La storia di Caterina, “mi manca il calore dell’Italia”

di Manuel Epifani

Continuando il nostro viaggio tra le storie dei nuovi italiani emigrati all’estero, ritorniamo a Zurigo, meta ‘storica’ della migrazione italiana.
La città più grande della svizzera ha chiamato a sè, per decenni, centinaia e centinaia di italiani che, una volta lasciata la propria terra, hanno deciso di stabilirsi nella città più cosmopolita e più all’avanguardia dell’intera confederazione.

Tanti lavoratori partivano alla volta di Zurigo, soprattutto dalle regioni del Sud Italia, in cerca di lavoro e di fortuna. Oggi tante di quelle persone sono ancora in Svizzera, dove hanno deciso di stabilirsi, “mettere su famiglia” e godersi la meritata pensione.

E Zurigo, ancora adesso, continua ad affascinare e ad attrarre nuovi italiani. È il caso di Caterina, una ragazza di 25 anni, originaria di Laureana di Borrello, un piccolo paese in provincia di Reggio Calabria. Lei a Zurigo ha trovato lavoro e stabilità.

“Mi piace tanto vivere qui. Però devo essere onesta. Da quando sono in Svizzera e ho cominciato a studiare il tedesco, ho adottato un nuovo motto: ‘il tedesco lo capisco ma non lo parlo’. È più forte di me. Zurigo sarà bellissima ma non vado molto d’accordo con questa lingua”.

Caterina, ricordi qual è stata la prima cosa che ti ha colpito appena arrivata a Zurigo?


Fa un po’ ridere, ma ciò che mi ha colpito di più è stato vedere le auto fermarsi per far attraversare i pedoni sulle strisce pedonali. Capisco che potrà sembrare strano, ma è così. Venendo da un piccolo paese in provincia di Reggio Calabria, non ero molto abituata a questo. Ricordo che un giorno, quando ero ancora in Italia, dovetti aspettare quasi cinque minuti davanti alle strisce prima che qualcuno si fermasse e mi facesse passare. È davvero un altro mondo.


Sei riuscita ad integrarti facilmente con questa nuova realtà?


Direi di sì. Nonostante mi senta molto timida, gli altri mi dipingono come una ragazza solare e piena di vita, quindi non ho incontrato molte difficoltà. Certo, c’è da dire che la maggior parte delle mie conoscenze sono italiane. Anche perché, nonostante abbia fatto qualche corso di tedesco durante il primo anno in Svizzera, non sono mai riuscita a prendere grande dimestichezza con questa lingua. Diciamo che riesco a cavarmela nelle situazioni di tutti i giorni. Riesco a comunicare quando devo andare a fare la spesa, in farmacia, oppure sui mezzi pubblici. Ma intrattenere un discorso no. Preferisco evitare.


E con il lavoro? È stato difficile trovare un impiego?


Io sono arrivata qui avendo già trovato lavoro come ragazza au-pair. Con questa formula lavorativa non ho avuto l’urgenza di dover cercare un alloggio e ne ho approfittato per ambientarmi per bene con la realtà svizzera.
 Una volta finito il mio anno con la famiglia ospitante, ho trovato subito lavoro come nanny. Sono stata molto fortunata. Ho incontrato una famiglia bellissima, con cui vado molto d’accordo. Loro sono svizzeri ma hanno origini italiane e ormai ci conosciamo da quasi 4 anni. I bambini sono splendidi e, tra le altre cose, insegno loro l’italiano. Quindi anche sul lavoro sono libera dal tedesco! Non potevo chiedere di meglio.

Che differenze hai notato tra l’Italia e la Svizzera?


Tantissime! Sono due realtà imparagonabili. La Svizzera, sotto tanti punti di vista, è un’eccellenza mondiale. Penso all’organizzazione, alla puntualità, alla pulizia dei luoghi pubblici. Cose che in Italia vengono un po’ trascurate. Ma la mia patria ha altri punti di forza. Ad esempio mi viene in mente il nostro Sistema Sanitario Nazionale. In Italia abbiamo i migliori medici del mondo e, soprattutto, gli ospedali sono pubblici e gratuiti. Bisogna esserne fieri di questo. Poi, un’altra grande differenza riguarda i rapporti umani. Qui sono un po’ più freddi rispetto a noi, che invece siamo molto calorosi. A questo non mi ci abituerò mai.

Oggi chi è Caterina?

Sicuramente sono cresciuta e mi sento molto più matura. Anche il mio lavoro mi ha portato a essere più responsabile. Accudire dei bambini non è semplice e bisogna sempre fare molta attenzione.
 E poi, fare esperienza all’estero ti cambia la vita. È una cosa che consiglio sempre, anche se non è per tutti. Devi essere molto forte mentalmente. Perché quando sei lontano dalla tua realtà, lontano dai tuoi genitori e dalle tue certezze, tutto diventa più complicato. La vita ti mette a dura prova quando meno te lo aspetti e devi essere in grado di cavartela da solo.
Ma ne vale la pena! Oggi mi sento grande, mi sento una donna. Quando vedevo mia madre tornare a casa con le buste della spesa, con le chiavi di casa in mano, ero piccola e quelle scene mi sembravano molto lontane. Facevano parte del mondo dei grandi. Oggi invece mi capita di rientrare a casa, guardarmi allo specchio e rivedere la stessa scena, però al posto di mia madre ci sono io con le buste e le chiavi in mano. Allora ogni volta mi faccio un sorriso e penso ‘brava Caterina, sei diventata adulta’”.

 

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