L’eliminazione del bollo auto e i problemi di copertura finanziaria

Durante un’intervista a Unomattina, giovedì 18 luglio, il vicepremier Di Maio ha dato una notizia che ha rallegrato gli animi di molti. Dopo la volontà di abolire il canone Rai, la dichiarazione ha riguardato il proposito di eliminare “quella tassa odiosa del bollo auto”. L’entusiasmo è comprensibile poichè l’eliminazione di un obolo derivante dalle tasse è sempre popolare. La domanda che razionalmente bisogna porsi è: come sarà possibile eliminarla? Dove si troveranno le coperture? E inevitabilmente, il pensiero corre alle accise sulla benzina, annunciate all’alba della vittoria dello scorso anno e mai abolite.

Di certo, non si intendono commentare le buone intenzioni ma la loro realizzabilità. In questo caso non è chiaro se il Governo intenda usare il “tesoretto dello spread” visto che ha accennato al suo calo negli ultimi giorni, tuttavia l’operazione è molto complessa e le ragioni sono molteplici. Una fra tutte il fatto che la tassa sul bollo auto è di competenza delle Regioni ed assicura loro un gettito pari a 6,5 miliardi. Eliminare o ridurre questo importo significa che lo Stato centrale, per compensare il mancato introito, deve farsi carico di trasferire detto importo alle Regioni stesse.

È evidente che in questo caso riemerge pressante il problema delle coperture. Passando all’argomento spread, di sicuro la sua riduzione è una buona notizia per i conti pubblici perchè quanto “più alto è lo spread tanto più alto sarà il costo del finanziamento per il Tesoro italiano”. Un’altra ragione è che un suo aumento può segnalare che lo Stato sta per perdere l’accesso al mercato senza contare che lo spread in aumento mette in crisi le banche e genera una restrizione del credito.

Tuttavia questo “risparmio” è strettamente connesso ai documenti di Bilancio. In pratica, bisogna aspettare settembre con la “Nota di aggiornamento al DEF” per capire su quali risparmi di spesa si può effettivamente contare. Partendo dal dato difficilmente contestabile che 190 punti di spread non siano un dato da festeggiare (si partiva da 120, si è arrivati a più di 300 per poi stanziarsi a più o meno 200) avrebbe maggiormente senso (Il Sole24ore, 18 luglio) usare detto calo a giovamento del deficit pubblico (risultante dalla “differenza tra la spesa pubblica e le entrate”). In questo caso la spesa pubblica migliorerebbe a fronte della diminuzione della spesa per interessi, con un indubbio beneficio al cospetto dei mercati, delle agenzie di rating e della nuova Commissione Europea.

Di certo pensare di stanziare una cifra non certa (derivante dal calo dello spread) su uscite certe (come la tassa regionale sul bollo auto) rivela ottimismo più che concretezza.

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