Lukashenko e la repressione dell’opposizione: il dirottamento del Boeing e l’arresto di Raman Pratasevich

In foto Alexander Grigoryevich Lukashenko, credit The Presidential Press and Information Office

La notizia di qualche giorno fa riguarda il dirottamento di un aereo Boeing 737 della compagnia Ryanair.

Il che desterebbe già molta preoccupazione se a commettere il reato fossero stati dei terroristi, ma, in questo caso, la realtà supera di gran lunga la fantasia. A compiere l’azione, con la scusa di quello che ormai si ritiene un “finto attacco bomba”, è stato Alexander Grigoryevich Lukashenko, Presidente della Bielorussia dal 1994.

E l’operazione, eseguita da aerei militari bielorussi Mig-29, è stata ordinata per arrestare l’oppositore al regime Raman Pratasevich, ventiseienne fondatore di Nexta -un canale comunicativo via Telegram che ha organizzato le manifestazioni contro la rielezione di Lukashenko-, che rischia quindici anni di carcere per aver lasciato la Bielorussia dopo essere stato accusato di estremismo.

Ora, i dati importanti sono due. Uno che non desta scalpore, l’altro che preoccupa molto.

Il primo attiene alla personalità di Alexander Lukashenko in carica da quasi 27 anni e indicato dagli operatori internazionali e dai giornalisti come l’ultimo dittatore d’Europa. La deriva antidemocratica del Presidente si è accentuata dall’agosto del 2020, quando Lukashenko vince l’ennesima elezione: con l’80,23% dei voti batte la rivale Svetlana Tikhanovskaya, che si ferma ad appena il 9,9% dei voti.

A seguito di quelle che sono state definite dall’Unione Europea delle “elezioni farsa”, la Bielorussia è diventata una fucina di oppositori cui il governo ha risposto con migliaia di arresti, censura dei media cartacei e digitali e violenze come strumento di tortura.

Il secondo riguarda il dirottamento del 23 maggio 2021. Il Boeing 737 partito da Atene e diretto a Vilnius in Lituania, è stato dirottato verso l’aeroporto bielorusso di Minsk per neutralizzare l’unico vero pericolo a bordo: Raman Pratasevich che infatti è stato arrestato.

Ed è questo il vero nodo da risolvere. Chiaramente il fatto che in Bielorussia la democrazia sia un concetto sopravvalutato è cosa risaputa e l’Europa, fino ad oggi, si è limitata a condannare le azioni di Lukashenko e a osservare le evoluzioni drammatiche di questa parte del mondo così vicina all’UE e così lontana dai suoi ideali.

Ma quanto è successo il 23 maggio 2021 non può rimanere senza conseguenze. A parte la condanna di Svetlana Tikhanovskaya, vi sono state la richiesta di spiegazioni immediate del Presidente del Parlamento europeo David Sassoli e le parole di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, che ha parlato di conseguenze per la violazione delle regole del trasporto aereo. Ed il punto è proprio questo.

La Bielorussia ha aderito alla Convenzione di Chicago del 1944 che afferma il principio della sovranità nazionale assoluta ed esclusiva di ciascuno Stato contraente sullo spazio aereo sovrastante il proprio territorio. ma non ha aderito alla Convenzione dell’Aja del 16 dicembre 1970 per la repressione della cattura illecita di aeromobili.

In pratica è come se di una norma ci si fosse impegnati a rispettare il principio sapendo che, anche se quel principio non è rispettato, non vi è alcuna conseguenza.

Per intenderci, la Bielorussia ha accettato la regola secondo cui il sorvolo dello spazio aereo di una nazione estera o l’atterraggio sul suo territorio da parte di aeromobili militari o di Stato è possibile solo previa autorizzazione da parte dello Stato sorvolato. Ed ha pure accettato che, nello svolgimento di attività aeree militari, ciascuno Stato deve tenere in debita considerazione la sicurezza del traffico aereo impegnandosi, allo stesso tempo, a non utilizzare l’aviazione civile per scopi contrari ai principi etici alla base della Convenzione.

Ma la mancata firma della Convenzione dell’Aja esenta il Paese dalle sanzioni applicate in caso di sequestro di un aereo.

Charles Michel, Presidente del Consiglio Europeo, ha già annunciato che sarà discussa l’attuazione di sanzioni contro la Bielorussia, vedremo quali, quando e in che misura. D’altro canto, non si può essere dittatori per quasi un trentennio se non si può contare su una indifferenza pressoché generalizzata della violazione dei diritti umani da parte dei Paesi cosiddetti civili.

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