Lotta all’evasione tra limitazioni al contante e interessi negativi sui correntisti

La lotta all’evasione non conosce confini. Tornato alla ribalta con il nuovo Governo targato PD – M5S, anche in Europa il vento della legalità spira forte e costante.

A ben guardare pagare le tasse e pagarle tutti risponde a vari e importanti input: 1) è un dovere civico; 2) conferma la presenza dello Stato; 3) consente la perequazione sociale. Più risorse (in Italia si stima un recupero di circa 120 miliardi di euro) in uno Stato etico vengono redistribuite ai meno abbienti, con maggiori sono i benefici per tutti. Tra gli effetti la diminuzione delle disuguaglianze sociali che sono alla base dei movimenti di protesta come lo statunitense Occupy Wall Street o i francesi Gilet jaunes, che hanno messo più volte in seria difficoltà i Paesi ove sono sorti. Senza contare il calo dei reati contro il patrimonio, che ogni società con un certo benessere registra.

Passando agli strumenti messi in campo, da un lato vi sono le misure per scoraggiare l’uso del contante e incentivare l’uso della moneta elettronica. Dall’altro vi è l’idea di trasferire l’onere dei tassi negativi sui conti correnti dei clienti con depositi superiori ai 100mila euro. È evidente che se la prima misura raccoglie il consenso di tutti – almeno l’idea, perché come è immaginabile vi sono dissensi in ordine ai mezzi – sulla seconda i contrasti insorgono già sull’adozione dello strumento stesso.

Per capire le motivazioni di questa ritrosia occorre fare un passo indietro: fino ad oggi l’idea dei tassi negativi si deve alle banche centrali mondiali. In pratica la BCE (per parlare di Europa) ha imposto i tassi negativi alle singole banche nazionali per mettere un freno (tramite concessione di prestiti e investimenti) alla deflazione e aumentare l’inflazione, entro il 2%, a sostegno della crescita. Il problema è che questo trattamento di favore per gli utenti finali ha comportato perdite di oltre 20 miliardi nei conti degli istituti di credito.

In Italia, in particolare, ad aprire le danze alla discussione è stata una dichiarazione di Jean Pierre Mustier, presidente della Federazione bancaria europea (Fbe) e CEO di UniCredit secondo cui “Se si hanno dei tassi negativi, bisogna avere il più efficiente meccanismo di trasmissione”. Gli effetti dei tassi negativi vanno dunque “gradualmente passati ai clienti” perché “questo è l’unico modo di massimizzare il meccanismo di trasmissione, se si vuole avere il pieno impatto delle politiche monetarie”. Quindi, secondo Mustier, il costo dei tassi negativi dovrebbe passare in qualche modo ai correntisti salvaguardando i depositi fino a 100mila euro perchè in questo modo famiglie e imprese avrebbero un incentivo a consumare e investire e le politiche Bce impatterebbero positivamente sull’economia. Senza contare che dal sistema gli istituti di credito trarrebbero un vantaggio in termini di redditività.

Esiste tuttavia un “però” opponibile al ragionamento che è dato dalla presenza dalle commissioni bancarie.

In pratica non bisogna dimenticare che gli istituti di credito hanno già una via per scaricare l’onere dei tassi negativi sui clienti: le commissioni. Tanto è vero che molti analisti bancari ritengono che un aumento dei costi di depositi online e conti correnti possa essere un argine a quello che è stato definito “l’erosione del margine netto da interessi causato dai tassi in discesa” (BOFA, Merrill Linch). Va da sè che molte Banche si stanno già predisponendo per i tassi negativi sui clienti.

Naturalmente la misura non va percepita come inelluttabile. I clienti delle banche possono contare sul trasferimento del proprio conto corrente da un istituto di credito all’altro entro dodici giorni lavorativi (cd. portabilità). Se la Banca non esegue l’operazione sono previsti indennizzi a partire da 40 euro, con un aumento proporzionale a seconda dei giorni di ritardo e il ricorso all’Arbitro Bancario e Finanziario istituito dalla Banca d’Italia.

La portabilità – che è quindi sinonimo di trasparenza (obbligo per l’Istituto di Credito) e consapevolezza (per il Cliente) – è garantita dagli Indicatori Sintetici di Costo che informano sul costo annuo del conto corrente, permettendo all’utente di decidere sul rapporto in essere con la banca.

La domanda delle domande è: le banche italiane passeranno la mano nel pagamento dell’onere dei tassi negativi?

Per capire la portata del problema, in Germania, ad esempio, ove le banche hanno adottato questa soluzione, il Governo ha dovuto scontrarsi con le banche stesse per tutelare i consumatori perchè questa decisione sarebbe stata percepita come una sanzione da chi tiene i soldi in banca.

Per l’Italia, avremmo in più due ordini di problemi. In primo luogo, molto probabilmente, il costo dei tassi negativi sui depositi trasmesso ai correntisti non sarebbe compensato da una maggiore spesa (decisa appunto per non pagare l’onere sui tassi negativi) perchè i consumatori, vista l’erosione del patrimonio, spenderebbero meno. In secondo luogo, e solo in ordine di scrittura, non è certo che l’attuale Governo sia pronto ad ingaggiare in questo momento un braccio di ferro col sistema bancario nazionale.

 

Continuare
Abbonati per leggere tutto l'articolo
Ricordami