Lasciamo che i bambini si annoino

Abbiamo chiesto a Laura Grigis, psicologa, psicoterapeuta, di parlarci di “noia”, quel vuoto che forse tanti bambini (e non) provano, in questi giorni. Cos’è la noia? È un problema? Come possiamo non annoiarci?

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Lo psicologo inglese Adam Phillips, nel suo saggio Sul bacio, il solletico e la noia del 1993 scriveva: “Quello stato di sospesa anticipazione in cui qualcosa potrebbe succedere ma nulla accade, uno stato d’animo di diffusa irrequietezza che circonda il più assurdo e paradossale dei desideri, il desiderio di un desiderio.”

Di per sé la noia non è un problema, non è “una malattia”: è un’emozione come tutte le altre, caratterizzata da un desiderio non appagato di fare o esperire qualcosa di soddisfacente.

La noia non è apatia, cioè mancanza di voglia, di spinta a fare qualcosa. E non è depressione, uno stato di tristezza che si prolunga nel tempo, e che causa disagio in diversi ambiti della vita: la scuola, le relazioni, il gioco.

La noia ha alla base l’esigenza di fare qualcosa di stimolante, e funge da spinta motivazionale, come all’azione creativa. A livello comportamentale, la noia si concretizza come una pausa, un momento di vuoto e di immobilità; l’adulto è spaventato da tutto ciò, perché non siamo abituati a rimanere in silenzio, non fare, non pensare, vivere il momento presente senza fini. Spesso associamo erroneamente la noia alla perdita di tempo, nostro e dei nostri figli: in realtà i bambini hanno bisogno di sperimentare la noia, di poter vivere un momento di libertà, di poter decidere cosa fare e come impiegare energie, pensieri e movimenti.

Le agende stracolme dei nostri bambini, il tablet sempre pronto perché “non si sa mai, e se ci fosse da aspettare…”, l’attività sempre strutturata e organizzata: sono tutte cose che l’adulto fa pensando di essere nel giusto, ma in realtà sta impedendo al bambino di sperimentare la noia. Essa invece è un importantissimo momento di calma fisica ed emotiva, necessario prima dell’azione: non va prevenuta, superata o evitata!

Il ruolo dei genitori dovrebbe essere quello di aiutare i bambini a diventare grandi, preparando il loro posto nella società: per fare questo in modo sereno e funzionale, un bambino deve anche imparare da sé ad occupare il proprio tempo libero, scegliendo cosa fare e cosa non fare. Si parla quindi di una vera e propria “educazione alla noia”, permettendo ai bambini di vivere quest’esperienza, sperimentare il senso di vuoto, e attivarsi autonomamente con ingegno e creatività.

Sono molte le ricerche scientifiche dalle quali si evince che la creatività sia stimolata proprio dalla noia in quanto, quando il nostro cervello non è impegnato nella risoluzione di compiti o nell’immagazzinare delle informazioni, mette in atto delle scorciatoie per divertirsi da solo e lo fa semplicemente pensando. Molti ragazzi dei giorni nostri non sanno rispondere alla domanda “Che cosa vuoi fare da grande?” per il semplice motivo che i genitori, convinti di potenziare i loro talenti con i corsi di nuoto, calcio, ceramica, chitarra, inglese, spagnolo e mandarino, non concedono loro nemmeno il tempo di annoiarsi e di fantasticare sul proprio futuro.

La comodità di smartphone e tablet per prevenire la noia dei bambini è innegabile: in pochissimi secondi otteniamo la loro attenzione, il loro silenzio e la nostra tranquillità. Le conseguenze sono però molto pericolose: per prima cosa consideriamo che, abituandoli ad una gestione tramite la tecnologia, sarà molto difficile (ma non impossibile) tornare indietro, tornare ad interessarli con un libro o dei pennarelli. Inoltre immagini, colori e suoni sono di un’intensità largamente superiore alle stimolazioni abituali della vita quotidiana di un bambinoo e lo rendono eccitato e agitato, nuocendo alla sua concentrazione. Una terza, gravissima, conseguenza dell’abuso della tecnologia è che si disinveste nella relazione, con gli altri e con se stessi: il gioco (individuale o condiviso) è fondamentale per sviluppare competenze motorie, intellettive, ma anche emotive e relazionali; con il tablet non si litiga e non si fa la pace, con lo smartphone l’unica frustrazione da gestire è la batteria scarica, davanti ad un video non si condividono emozioni, considerazioni o pensieri.

Un suggerimento concreto per “educare alla noia” può essere questo: fate con i vostri bambini un elenco di attività che a loro piace fare, da utilizzare poi nei momenti in cui il bambino si dirà annoiato; in questo modo, lasciando anche la possibilità di non scegliere alcuna tra le attività messe nell’elenco, gli stiamo suggerendo una strategia concreta: la noia è un fattore trainante, è una forte motivazione all’azione e, lasciare che la sperimentino e la gestiscano, è il modo migliore per rendere i bambini autosufficienti.

 

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