La Svizzera e la “fase 2”

di Eliana Lo Vaglio, Volontaria Servizio Civile Patronato ACLI Aarau

Nonostante l’emergenza Coronavirus sia tutt’altro che superata, i numeri dell’epidemia continuano a calare anche in Svizzera, dimostrando che le misure adottate si sono rivelate efficaci e dando la possibilità alla popolazione di immaginare quella che in Italia viene definita “Fase 2”. Le evidenze scientifiche ci suggeriscono di ipotizzare una nuova vita quotidiana diversa rispetto a quella del passato, che dovrà adattarsi al Covid-19 in tutti i suoi aspetti.

Alla luce di tali considerazioni, il Consiglio federale, nella conferenza stampa di giovedì scorso, ha illustrato il proprio piano per la ripartenza dell’economia svizzera. L’allentamento delle misure restrittive attualmente in vigore prevede tre fasi distinte:

  1. Prima fase (dal 27 aprile): riapertura degli studi medici ambulatoriali, delle attività concernenti la cura della persona, il giardinaggio e il fai-da-te, la concessione agli ospedali di effettuare interventi anche non urgenti e, infine, si evince un’apertura generalizzata per industrie e cantieri.
  2.  Seconda fase (dall’11 maggio): riapertura delle scuole dell’obbligo e dei negozi.
  3. Terza fase (dall’8 giugno): saranno riaperte tutte le scuole di ogni ordine e grado, i musei, le biblioteche e i giardini zoologici.

Il passaggio da una fase all’altra presupporrà necessariamente un’analisi sull’evoluzione della situazione epidemiologica.

Altro presupposto fondamentale riguarda l’elaborazione e l’attuazione di piani di protezione per imprenditori e lavoratori, che potranno prevedere anche l’utilizzo di mascherine a seconda del settore di attività.

Sul piano operativo, l’intero mondo del lavoro, in questo periodo, subirà un cambiamento radicale a partire dai seguenti aspetti sui quali tutte le imprese dovrebbero porre la propria attenzione:

  •  ridefinizione degli spazi negli spogliatoi e nelle aree comuni che preveda anche una rimodulazione delle presenze;
  • riorganizzazione delle mense aziendali: risulterà necessario pianificare orari diversi e garantire una distanza adeguata tra i lavoratori;
  • mantenimento della distanza di sicurezza durante l’intero arco della giornata lavorativa e la disinfezione della postazione al termine di ogni turno;
  • impegno da parte delle direzioni aziendali di garantire una comunicazione attiva e sistematica riguardo alle misure di prevenzione da adottare;
  •  revisione del concetto di riunione: qualora sia possibile, sarà necessario privilegiare le videoconferenze o, in alternativa, organizzare riunioni in spazi ampi ed adeguati;
  • serio impegno per favorire il telelavoro e per garantire spazi e distanza appropriati all’interno degli uffici;
  • messa a disposizione di soluzione idro-alcooliche per garantire a tutti i lavoratori la disinfezione delle mani con regolarità;
  • disinfezione frequente ed accurata di tutti gli spazi di lavoro a livello di tutti i settori.

In termini pratici, in questa fase, potrà anche tornare utile alle imprese la cosiddetta “lista di controllo” ovvero il documento che la Segreteria di Stato dell’Economia aveva precedentemente predisposto nella fase di piena crisi da Coronavirus. Esso contiene una serie di linee-guida organizzate in forma di check-list atte a garantire la prevenzione e la sicurezza in azienda ed è scaricabile direttamente dal sito della SECO.

Un’attenzione particolare dovrà essere comunque dedicata ai lavoratori a rischio: nonostante le misure di allentamento e le riaperture, a tali lavoratori dovrà essere garantita la possibilità di adempiere da casa gli obblighi lavorativi oppure dovrà essere assegnato loro un compito alternativo. Nei casi più estremi, i lavoratori appartenenti a tale categoria, potranno anche rifiutarsi di eseguire un lavoro qualora questo rappresenti un rischio eccessivo per la propria salute.

Un ulteriore aspetto che rimarrà invariato riguarda le misure di igiene e di distanziamento sociale; resta, infatti, in vigore la disposizione che prevede assembramenti al massimo di cinque persone.

Con la presentazione delle misure di allentamento, la Confederazione ha dato un grande segnale di apertura anche se sono molti gli interrogativi ancora da risolvere, a cui si accompagna anche qualche polemica. Per quanto la ripresa delle attività economiche risulti graduale (come aveva anticipato il Ministro della Sanità Alain Berset), per certi aspetti, la direzione presa dal governo elvetico sembra quasi avventata. Ciò dimostra come, anche in Svizzera, la lotta al Coronavirus e la ripresa più rapida possibile dell’economia sembrino in constante conflitto e risulta difficile trovare un equilibrio.

Arrivano, però, tutte le rassicurazioni del caso da parte di Alain Berset, il quale ribadisce che tutte le decisioni prese dal Governo si basano sui pareri degli esperti scientifici che stanno lavorando per la Confederazione. Inoltre, Berset insiste sulla necessità della Svizzera di ripartire in modo unitario.

Infine, il programma di ricerca sul Covid-19 da 20 milioni di franchi annunciato sempre giovedì dal Consiglio federale in collaborazione con Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS), fornirà raccomandazioni e suggerimenti per combattere la crisi da Coronavirus in Svizzera. Ciò dimostra come la Confederazione sia costantemente al lavoro per questa causa; pertanto, non ci rimane altro che attendere nuovi suggerimenti e raccomandazioni senza dimenticare che la risoluzione di questa crisi dipenderà in gran parte da tutti noi.

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