L’arte che unisce. Il Teatro alla Scala di Milano si presenta a Zurigo. L’intervista al Direttore artistico Dominique Meyer

“Ho lavorato in Svizzera, conosco la vicinanza con l’Italia e mi tocca molto. Quando sono arrivato a Milano, ho pensato che dobbiamo avere un rapporto più diretto, dobbiamo andare in Svizzera a parlare personalmente dei nostri programmi”

di Franco Narducci

Foto: il Direttore artistico Dominique Meyer presenta al pubblico svizzero il programma 23/24 del Teatro alla Scala di Milano

C’era grande attesa per la conferenza stampa del Teatro alla Scala di Milano, che il 14 settembre 2023 ha presentato il programma 23/24 ad un pubblico di operatori e appassionati. Una stagione musicale che debutterà il 7 dicembre 2023 con il Don Carlo di Giuseppe Verdi, ma il tabellone del celeberrimo Teatro contempla oltre 250 esibizioni tra opere, balletti, concerti e programmi per bambini e famiglie.

L’importanza di Zurigo, e dunque della Svizzera, nel circuito informativo allestito dalla Scala di Milano, che toccherà 8 grandi città europee, è sicuramente di primo piano.

Il post pandemia, ha sottolineato il Sovrintendente e Direttore artistico della Scala, Dominique Meyer, è stato superato senza grandi danni, anche in termini di frequentatori: abbiamo perso russi e cinesi, ma sono aumentati in ugual misura gli americani e anche gli svizzeri, che nell’ultima stagione hanno rappresentato il 12,5% dei frequentanti stranieri.

Il Teatro alla Scala di Milano ha venduto ben 35 milioni di biglietti d’ingresso nella stagione 22/23. Il Teatro sta vivendo un grande momento non solo per i successi artistici, bensì anche per i numerosi interventi di ammodernamento attuati; dalla ottimizzazione di internet a quella degli impianti di riscaldamento (diminuzione dei consumi, un contributo notevole all’ambiente), d’illuminazione, di aria condizionata e dell’acustica.

Abbiamo rivolto alcune domande a uno degli attori principali della conferenza stampa, Dominique Meyer.

Direttore, intanto grazie per questa presentazione straordinaria. Una prima domanda. Cosa si aspetta da questa nuova stagione per le rappresentazioni di punta in calendario, sia per le opere teatrali che per il balletto?

“Ci aspettiamo un pubblico denso, presente, e che ogni recita sia una gioia per gli spettatori. È semplice: noi siamo pienamente gli ambasciatori della bellezza, che deve toccare gli spettatori sia nella mente che nel cuore”.

Immagino che presentare la stagione di uno dei Teatri più importanti del mondo al pubblico di un paese come la Svizzera, confinante con l’Italia, sia per lei particolarmente emozionante.

“Si, emozionante ed è importante perché io ho lavorato in Svizzera e questa vicinanza la conosco e mi tocca molto. E, quando sono arrivato a Milano, ho pensato che dobbiamo avere un rapporto più diretto, dobbiamo andare in Svizzera a parlare personalmente dei nostri programmi”.

Ma esiste qualche dato storico sull’affluenza del pubblico svizzero al Teatro alla Scala di Milano?

“Esattamente, quando si fa la classifica del numero degli spettatori, il secondo gruppo dietro gli americani, che diciamo sono un po’ più numerosi, sono gli svizzeri. Hanno una cosa in comune: il franco svizzero è molto forte e il dollaro è molto forte. Ma soprattutto hanno in comune l’amore per la musica e l’amore per la Scala di Milano. E questo ci rallegra e ci rende molto felici”.

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