La tiroide

Tutto quello che c’è da sapere sulla ghiandola a forma di farfalla

Di Christian Repetti

Vampate di calore improvvise o sensazioni di freddo eccessivo, variazioni sensibili di peso, disturbi dell’umore, ma anche caduta dei capelli, problemi alla pelle, dolori muscolari, alterazioni del battito cardiaco, aumento del colesterolo, ipertensione, ansia e depressione. Sono solo alcuni dei problemi che possono presentarsi quando la tiroide non funziona come dovrebbe, il che accade piuttosto comunemente. Le disfunzioni tiroidee riguardano circa 200 milioni di persone in tutto il mondo (oltre 6 milioni in Italia) e si riscontrano 10 volte di più nelle donne rispetto agli uomini. In base ai dati diffusi da LegaCancro.ch, ogni anno, in Svizzera, circa 790 persone si ammalano di cancro della tiroide, una cifra che rappresenta quasi il 2 % di tutti i casi di cancro. Quasi tre quarti delle persone colpite appartengono, per l’appunto, al genere femminile. A differenza di altri tipi di cancro, quello della tiroide colpisce anche i giovani adulti: al momento della diagnosi, il 45 % dei pazienti ha meno di 50 anni. Ecco cosa c’è da sapere sui possibili problemi che possono insorgere e compromettere la salute di un organo di piccole dimensioni, ma di notevole importanza.

CHE COS’E’

La tiroide è una ghiandola endocrina a forma di farfalla situata alla base della parte anteriore del collo, sotto la laringe. Produce ormoni T3 (triiodotironina) e T4 (tiroxina), fondamentali nella regolazione della termogenesi e del metabolismo cellulare, con effetti sul sistema nervoso centrale e su quello cardiovascolare. Come riportato, tra le varie fonti, dal sito di Airc, Associazione Italiana Ricerca contro il Cancro, la tiroide produce gli ormoni solo se stimolata a sua volta da un altro ormone, il TSH (o ormone tireostimolante) che viene prodotto e rilasciato dall’ipofisi, una ghiandola posta nelle parti più profonde del cervello. Quando siamo neonati e nei primi anni della vita, gli ormoni tiroidei facilitano lo sviluppo corretto del sistema nervoso centrale. Nel soggetto adulto aiutano a mantenere immutate le proprietà cognitive e giocano un ruolo importante nella sfera affettiva.

CAMPANELLI D’ALLARME

Dalle cellule della tiroide si possono generare diversi tipi di problemi e forme tumorali. Le situazioni che si verificano con maggiore frequenza sono due. La tiroide può funzionare in modo eccessivo, e in questo caso si parla di ipertiroidismo, oppure in maniera difettiva, se si tratta di ipotiroidismo. I sintomi sono pressoché opposti. Tipicamente, nelle persone ipertiroidee, si rilevano perdita di peso, agitazione, nervosismo, insonnia, tremori muscolari, iper-sudorazione, aumento della glicemia e, quindi, possibili forme di intolleranze al glucosio o, addirittura, diabete. L’ipotiroidismo, invece, colpisce soprattutto soggetti di genere femminile e può manifestarsi attraverso aumento di peso, tendenza alla depressione, ipercolesterolemia, stanchezza mattutina, costante sensazione di freddo, pelle secca e ruvida, capelli secchi, unghie fragili. Un’altra patologia tiroidea piuttosto comune è il “gozzo”, che consiste in un aumento di volume della tiroide e che può essere diffuso o nodulare (come avviene nella Tiroide di Hashimoto, vedi box dedicato). Si calcola che il 90% dei noduli tiroidei siano benigni e meno del 10% siano maligni (in questo caso si parla di cancro della tiroide).

DIAGNOSI E TERAPIA

Per capire se sono in atto delle disfunzioni tiroidee occorre sottoporsi a esami del sangue per rilevare il livello degli ormoni tiroidei che, come abbiamo già visto, sono indicatori necessari per capire se ci si trova in una condizione di normale funzione tiroidea, di ipertiroidismo o di ipotiroidismo. Nello specifico, bisogna valutare il dosaggio di FT4 e di TSH. La prima è la tiroxina libera (circola nel sangue non legata a proteine) e, insieme alla triiodotironina libera (FT3), regola i processi metabolici del nostro organismo. La seconda è l’ormone tireostimolante prodotto dall’ipofisi ed è un “termometro” utile a capire come si stia evolvendo la funzione tiroidea. Se tale parametro presenta un aumento, vuol dire che la tiroide sta funzionando di meno e quindi ha bisogno di essere maggiormente stimolata, se invece è diminuito, significa che la tiroide lavora di più. Esistono poi dei test che determinano la presenza e la quantità di autoanticorpi tiroidei. Questi ultimi si sviluppano quando il sistema immunitario dell’individuo reagisce erroneamente contro alcune componenti della ghiandola tiroidea o proteine tiroidee, provocando infiammazione cronica della tiroide (tiroidite), danni al tessuto e/o disturbo della funzionalità tiroidea.
Altro strumento diagnostico è l’ecografia tiroidea, che può fornire le prime indicazioni sul carattere benigno o maligno di un nodulo alla tiroide. I noduli sospetti sono sottoposti a biopsia: sotto anestesia locale si asporta con un ago sottile un campione di tessuto dal nodulo sospetto e lo si esamina al microscopio. Come segnala, tra gli altri, anche LegaCancro.ch, la terapia di un cancro della tiroide è pianificata su base individuale. Parametri decisivi per la scelta del trattamento sono il tipo di tumore e lo stadio della malattia. Le opzioni attualmente contemplate sono: intervento chirurgico per asportare completamente la tiroide; radioiodioterapia (ovvero somministrazione di iodio radioattivo che si accumula nelle cellule tumorali e le distrugge); radioterapia; chemioterapia (rara).

