Negli ultimi decenni i cittadini europei hanno creduto di abitare in un giardino protetto dalla guerra, sfide economiche, energetiche, immigratorie…
di Amedeo Gasparini
In L’Europa e la sua ombra (Bompiani 2023) Giorgia Serughetti e Gilles Gressani auspicano il rafforzamento del sogno dell’Europa esplorando le sfide e le crisi nel Continente oggi.
Gli autori partono dal “Manifesto di Ventotene” (un documento per la promozione dell’unità europea scritto da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni nel 1941 durante il periodo di confino sull’isola) come modello di una Europa in pace e integra.
Negli ultimi decenni i cittadini europei hanno creduto di abitare in un giardino protetto dalla guerra, sfide economiche, energetiche, immigratorie. Tematiche tornate ai vertici dell’agenda dei governi con l’aggiunta di un necessario contrasto al populismo.
Gressani parte da lontano nell’analizzare le crisi che avvolgono l’UE. Con l’inizio della guerra in Ucraina e gli strascichi della pandemia di Covid-19, il politico – nella sua brutalità, nudità e violenza – è tornato al centro dei dibattiti politici europei. «Il mondo è rotto», afferma l’autore e il Continente è in bilico. «Avremo bisogno di tutta la forza e di tutta l’intelligenza di cui siamo capaci per non crollare».
Serughetti parla di un’Europa alla resa dei conti tra rinascita e agonia della speranza. L’autrice vedrebbe bene un ritorno verso lo spirito che condusse al “Manifesto”. Allora si auspicava un superamento della divisione dell’Europa in stati nazionali a favore della costruzione di un nuovo organismo federale sovranazionale, l’Unione Europea.
Che però oggi è a cavallo tra queste due dimensioni ed è affetta da una policrisi, in cui nuove sfide e problemi s’intrecciano. L’accavallarsi delle emergenze, sostiene Serughetti, ha diminuito l’attenzione verso le criticità interne nell’UE. Tra cui la risposta comune nei confronti di paesi, come la Polonia e l’Ungheria, in cui sussiste un’importante lacerazione dello stato di diritto.
Inoltre, in molti paesi europei c’è una diffidenza verso il liberalismo – accostato al neoliberismo. Gli attacchi dell’11 settembre, la crisi del 2008, la crisi del 2011 e quella dei rifugiati nel 2016 hanno raffreddato la passione nei confronti dell’Europa.
Non è un caso, dunque, che la destra nazional-populista abbia aumentato il proprio appeal sulla scorta degli scontenti derivanti dalla policrisi. In merito, Serughetti definisce un nazionalismo etnico e aggressivo come quello russo esterno che minaccia la UE, ma anche un nazionalismo interno, delle destre populiste che indeboliscono l’UE dall’interno.
Potrebbe rasserenare il fatto che oggi i partiti sovranisti sembrano avere preso atto che l’indipendenza nazionale rispetto all’Unione è irrealizzabile, non conveniente e irrealistica. L’autrice riferisce a proposito di una “nostalgia regressiva”, secondo cui i nazionalismi guadagnano sempre consensi alimentandosi dell’insicurezza e del disorientamento delle classi sociali.
«Sembra che oggi ad amare l’Europa sia soprattutto chi l’Europa non ce l’ha».
Difatti, il sogno dell’Europa «vive, più che nei palazzi di Bruxelles e Strasburgo, nel desiderio di chi attraversa le frontiere».