Le mani di un artigiano e un braccio robotico

Fotografia. Un alfabeto visivo dell’industria, del lavoro e della tecnologia a Bologna. Una mostra curata da Urs Stahel

Foto: Addetta al magazzino (con olio che le cola dalle mani), 2013
© Brian Griffin, courtesy of the artist

A Bologna c’è un universo da ammirare, quello della quotidianità del lavoro raccontato in un arco di tempo che raccoglie gli ultimi 200 anni di storia. Oltre 500 immagini che incantano, affascinano grazie alla potenza del loro linguaggio e colpiscono nella sapienza con cui riescono a evidenziare l’evoluzione del sistema produttivo. Così, accanto alla fotografia delle mani di un artigiano vediamo un’opera che rappresenta il mondo digitale. La Fondazione MAST, unico centro di riferimento al mondo di fotografia dell’industria e del lavoro (con una collezione che conta oltre 6000 immagini e video di celebri artisti e maestri dell’obiettivo), presenta una mostra di fotografie, album e video realizzati da 200 grandi fotografi italiani e internazionali e artisti anonimi, curata da Urs Stahel, e intitolata THE MAST COLLECTION. Un alfabeto visivo dell’industria, del lavoro e della tecnologia.

Space Simulator, 2003
© Thomas Demand by SIAE 2022, courtesy of Esther Schipper, Berlin

L’esposizione, aperta al pubblico dal 10 febbraio fino al 22 maggio 2022, è strutturata in 53 capitoli sulla base dei concetti illustrati nelle opere rappresentate.
La forma espositiva è quella di un alfabeto che si snoda sulle pareti dei tre spazi espositivi (PhotoGallery, Foyer e Livello 0) partendo dalla A di Abandoned (Abbandonato) e Architecture (Architettura) arrivando fino alla W di Waste (scorie), Water (Acqua), Wealth (Salute).

“Questi 53 capitoli rappresentano altrettante isole tematiche nelle quali convivono vecchi e giovani, ricchi e poveri, sani e malati, aree industriali o villaggi operai. Costituiscono il punto di incontro delle percezioni, degli atteggiamenti e dei progetti più disparati. La fotografia documentaria incontra l’arte concettuale, gli antichi processi di sviluppo e di stampa su diverse tipologie di carta fotografica, come le stampe all’albumina, si confrontano con le ultime novità in fatto di stampe digitali e inkjet; le immagini dominate dal bianco e nero più profondo si affiancano a rappresentazioni visive dai colori vivaci. I paesaggi cupi caratteristici dell’industria pesante contrastano con gli scintillanti impianti high-tech, il duro lavoro manuale e la maestria artigianale trovano il loro contrappunto negli universi digitali, nell’elaborazione automatizzata dei dati. Alle manifestazioni di protesta contro il mercato e il crac finanziario si affiancano le testimonianze visive del fenomeno migratorio e del lavoro d’ufficio”, spiega Stahel.

La mostra documenta il progresso tecnologico e lo sforzo analogico sia del settore industriale sia della fotografia,  rappresentato oggi dai dispositivi digitali ultra leggeri, connessi, capaci di documentare, stampare e condividere il mondo in immagini digitali e stampe 3D. Dall’industria, dalla fotografia e dalla modernità si passa all’alta tecnologia, alle reti generative delle immagini e alla post-post-modernità, ovvero a una sorta di contemporaneità 4.0. Dalla semplice copia della realtà alle immagini generate dall’intelligenza artificiale.

Tra gli artisti in mostra: Paola Agosti, Richard Avedon, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Margaret Bourke White, Henri Cartier Bresson, Thomas Demand, Robert Doisneau, Walker Evans, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Mimmo Jodice, André Kertesz, Josef Koudelka, Dorotohea Lange, Erich Lessing, Herbert List, David Lynch, Don McCullin, Nino Migliori, Tina Modotti, Ugo Mulas, Vik Muniz, Walter Niedermayr, Helga Paris, Thomas Ruff, Sebastião Salgado, August Sanders, W. Eugene Smith, Edward Steichen, Thomas Struth, Carlo Valsecchi, Edward Weston.

FONDAZIONE MAST
via Speranza 42, Bologna 
www.mast.org  

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