Le aperture di Joseph Deiss all’Europa e la violenza della rete

La violenza verbale e l’odio che vengono quotidianamente disseminati in rete, pubblicamente o in gruppi chiusi da haters imbestialiti, interrogano da tempo la nostra società che pur esprimendo indignazione o disgusto non ha trovato ancora la formula per frenare drasticamente uno tra gli aspetti peggiori della turbolenta era del web.

Siamo assuefatti, nulla più ci sorprende? Me lo sono chiesto con insistenza in questi ultimi giorni di fronte all’aggressione subita dall’ex Consigliere Federale Joseph Deiss, con tanto di minacce di morte postate in rete da fanatici che con molta probabilità alimentano il loro bisogno di visibilità – o le loro frustrazioni – dando publicamente sfogo ai loro istinti violenti. «Traditori simili in passato venivano impiccati» oppure «Questo personaggio ha bisogno di una pallottola», sono soltanto alcune delle minacce postate all’indirizzo di Deiss, colpevole di essersi pronunciato – in un’intervista rilasciata a un quotidiano argoviese – a favore della piena adesione della Svizzera all’Unione Europea.

“L’adesione all’UE costituirebbe un vantaggio per la nostra sovranità” ha affermato il già ministro dell’economia e degli affari esteri nella succitata intervista, scatenando un turbinio di reazioni e commenti. I Giovani UDC Svizzera hanno condiviso la notizia sulla loro pagina Facebook aprendo così lo spazio a commenti violentissimi nella forma e nella sostanza, soprattutto se si pensa a quanto accaduto in Germania poche settimane fa: l’assassinio di Walter Lübcke, uno stimato politico della CDU assassinato davanti alla sua abitazione da un’estremista di destra.

Durante la XVI legislatura del Parlamento italiano – nel 2011 – ho avuto l’onore di presiedere un incontro informale delle Commissioni estere del Senato e della Camera con Joseph Deiss, allora Presidente dell’Assemblea generale dell’ONU. Nell’indirizzo di saluto che rivolsi al Presidente Deiss, ebbi modo di sottolineare – all’indomani della seconda conferenza sulla riforma del Consiglio di sicurezza – la necessità di dare un forte impulso al processo di riforma dell’ONU per affrontare con successo le nuove sfide che si profilavano all’orizzonte. Ed anche di rimarcare l’esigenza di migliorare i metodi di lavoro del Consiglio – invitato ad adottare procedure più trasparenti per facilitare la comprensione delle motivazioni delle decisioni assunte – in un contesto internazionale dove spiccavano con forza questioni sia legate alle emergenze umanitarie e ai flussi migratori, sia ai grandi temi riguardanti la governance delle risorse naturali internazionali, della tecnologia e della cooperazione economica. Le risposte del Presidente dell’Assemblea generale dell’ONU furono puntuali e illuminanti e soprattutto indicative di un percorso di riforma che lasciava ben sperare.

Anche nel colloquio personale con Deiss, il “professore” (docente di economia all’Università di Friburgo) mi colpì per la sua visione ampia delle questioni globali, del ruolo della Svizzera in tale contesto, della funzione dell’ONU e della sua fede nei principi della democrazia. D’altronde, l’adesione della Svizzera alle Nazioni Unite nel 2002, sostenuta energicamente da Deiss, aveva segnato uno dei momenti di maggiore successo politico per l’allora responsabile del Dipartimento degli Affari esteri. A coloro che lo hanno minacciato, in larga maggioranza appartenenti all’area politica dell’UDC, occorre ricordare che Joseph Deiss è prima di tutto un sostenitore del sistema costituzionale svizzero, che tuttavia s’interroga sul futuro e sugli scenari politici che non sono immutabili. Una sua affermazione, pronunciata durante la campagna per l’adesione della Svizzera all’ONU, mi pare più che indicativa al riguardo: “una volta membro dell’ONU la Svizzera resterà neutrale, perché la domanda d’adesione preciserà che resteremo neutrali anche se aderiremo.”

Le affermazioni pro adesione all’Unione Europea fatte da Joseph Deiss (per altro già espresse nel libro «Quand un cachalot vient de tribord», pubblicato poco meno di un anno fa, non proprio dell’ultima ora) non sorprendono di certo chi ne ha seguito l’impegno e il pensiero politico: Deiss è da sempre un europeista convinto! In un sistema di approccio che superi l’attualità della via bilaterale, Deiss ritiene che gli interessi della Svizzera siano meglio rappresentati e difesi a Bruxelles, al tavolo dove si adottano le decisioni che toccano consistentemente anche la Svizzera.

Ciò che sorprende, invece, è che Deiss non abbia debitamente ponderato «der aktuelle Zeitgeist»: suprematisti, populisti e nuove spinte nazional-identitarie non concedono spazio per aperture del calibro di quelle da lui caldeggiate. Si spiega anche così il fuoco amico, il malumore e le critiche pungenti che gli sono piovuti addosso dal PPD, il suo partito di appartenenza di sempre! Tutti i maggiorenti del partito – da Filippo Lombardi fino al presidente del partito Gerhard Pfister – hanno respinto decisamente ogni tipo di apertura che vada oltre la “via bilaterale”. La battaglia elettorale per le imminenti elezioni per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale e il timore del PPD di perdere ulteriormente voti, non consentono sconti nemmeno a un personaggio come Joseph Deiss.

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