Lo scacchiere europeo e la partita dell’Italia

Il rinnovamento delle principali cariche politiche europee è iniziato il 26 maggio e prevede l’elezione del nuovo presidente dell’Europarlamento, al posto dell’italiano Antonio Tajani, la scelta della nuova Commissione Europea, del nuovo presidente della Banca centrale europea (il successore di Mario Draghi) fino alla nomina del nuovo numero uno del Consiglio europeo (che sostituirà Donald Tusk).

L’ultima carica strategica oggetto di elezione è quella del nuovo Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (oggi è l’italiana Federica Mogherini), vale a dire il Ministro degli Esteri della Ue. L’attenzione riservata alla scelta dei Commissari è di importanza nevralgica per il futuro dell’Ue e dei singoli Paesi ed il perché è presto detto: la Commissione, composta da 28 membri (uno per Paese), è il “governo” dell’Unione europea. Come i governi nazionali, ha un capo, il presidente della commissione europea, e dei “ministri”, i commissari europei. Ciascun commissario è responsabile delle diverse tematiche, dall’economia alla giustizia, dall’agricoltura al commercio. Accanto a questi compiti esecutivi, ha anche un importante ruolo nel processo legislativo e decisionale europeo. Può infatti proporre nuovi regolamenti e direttive, che poi passeranno al vaglio di Parlamento e Consiglio.
La procedura per la nomina della Commissione prevede varie fasi. Eletto il Parlamento Europeo (maggio-giugno), inizia la procedura per la nomina della Commissione, che diventerà operativa da novembre. Tenendo conto dei risultati delle europee, i Capi di Stato e di Governo sceglieranno un candidato alla carica di Presidente della Commissione. Quest’ultimo risulterà eletto solo se il Parlamento approverà la scelta a maggioranza assoluta dei membri.
Già queste considerazioni anticipano le legittime preoccupazioni dell’Italia, sorvegliata speciale per la situazione dei conti pubblici. Al momento il nostro Paese ha due obiettivi, abbastanza evidenti e più o meno compresi: evitare la procedura d’infrazione ed ottenere una commissione di peso. È evidente che gli obiettivi summenzionati sono per certi versi inconciliabili o perlomeno complessi da raggiungere come dimostra la foto che ritrae Merkel, Macron e Tusk insieme a Sanchez, socialista uscito vincitore alle ultime elezioni europee.
Quella che si prospetta come una emozionante partita a scacchi è appena iniziata e a ben guardare i movimenti degli Stati sono la vera e unica cartina al tornasole per valutare il peso che gli stessi hanno in un consesso europeo. Dal punto di vista italiano, quello che si cerca di evitare è che un tedesco sia a capo della BCE, soprattutto se il tedesco in questione è Jens Weidmann, governatore della Bundesbank e strenuo sostenitore di una politica rigorosa sulla tenuta dei conti pubblici. Per tale motivo il nostro Presidente del Consiglio fa parte di coloro che vorrebbero venisse affidata alla Germania la Presidenza della Commissione così da evitare che abbia la Presidenza della BCE.
Di certo l’Italia proverà a fare la mossa del cavallo, a muoversi sullo scacchiere così da evitare la procedura di infrazione e cercare di tenere a bada l’opinione pubblica interna. Perché i livelli di osservazione sono nel medio e nel lungo periodo oltre che interni ed internazionali. Ed è evidente che quello che si decide nel breve-medio periodo sarà dirimente. Se la situazione economica finanziaria dell’Italia rimane invariata ed il consenso interno continua a essere l’obiettivo ultimo, il rischio di una pericolosa marginalizzazione dell’Italia, a partire da una Commissione senza alcun peso, fino ad una sua uscita dall’UE, diventerà sempre più concreto.

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