Mettere l’economia di fronte alle sue responsabilità

La lobby delle multinazionali può davvero rallegrarsi del suo successo risicato, basato unicamente sul fatto d’aver riunito la maggioranza dei cantoni e dovuto a una campagna che, come nessun’altra prima, ha instillato paura? Il punto è che il 50,7% delle elettrici e degli elettori svizzeri ha votato «sì». Questa maggioranza si è opposta alle correnti che per decenni hanno creduto di poter dirigere la politica svizzera facendo i propri interessi, ignorando al tempo stesso e in larga misura i diritti umani e l’ambiente nell’emisfero sud. 

La sconfitta in votazione dell’Iniziativa per multinazionali responsabili va accettata. Non si può però fare a meno di constatare che, grazie alla maggioranza popolare, la grande coalizione di 130 organizzazioni della società civile può avere il sentimento d’aver vinto. Mai prima d’ora le questioni relative alla responsabilità globale della Svizzera e al suo modello economico erano state oggetto di discussioni così intense su tutti i canali mediatici immaginabili. Mai prima d’ora economiesuisse, SwissHoldings, l’Unione svizzera delle arti e dei mestieri e l’Unione Svizzera dei Contadini avevano visto i loro argomenti così vigorosamente combattuti. Queste correnti, per le quali il mantenimento del potere e del profitto sembra apparentemente contare di più che il rispetto dei diritti umani e delle norme ambientali nei Paesi in via di sviluppo, sono riuscite a imporre la loro leadership solo tramite metodi discutibili. 

Una maggioranza d’elettrici e d’elettori nelle città e nella Svizzera latina non era pronta a lasciarsi raggirare da una campagna infarcita di controverità e di distorsioni sul significato di una gestione responsabile delle imprese. Anche numerosi imprenditori e investitori lungimiranti hanno rifiutato la posizione dura e intransigente dei dirigenti della vecchia scuola e hanno indicato una via differente e durevole per l’economia. 

Il risultato della votazione del 29 novembre porterà all’entrata in vigore del controprogetto indiretto all’iniziativa, proposto da economiesuisse e dalla consigliera federale Karin Keller-Sutter. Gli aspetti che però mancano particolarmente a questo controprogetto sono un obbligo di diligenza intersettoriale e un meccanismo di responsabilità, che inciterebbero le imprese, le cui relazioni d’affari rappresentano dei rischi per i diritti umani e l’ambiente, a valutare seriamente questi rischi e a porvi rimedio. 

Invece, leggeremo presto dei rapporti che attesteranno le poche misure prese nell’ambito della sostenibilità sociale ed ecologica. Ma sappiamo che la carta è indulgente; ci saranno sempre delle multinazionali che considereranno questi rapporti come un puro alibi, senza alcuna conseguenza per loro. Una cosa è chiara: la coalizione per il sì all’iniziativa, a cui Alliance Sud ha dato la sua impronta sin dall’inizio, continuerà a seguire la situazione da vicino. E rimarrà vigile per far sì che l’economia sostenga il contributo svizzero allo sviluppo sostenibile mondiale, la cui necessità è urgente. 

Mark Herkenrath

Direttore di Alliance Sud e membro del comitato d’iniziativa

Continuare
Abbonati per leggere tutto l'articolo
Ricordami