L’ecatombe nella Pianura Padana

È in atto una discussione per stabilire un possibile rapporto fra inquinamento atmosferico e diffusione del coronavirus. L’inquinamento atmosferico è in generale la più grande minaccia per la salute umana su scala planetaria. Le polveri sottili risultano particolarmente dannose per la salute in quanto penetrano fino alla base delle vie respiratorie e i loro effetti nocivi si estendono anche al sistema cardiocircolatorio. L’esposizione prolungata ad agenti inquinanti, oltre a produrre di per sé un elevato tasso di malattie respiratore e cardiocircolatorie, sembra inoltre rendere le persone che la subiscono più vulnerabili anche a ogni tipo d’infezione che colpisce l’apparato polmonare. Gli inquinanti prevalenti sono dovuti agli allevamenti intensivi, alla concimazione chimica, alle emissioni dei gas di scarico delle auto, ai fumi industriali, a determinate fonti domestiche di riscaldamento oltre che a fenomeni naturali.

La Pianura Padana è notoriamente una delle zone più inquinate d’Europa anche perché si trova in una particolare situazione meteo-climatica e geofisica. Nei giorni scorsi è stato segnalato un presunto miglioramento delle condizioni atmosferiche in questa regione, attribuito alla forte diminuzione delle attività umane ed evidenziato anche da immagini satellitari. Tale miglioramento ha riguardato soprattutto la minore presenza nell’atmosfera di biossido di azoto, mentre, per quanto riguarda le polveri sottili, si è registrata addirittura una loro maggiore concentrazione, dovuta probabilmente allo spostamento di masse d’aria provenienti dall’Europa orientale.

Un recente studio dell’università di Harvard, pubblicato sul “New England Journal of Medicine”, ha evidenziato, sulla base di dati statistici, la maggior incidenza di mortalità da COVID-19 in pazienti provenienti da zone particolarmente inquinate in varie parti del mondo, compresa la Pianura Padana.

Spesso, inoltre, quando si parla dei decessi dovuti a coronavirus, si accenna al fatto che molti dei pazienti soffrivano di “patologie pregresse”. Non è difficile ipotizzare che la causa di esse sia in gran parte da attribuire alla cattiva qualità dell’aria respirata per molti anni.

Un altro aspetto di cui si sta occupando la comunità scientifica è che, come rilevato in esperienze precedenti, le polveri sottili presenti nell’aria fanno da vettore a una serie di fattori inquinanti, compresi i virus, consentono cioè loro di “viaggiare” nell’atmosfera per giorni e per lunghe distanze. Questo fenomeno è stato riscontrato a esempio a proposito della diffusione dell’influenza aviaria nel 2010 e di un’epidemia di morbillo in Cina nel 2016.

Su questa base la “Società italiana di medicina ambientale” ha pubblicato un rapporto in cui si evidenzia la coincidenza fra lo sforamento dei limiti considerati tollerabili dei livelli di PM10 (particolato atmosferico, una delle classificazioni delle polveri sottili) in alcune province padane e il numero di infetti da coronavirus. “Si evidenzia – scrivono i ricercatori – una relazione fra i superamenti dei limiti registrati nel periodo 10-29 febbraio e il numero di casi di infetti da COVID-19 aggiornati al 3 marzo”. Questo sfasamento temporale tiene conto dei tempi di incubazione dell’infezione. In sostanza, dunque, l’inquinamento risulta con buona probabilità un’importante concausa della particolare incidenza del virus in ampie zone della Pianura Padana.

Queste ipotesi richiedono ovviamente di essere ulteriormente approfondite. In particolare, per quanto riguarda l’ipotesi dei fattori inquinanti come vettori del virus, allo stato attuale si può parlare di una possibile correlazione fra fenomeni concomitanti più che di un rapporto causa-effetto con una chiara evidenza scientifica.

La scienza epidemiologica ha comunque l’esigenza non solo di spiegare la causa di un’epidemia ma anche di tentare di ridurne, se possibile, le conseguenze ancor prima che emerga un’indiscutibile evidenza scientifica. Se in questo caso non si è potuto, o forse voluto, intervenire in modo preventivo, si spera che la tremenda esperienza in atto serva per l’immediato futuro. Oltretutto il problema dell’inquinamento atmosferico, non solo nella Pianura Padana, richiederebbe di per sé interventi urgenti.

Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, l’Agenzia Europea per l’Ambiente calcola infatti che esso causi ogni anno, nei Paesi dell’UE, la morte prematura di oltre quattrocentomila persone, di cui circa ottantamila in Italia, che, insieme alla Germania, detiene il triste primato dei decessi. Da qualunque prospettiva si osservi il fenomeno dell’aria malata che un po’ tutti respiriamo, è auspicabile che la piena ripresa delle attività economiche sia all’insegna di una nuova normalità, rispettosa dell’ecosistema e della natura umana. Questa sarebbe oltretutto anche il miglior modo per arginare le prossime possibili emergenze sanitarie.

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