La tecnologia non può sostituirsi alla responsabilità individuale

La pandemia, questa pandemia del virus Corona: ricercatori, virologi e epidemiologi l’avevano prevista. La Politica avrebbe dovuto prepararsi a gestirla. La ricerca informatica, l’Intelligenza Artificiale, potrà aiutarci a controllarla?

Ne abbiamo parlato con Luca Gambardella, Professore presso la Facoltà di Informatica dell’USI a Lugano e presso IDSIA, Istituto Dalle Molle di studi sull’intelligenza artificiale USI-SUPSI.

“Anzitutto una premessa: oggi osservo un rapporto a tratti semplicistico con la tecnologia, là dove l’utente ne fa un uso strumentale quasi a ‘togliersi di dosso’ una responsabilità che non può che essere, invece e fondamentalmente, individuale. Leggiamo di App di tracciabilità in grado di tenere il conto delle persone e dei luoghi da noi visitati recentemente, nell’evenienza di un contagio. App incaricate di ricordarci di mantenere la distanza sociale. App che possano informarci si ci siamo trovati accanto a una persona risultata positiva al Covid-19. Tutto ciò svilisce un aspetto importantissimo per il contenimento di questo virus: la responsabilizzazione individuale. Il mantenimento della distanza sociale, assieme al rispetto di norme igieniche, è fondamentale per combattere la diffusione del virus. L’hanno chiarito ormai più volte gli esperti del mondo medico. Abbiamo davvero bisogno che sia ‘un bip’ a ricordarcelo, continuamente? Le App sono solo in parte utili alla gestione della crisi presente, se prima il loro utilizzo non è accompagnato, addirittura preceduto, dall’attuazione di comportamenti responsabili.”

Anche perché, ricordiamolo, le App ci permettono di tracciare il passato – dove eravamo e con chi, al momento del contagio – arricchendo database e aiutandoci a ricostruire la curva dei contagi già avvenuti.

“Poiché non esiste un database di precedenti epidemie di Covid-19, l’IA da sola non può prevedere la diffusione di questa nuova pandemia.”

Ciò detto, la ricerca informatica, e in capo l’intelligenza artificiale (IA), può avere un ruolo importante nella gestione della pandemia in una prospettiva rivolta al futuro – spiega Gambardella. Le nuove tecnologie e gli algoritmi di IA servono, ad esempio, a velocizzare i tempi d’intervento, aiutano la profilazione e supportano predizioni sulla prognosi e sull’evoluzione della malattia. Anche sul fronte della ricerca di un vaccino contro il COVID-19 l’intelligenza artificiale svolge due importanti ruoli: da un lato serve a suggerire i componenti di un vaccino attraverso la comprensione delle strutture delle proteine virali, dall’altro lato aiuta i ricercatori medici a setacciare decine di migliaia di documenti di ricerca rilevanti a un ritmo senza precedenti. A gennaio, Google DeepMind ha introdotto AlphaFold, un sistema all’avanguardia che prevede la struttura 3D di una proteina in base alla sua sequenza genetica. All’inizio di marzo, il sistema è stato messo alla prova con il COVID-19: DeepMind ha rilasciato le previsioni della struttura proteica di diverse proteine poco studiate associate alla SARS-CoV-2, il virus che causa il COVID-19.

Ma non sono solo le grandi aziende informatiche a essere impegnate nel sostenere la comunità scientifica nei suoi sforzi per comprendere il virus e sviluppare trattamenti adeguati. Numerosi sono i centri e gli istituti universitari che usano l’IA per tracciare e mappare la diffusione dell’infezione in tempo reale, diagnosticare le infezioni, prevedere il rischio di mortalità e altro ancora. Il mondo accademico che segue il mercato? “No, piuttosto l’accademia che svolge seriamente il proprio ‘dovere morale’ di mettersi a disposizione per il progresso e l’acquisizione di conoscenze utili a tutti nella gestione del virus”, dice Gambardella.

Siamo comunque solo all’inizio. “I metodi di IA richiedono grandi quantità di dati etichettati per essere efficaci e questi dati non sono attualmente disponibili. E anche quando i dati saranno disponibili, il giudizio individuale rimarrà essenziale per rilevare pattern e regolarità nei dati.” Dunque, ancora una volta, torniamo al concetto di responsabilità individuale, prudenza e discernimento, centrali tanto nella ricerca dell’IA quanto nella quotidianità del singolo.

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