I SOGGETTI A RISCHIO

Il portale italiano dedicato alla Settimana Mondiale della Tiroide, che si svolge ogni anno a fine maggio, indica che è necessario identificare e sorvegliare alcune fasce della popolazione a rischio per alterazioni della funzione tiroidea e sue conseguenze. In particolare, gli esperti consigliano uno studio della funzione tiroidea:

– in donne in età fertile che programmano una gravidanza e che abbiano una delle seguenti condizioni: parenti di primo grado con ipertiroidismo o ipotiroidismo, storia di tireopatia pregressa, presenza di anticorpi antitiroide o di altre patologie autoimmuni, diabete tipo 1, assunzione di farmaci ad azione antitiroidea, residenza in aree a carenza iodica;

– in soggetti anziani nei quali le disfunzioni tiroidee anche lievi possono avere effetti dannosi sul sistema cardiovascolare.

L’ipotiroidismo va ricercato in quelli che hanno disturbi metabolici e cardiovascolari. L’ipertiroidismo, che può avere sintomi sfumati, va indagato in caso di calo ponderale, insorgenza di fibrillazione atriale e riduzione della massa muscolare.

IODOPROFILASSI

Nella categoria dei micronutrienti essenziali rientra lo iodio, presente nell’organismo umano in piccole quantità (15–20 mg) ed è concentrato quasi esclusivamente nella tiroide, ghiandola endocrina posta alla base del collo. Gli ormoni tiroxina o T4 e triiodotironina o T3 lo contengono nella loro struttura chimica. Nel caso di insufficiente assunzione di iodio, la tiroide non è in grado di produrre quantità sufficienti di ormoni tiroidei. Questo può portare, in tutte le fasi della vita, ai cosiddetti “disturbi da carenza iodica”, manifestazioni cliniche che sono più o meno importanti a seconda della gravità della carenza di iodio e del periodo della vita in cui essa si verifica. Gli effetti negativi di tale carenza rappresentano in gravidanza, allattamento e infanzia le fasi in cui gli effetti possono essere più gravi per le conseguenze dell’ipotiroidismo congenito. Per garantire l’adeguata funzionalità della tiroide e la giusta produzione di ormoni tiroidei è necessario che in qualunque fascia di età, si assuma quotidianamente la giusta quantità di iodio pari a 150 microgrammi al giorno, fatta eccezione per le donne in gravidanza e in allattamento che devono assumerne 250 microgrammi al giorno per poter assicurare un normale sviluppo del bambino.

[Fonte: Ministero della Salute italiano]

TIROIDE DI HASHIMOTO

La tiroidite di Hashimoto è una delle patologie che colpiscono la tiroide. In base a quanto spiegano gli specialisti dell’Unità Operativa di Endocrinologia e Diabetologia di Humanitas, si tratta di una variante più rara di tiroidite ed è associata, in particolare, a un aumento di volume del collo, il cosiddetto “gozzo”. I sintomi dipendono soprattutto dalla gravità dell’ipotiroidismo sviluppato dal paziente (in alcuni casi di forme molto leggere, è addirittura asintomatica). Spesso, poi, si tratta di malesseri vaghi e sfumati. In ogni caso il primo sintomo tra tutti è una stanchezza sproporzionata rispetto a semplici attività quotidiane. La tiroide di Hashimoto fa parte della famiglia delle tiroiditi croniche autoimmuni: il sistema immunitario non riconosce più la tiroide come un costituente normale dell’organismo e anzi produce anticorpi contro quell’organo per distruggerlo. Non esiste attualmente una cura definitiva: al momento la terapia prevede la somministrazione dell’ormone tiroideo sintetico in compresse, dando la giusta dose per ogni paziente. In questo modo la qualità della vita torna perfetta, rassicurano ancora gli esperti, e non ha controindicazioni.

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