“Mind the gap”: tra il Ticino e Londra

di Nicoletta Tomei

L’anno in corso verrà ricordato non solo per i disagi socio-economici che ci ha portato a vivere, ma anche per la sosta forzata che ha imposto alla cultura, in tutte le sue forme, a tutte le latitudini. Ma, oggi come in passato, oggi come in futuro, la cultura resiste, come espressione del libero pensiero e si conferma specchio delle inquietudini della società in cui si trova. 

Un esempio ci viene dalla opera prima del regista italo-svizzero Marco Bitonti, e della sua casa di produzione Over Film Production. Completamente autoprodotto, il cortometraggio Mind the gap è stato girato a Londra ed in Cantone Ticino tra lo scorso dicembre ed il gennaio 2020. Le riprese si sono concluse poche settimane prima che la pandemia ne imponesse la distribuzione commerciale all’inizio del nuovo anno. 

Con notevole sensibilità e anticipazione dei tempi, la pellicola racconta il disagio del protagonista, un giovane che parte dalla periferia inglese attratto dalle luci della città, della City, della capitale finanziaria britannica. Ma questi sogni sono destinati ad infrangersi con una realtà impietosa: il rapporto del protagonista con la società urbana progressivamente si deteriora, sgretolandone l’aspirazione a diventare un manager internazionale. Anzi: lo conduce a vivere con ostilità crescente la relazione con la società cui aveva sempre sognato di appartenere. L’evoluzione della sua personalità è ossessionata dalla frase “Mind the gap”, nota a tutti coloro che hanno visitato la capitale britannica e sono stati passeggeri della sua ancor più nota metropolitana. 

“Mind the gap” è l’avvertimento a non inciampare quando si sale vettura, diffuso in modo costante, ossessivo ed impersonale dal personale di viaggio ai passeggeri. Ma in questo caso l’invito delle autorità scatena l’inizio di un percorso che il protagonista vive con una ribellione autodistruttiva crescente ed irresistibile. 

Ed ecco che “Mind the gap” viene percepito come un ammonimento a mantenere le distanze, a subire il disagio della propria differenza sociale, ad accettare la disillusione delle proprie espirazioni e viverne il dolore, ma non a resisterne. In altri termini, a convivere, come purtroppo anche alle nostre latitudini in questi mesi ha ricordato l’esperienza della pandemia, con una distanza che da sociale si eleva a distanza prima di classe e poi psichica, sino a provocare nel protagonista un rifiuto della presenza altrui, la cui indistinta apparente normalità invece si ribalta nell’inizio di un percorso verso un universo insano, malato, che non gli appartiene, e che progressivamente rifiuta in modo assoluto e senza ritorno. 

La scelta della capitale britannica non è stata casuale. “Amo Londra”, ci ha confessato Marco Bitonti: “appena mi è possibile, ogni scusa è buona per andarci e girare la città, perdermi nelle sue strade, osservare la società, cercandone la realtà nascosta.” Il regista è fiducioso che, quando si sarà esaurito il periodo di emergenza sanitaria, il cortometraggio potrà finalmente essere sottoposto al giudizio della critica e del pubblico. “A partire dal 2021”, prosegue Bitonti, “Mind the gap verrà proposto ai maggiori festival internazionali, alla ricerca di consensi e di distributori. Per la prossima primavera, e spero che le condizioni sanitarie lo possano permettere, ho anche previsto una proiezione privata, riservata agli operatori ed ai critici cinematografici”.

Protagonista del cortometraggio è Geoffrey Punter, giovane locarnese di origini britanniche e in formazione presso l’accademia di recitazione Drama Studio London.

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