nell’Etica Nicomachea, si era già posto il problema della volontarietà o meno dell’azione dannosa quando aveva sostenuto che se la causa dell’agire è in noi ne siamo responsabili, il contrario se la causa è fuori di noi, intendendo che un soggetto è responsabile nel momento in cui:

  • la causa dell’atto è interna al soggetto, cioè se il soggetto non è costretto ad agire da qualcuno o qualcosa di esterno;
  • l’atto non è risultato dall’ignoranza, cioè se il soggetto è anche cosciente dell’azione che compie.

Secondo Hans Jonas le nostre azioni vanno valutate per le conseguenze non solo nei confronti dei contemporanei ma anche di coloro che “non sono ancora nati” e verso l’intera biosfera che dobbiamo tutelare dalle nostre compromissioni. Nella sua opera Il principio responsabilità (Das Prinzip Verantwortung), edito nel 1979, Jonas esprime il principio cardine di un’etica razionalista applicata in particolare ai temi dell’ecologia e della bioetica. Egli sostiene la necessità di applicare il principio di responsabilità ad ogni gesto dell’uomo che “deve” prendere in considerazione le conseguenze future delle sue scelte e dei suoi atti.

Uno sviluppo più specificatamente filosofico di questo tema della responsabilità si deve alla filosofia francese di Emmanuel Lévinas e di Jacques Derrida, i quali hanno notato la problematicità di questo concetto se lo si mette in relazione con il principio giuridico di “imputabilità”. Premesso che responsabilità vuol dire “rispondere” delle proprie azioni, questa risposta e la conseguente decisione non potrà attuarsi in senso assoluto. Ad   esempio un governante dovrà “rispondere” agli interessi dei suoi concittadini mettendo da parte, “non rispondendo” ai propri interessi personali.

Lo psicoterapeuta austriaco Viktor Frankl (1905-1997) nella sua opera Alla ricerca di un significato della vita, Mursia 1972, precisa la necessita di esaltare la responsabilità come componente umana altrettanto decisiva quanto la libertà, poiché la libertà è certo la base per il riconoscimento della dignità e delle capacità della persona, ma se lasciata sola, può sconfinare ben presto nell’egoismo e nella prevaricazione. Per Frankl, la responsabilità è la consapevolezza del proprio limite e dei doveri che si hanno nei confronti del bene comune. La persona responsabile vivrà in società per costruire e non per devastare.

Per concludere possiamo ricorrere alle parole di Antoine de Sant-Exupéry in Terra degli uomini (1939): “Essere uomo è precisamente essere responsabile”.

 

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