La scrittura come spazio scenico

Un uomo a tutto tondo, instancabile a produrre se stesso negli altri e ‘fare cose’ con gli altri. Dino Azzalin è professionista nel settore medico, che – dice – lo ha arricchito di conoscenze profonde e grande solidarietà umana; attivo nel mondo del volontariato, poeta e, ora, anche scrittore di romanzi. E’ infatti da poco giunto nelle librerie “Una lunga giornata”.

Ambientato tra Stresa e la Svizzera, e l’Engadina, il romanzo è carico di luoghi d’ombra, luce, chiaro scuri, illuminazioni improvvise, poesia, sogno. Gli ingredienti del giallo ci sono tutti: la scomparsa, il sospetto, l’accusa, le prove, le coincidenze, l’amore, l’angoscia, la paura, il dolore, l’intrigo, la bellezza, l’eros e infine la sorpresa, il coup de theatre finale. Ma il romanzo è molto di più di un ‘semplice noir, giallo o poliziesco. Forte è la sua carica introspettiva.

Un repentino ma sorprendente cambiamento della situazione pensata fino a un dato momento, coglie all’improvviso tutti senza fiato. E’ il famoso “colpo di scena”, qualcosa che irrompe oltre il sipario e sconvolge i lettori, che guidati dalla voce narrante entrano dentro la scena stessa, la vivono “con diverse quinte” e cambiano il volto ai protagonisti mettendoci quelli che riguardano il proprio vissuto personale. In “Una lunga giornata” dunque ‘una’ storia si mescola ad altre, il testo è teatrale, il viaggio che la lettura porta a compiere è quello dentro gli abissi che ogni persona umana cerca di dissimulare nell’arco di una vita. Il tutto a ricordarci la difficoltà ad omologare  luoghi, avvenimenti, persone in primis.

“Non amo le etichettature che trovo odiose e limitative, soprattutto perché mettono l’individuo in un recinto convenzionale” – ci spiega Azzalin – “Adoro la diversità di Rimbaud, la sorpresa di Casanova, lo stupore di Kipling, qualcosa che mi lasci sempre senza parole, la bellezza. Scrivere un libro solidale sull’Africa o di poesie d’amore, o sul dolore degli altri, sui sentimenti umani o sull’amore come quest’ultimo mio romanzo, non significa altro che essere uno scrittore versatile ai diversi generi. Un uomo che sa guardar dentro ai propri recessi più segreti e cerca di non averne paura, compie il proprio destino. Mostrandosi ma con riservatezza.”

Nel romanzo Azzalin sperimenta i luoghi della parola: “per anni ho lavorato sulla verticalità della poesia ora voglio addentrarmi anche nella orizzontalità della prosa e non credo siano funzioni contrarie al significato e alla bellezza della parola. E come amo sostenere parafrasando Herta Muller, premio Nobel per la Letteratura nel 2009 (e mia coetanea), non c’è nessuna differenza tra prosa e poesia, se non il posto che un autore assegna alle parole nel bianco della pagina. Lo scrittore è come un attore di teatro, che ha imparato a interpretare i diversi ruoli, spetta però solo al pubblico dare valore alle mie interpretazioni.”

Per l’autore, racconti, poesia, romanzo, fanno dunque parte dello stesso viaggio di ricerca nel linguaggio. “Come direbbe proprio Manganelli, lo scrivere non è solo scrivere ma eseguire gesti e movimenti in uno spazio delimitato. Tutto è biografico e la forte fantasia di uno scrittore pesca dappertutto oltreché nel quotidiano, rendendo questo spazio uno spazio scenico dove si scommette lo stupore o la noia che le parole evocano.” Con il gesto dello scrivere mettiamo le parole una dietro l’altra creando una poesia, un romanzo, una commedia, a secondo di cosa scegliamo di rappresentare. Dice Azzalin, “le parole sono i mattoni e gli scrittori i muratori della Letteratura”. E nello spazio scenico creato dallo scrittore-poeta, il lettore diventa lui stesso parte della scena così che sono due le recite nella stessa quinta: prima la scrittura e poi la lettura, dove si ricrea la recita del palcoscenico della vita.

Dino Azzalin è tornato di recente da uno dei suoi viaggi in Africa, un viaggio  o meglio un soggiorno volontario di lavoro al servizio degli ultimi “bello, veloce, intenso e faticoso”, dalla Tanzania al Kenya, tra ospedali, dispensari, alternando momenti di riflessione religiosa a tanta povertà. E moltissimi sorrisi. Che – ne siamo certi – potremo dire vivono nei libri dello scrittore : “ogni opera infatti (professionale, umana, letteraria) è frutto di uno sforzo collettivo ed influenzata da ciò che ci suggerisce chi ci sta intorno”.


Dino Azzalin, medico, poeta e scrittore, (Pontelongo- (Pd) 1953) ha pubblicato le seguenti  raccolte di poesia: I disordini del ritmo (1985), Deserti (1994), Prove di memoria (2006) e Il pensiero della semina (2018), con l’editore Crocetti -Milano; e i libri di racconti Via dei consumati (1999, editore Ulivo- Balerna, Svizzera), Diario d’Africa (6.a edizione)e Mani Padamadan. Viaggi di sola andata (2001 e 2007, Nuova Editrice Magenta) di cui è animatore e co-fondatore. Nel 2010 è uscita presso Edizioni del Laboratorio una plaquette di prose poetiche, Guardie ai fuochi, mentre nel 2016, per SE è uscito il volume di racconti Nel segreto di lei, e nel 2019 sempre per SE nella collana Ars Amandi il suo primo romanzo  Una lunga giornata. E’ stato finalista e vincitore a numerosi premi nazionali. Vive a Varese dove esercita la libera professione di medico-dentista.

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