L’Italia e le nuove sfide che guardano al futuro

Oggi, 2 giugno, la Repubblica italiana ha compiuto 74 anni e nonostante il Torrino del Palazzo del Quirinale fosse illuminato con il tricolore, al pari di altri edifici simbolo delle più alte Istituzioni nazionali, le emozioni non sono state quelle della Festa tradizionale. Colpa della pandemia – è innegabile – da cui l’Italia sta uscendo con sentimenti di speranza e di cautela, e con il pensiero rivolto ai tanti morti provocati dal coronavirus. Anche la Festa della Repubblica ha subito la sorte fin qui riservata a varie celebrazioni a carattere storico, dal 75° anniversario della Liberazione alla festa dei lavoratori il 1° maggio, tutte vissute in solitudine e con la sola eco dei TG.

Il Presidente Sergio Mattarella ha celebrato la Festa della Repubblica a Codogno, città assurta a simbolo dell’epidemia in Italia, compiendo il suo primo viaggio fuori dal Quirinale dall’inizio del lockdown, a conferma del suo costante impegno per tenere unito il Paese e a reagire alle difficoltà.

Anche tra le comunità italiane all’estero non è stata celebrata la Festa della Repubblica presso Ambasciate e Consolati, un appuntamento che oltre a ricongiungere i cittadini italiani con la propria Patria, e spesso con le proprie origini, era occasione di incontro e riscoperta di quel senso di identità culturale “tipicamente” italiano.

Ad accrescere il senso di smarrimento ha contribuito la protesta di piazza contro il governo Conte, organizzata a Roma da Lega e Fratelli d’Italia e con l’adesione di Forza Italia, mentre in altre città italiane si è protestato con flash mob silenziosi, con cartelli, senza bandiere e senza interventi dei leader dei partiti.

La manifestazione del 2 giugno è stata preceduta – sabato scorso – da un’altra protesta a Milano e a Roma organizzata da un fronte molto variegato, capeggiato da neofascisti (CasaPound Italia), ex Forconi, negazionisti del coronavirus, lavoratori precari e gilet arancioni (la risposta italiana ai gilet gialli francesi) in aperta violazione delle norme sanitarie anti-COVID-19, cioè la mascherina e il distanziamento sociale. A Milano la protesta ha visto protagonista l’ex generale dei carabinieri Antonio Pappalardo ed ex parlamentare, condannato a otto mesi dal tribunale militare per una diffamazione ai danni del Comandante generale dell’Arma, capopopolo del movimento dei Forconi e ora dei gilet arancioni. Un personaggio forgiato per la protesta, di qualsiasi genere, già a processo per vilipendio al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il nocciolo del suo comizio: fine del Governo Conte e “ritorno alla lira italica”, tema molto caro alla Lega e a Salvini.

Stante i sondaggi, con i quali le forze politiche in Italia e altrove convivono, la destra italiana avrebbe ancora una percentuale maggioritaria degli elettori, a patto che Forza Italia ne faccia parte. Ma la svolta che la Commissione Europea ha dato con il Recovery Fund – una decisione di forte impatto politico per l’economia europea martoriata dalla crisi pandemica – è stata molto favorevolmente commentata da Berlusconi, un giudizio che stride con gli scettici dell’euro e dell’Unione di casa nostra, spiazzati dalle scelte dell’UE che non sono più quelle di alcuni mesi fa, e li obbliga a ricercare un nuovo repertorio per fare opposizione. Anche alzando il tono della protesta nel giorno in cui si festeggia la nascita della democrazia italiana, stravolgendo quel senso di rispetto che ha accompagnato, pur con alterne fasi, la vita associata nel nostro Paese.

Il 2 giugno 1946 – dopo sei anni di guerra e venti di dittatura fascista – l’Italia diventava una Repubblica in virtù della volontà maggioritaria manifestata dal popolo italiano, che nella consultazione referendaria scelse la Repubblica segnando la fine della monarchia, scelta sancita con la partecipazione dell’89% degli aventi diritto. Nello stesso giorno fu eletta l’Assemblea Costituente. Fu una decisione storica per la nascita della democrazia in Italia e del suo inserimento da protagonista nell’Europa che abbiamo ereditato: De Gasperi, Adenauer, Spinelli, de Gaulle, Monnet, Spaak e Schuman diedero vita al progetto europeo che, oltre alla ricostruzione e alla creazione di un diffuso benessere, ha contribuito, come mai era accaduto nella Storia, al mantenimento della pace e alla stabilità della sicurezza internazionale.

La celebrazione del 2 giugno è duplice motivo di festa, poiché con l’anniversario della Repubblica si celebra la Carta costituzionale di tutti i cittadini italiani. Negli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale – segnati da una forte ripresa dell’emigrazione, che portò milioni di cittadini italiani in ogni continente del pianeta – l’associazionismo ebbe un ruolo fondamentale per la diffusione anche all’estero dei valori di democrazia, solidarietà e unione che stavano alla base della nuova Repubblica. L’associazionismo ebbe un ruolo importante anche per la pacificazione tra gli italiani che sul finire della guerra avevano militato nelle opposte fazioni. Un impegno di cui si parla poco ma che, soprattutto nei Paesi dell’America Latina, fu decisivo per il rasserenamento e per la ricostruzione di uno spirito di collettività fondato sulle comuni radici culturali e linguistiche.

La crisi innescata dal coronavirus ha aperto ora una nuova fase per l’Italia, che dovrà porre al proprio centro un rinnovato rapporto fra poteri – scienza, tecnica, finanza, mercato – e razionalità dell’universo sociale: l’Italia non può coltivare ambigue nostalgie o struggenti rimpianti, deve vincere la sfida che si prospetta. L’attenzione, dunque, va spostata dai mezzi ai fini dello sviluppo, nel nome di un “umanesimo” di cui democrazia, diritti, lavoro e cittadinanza si ripropongono come fondamenti costitutivi.

Continuare
Abbonati per leggere tutto l'articolo
Ricordami