Oggi si celebra la memoria della catastrofe di Marcinelle, l’incendio avvenuto nella mattina dell’8 agosto 1956 nella miniera di carbone della tristemente nota località belga. Quel giorno morirono 262 lavoratori di dodici nazionalità, tra cui 136 italiani. Da allora “Marcinelle è comunemente riconosciuta come la catastrofe per antonomasia degli italiani all’estero”, scrive Toni Ricciardi*, storico delle migrazioni presso l’Università di Ginevra, nel libro Marcinelle, 1956. Quando la vita valeva meno del carbone, pubblicato nel 2016 da Donzelli Editore.
A sessantotto anni da quella tragedia continuano a svolgersi celebrazioni per non dimenticare. I 262 rintocchi della campana ricordano le vittime di una sciagura che si poteva evitare. I nomi e cognomi delle vittime sono citati uno per uno: 136 sono di italiani, 95 belgi, 8 polacchi, 6 greci, 5 tedeschi, 3 algerini, 3 ungheresi, 2 francesi, 1 inglese, 1 olandese, 1 russo e 1 ucraino. Il sito di Marcinelle è stato dichiarato patrimonio dell’Unesco. Dal 2001, la data dell’8 agosto è dichiarata Giornata del sacrificio del lavoro italiano nel mondo.
“Quella catastrofe non costituì solo l’ennesimo tributo di migranti allo sviluppo economico europeo, ma anche il momento più drammatico di un’intera epopea migratoria”, ricorda Toni Ricciardi. Migliaia di lavoratori lavoravano in condizioni disumane per scavare il carbone nelle viscere della terra, risorsa necessaria al rilancio economico dell’Europa.
“Quanto accaduto 68 anni fa a Marcinelle segna indelebilmente la nostra storia. Quello fu uno spartiacque della storia europea ed italiana che rappresenta la fine di una narrazione del nostro Paese per aprirne una nuova: l’emigrazione ieri e la mobilità oggi sono uno dei patrimoni tra i più significativi, che l’Italia può vantare. L’Italia è una Repubblica nata sull’emigrazione”, ha dichiarato Toni Ricciardi ai microfoni di Agorà, a margine delle celebrazioni a Marcinelle (guarda il video alla fine dell’articolo). “Questa immane tragedia trovò una prima risposta l’anno seguente con il Trattato di Roma, che a sua volta sancì l’inizio dell’apertura verso la libera circolazione a cui seguì il boom economico”.
“Allo stesso tempo, prosegue Ricciardi, Marcinelle segna una frattura perché diede avvio al processo di integrazione europea, anche e soprattutto grazie al contribuito dei 14 milioni di italiane ed italiani trasferitisi per periodi medio-lunghi nei vari Paesi europei, dal 1946 alla fine degli anni Settanta. Ed è proprio il processo di integrazione in Europa che offre la risposta decisiva a una fase di malessere nei confronti dell’Italia”. Ricciardi spiega inoltre che la tragedia di Marcinelle “viene raccontata per la prima volta in presa diretta e produce il cambio della percezione che si aveva degli italiani che vennero giudicati come parte integrante di una comunità e non in modo ostile”.
“Sono proprio le catastrofi che segnano questi punti di non ritorno, conclude lo storico delle migrazioni e deputato Pd, la nostra immigrazione clandestina, il reclutamento irregolare di allora ci ricordano molto di quello a cui assistiamo oggi. Marcinelle non è solo storia del lavoro e storia di sfruttamento ma anche storia di processi economici e migratori che tuttora si somigliano e che dovremmo imparare a leggere”.
* Toni Ricciardi è anche vicepresidente del Pd e parlamentare eletto alla Camera dei deputati.