La tutela degli spazi di libertà artistica

Nella sua lunga attività di didatta e studioso, Diego Fratelli ha curato edizioni monografiche di musiche polifoniche sacre e profane di autori italiani e pubblicato, con Paolo Portoghesi e altri, una ricerca su musica e architettura nei trattati settecenteschi di G.B. Vittone per il Centro Studi di Grignasco. Autore di numerose pubblicazioni, ha al suo attivo un’intensa e continuativa attività seminariale con vari enti in Italia, nazione che ha rappresentato al convegno sulla musica italiana svoltosi presso il Conservatorio di Mosca nel dicembre 2011. Da anni insegna presso importanti istituzioni musicali come la Civica Scuola di Musica Claudio Abbado di Milano e il Conservatorio di Lugano.

Diego Fratelli, possiamo affermare che il mecenatismo contribuisce al benessere di una società?
La relazione tra mecenate e artista è un contributo fondamentale in ambito artistico e quindi  fecondo anche per il tessuto sociale. Ancor più oggi in una congerie che pare dominata unicamente dal mercato e dove è facile correre il rischio di smarrire talenti.

Quale ruolo specifico può avere il mecenatismo musicale?
La tutela di spazi di libertà dell’esperienza artistica. Storicamente il mecenatismo ha dato spazio a autori, e talora a generi musicali, favorendo il nascere e il crescere anche di nuove esperienze che difficilmente sarebbero sorte prescindendo dalle correlazioni con il mecenatismo.

Come docente, quali sono gli ambiti di intervento del mecenatismo musicale che vede più urgenti nella formazione per un giovane?
Favorire le relazioni e le occasioni di incontro tra giovani e mecenati, soprattutto lasciando spazio alla dimensione umana dell’ incontro tra artista e mecenate. È importante lavorare perché anche l’istituzione scolastica possa favorire l’incontro tra giovani e mecenati. Non si tratta solo di bandire borse di studio e di ridurre tutto al mero aspetto economico, ma piuttosto di creare occasioni di incontro: concerti, conferenze, serate a tema, attorno a temi artistici definiti per favorire la crescita e la maturazione artistica attraverso una vitale emancipazione dalle tradizionali sale da concerto, che ormai sono spesso attardate attorno a sterili virtuosismi e a interpreti e compositori ‘stranoti’.

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