di Giorgio Marini
In un mondo sempre più dominato dai sistemi digitali e virtuali, parallelamente si assiste a un ritorno alla terra da parte delle nuove generazioni, che spesso permettono l’incontro virtuoso tra le due dimensioni. I giovani italiani hanno una nuova e moderna visione della facoltà universitaria di agraria, concepita come un universo in divenire, aperto all’innovazione e in grado di abbracciare settori eterogenei: dall’architettura all’urbanistica, passando per le tecnologie digitali, la domotica e il benessere.
Crescono studi e imprese in agricoltura
Secondo un report del 2021 di AlmaLaurea, consorzio Interuniversitario fondato nel 1994 che rappresenta 78 atenei e circa il 90% dei laureati complessivamente usciti, ogni anno, dal sistema universitario tricolore, il gruppo disciplinare “agrario-forestale”, in Italia, è al quarto posto per percentuale di occupazione a cinque anni dalla laurea triennale (87,6%), e al settimo posto dopo la laurea magistrale (86,7%). Nonostante la retribuzione nel settore risulti ancora inferiore alla media – per avere un’idea più precisa, un neolaureato in agraria, nella Penisola, guadagnerebbe in media circa 1.430 euro al mese – sono quasi 56 mila i giovani dello Stivale hanno scelto di costruirsi un futuro da imprenditori agricoli investendo nella terra. Coltivazione, allevamento, agriturismo, vendite dirette, bioenergie, economia green: ogni giorno, in media, nascono 18 nuove realtà imprenditoriali guidate da giovani in questi segmenti. Nel 2020 il numero di imprese agricole condotte da italiani di età inferiore ai 35 anni ha visto un aumento del 14% rispetto al 2015: un rialzo considerato “storico”. È quanto è emerso da recenti analisi di Coldiretti, la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura tricolore, sulla base del rapporto del Centro Studi Divulga. La pandemia avrebbe dato un’accelerata al fenomeno del ritorno alla terra: nel biennio piegato dall’emergenza sanitaria, infatti, si è verificato un incremento del 36% delle iscrizioni agli indirizzi agricoli delle scuole superiori rispetto al 2019 (+15% nel solo 2021). Il dinamismo del comparto agroalimentare italiano è anche testimoniato dal fatto che, nei due anni di emergenza coronavirus, sono stati attivati 50 nuovi percorsi universitari ad hoc: Biotecnologie per la gestione ambientale, Agricoltura sostenibile, Agricultural engineering, Precise and sustainable agriculture e molto altro.
Un settore in fermento
Negli ultimi cinque anni le aziende tricolori guidate da under 35 sono aumentate del 2% in Italia, hanno una superficie superiore di oltre il 54% alla media, presentano un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più. Un vantaggio per il Paese anche grazie alla rivoluzione tecnologica e digitale con investimenti in droni, gps, robot, software e internet delle cose che valgono già 1,6 miliardi nell’ultimo anno, in base a quanto è stato rilevato dall’Osservatorio Smart Agrifood. Sul piano produttivo, sempre secondo quanto è emerso dalle analisi di Coldiretti, la maggioranza dei giovani imprenditori risulti impegnato nella coltivazione di ortaggi (13% del totale) ma una quota importante risulta anche ricoperta dalle coltivazioni associate all’allevamento di animali (12%) e al comparto vitivinicolo (10,5%). Le imprese fondate e gestite da giovani italiani hanno di fatto rivoluzionato il mestiere dell’agricoltore impegnandosi in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, progetti sociali per l’inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l’agri-benessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. Del resto è proprio grazie questa nuova direzione ecologica, abbracciata da molti esponenti della cosiddetta “Generazione Z”, che l’Italia è diventata leader in Europa per numero di giovani imprese agricole. Basti pensare che il valore della produzione generato dagli under 35 della Penisola mediterranea è pari a 4.964 euro ad ettaro, oltre il doppio di quello creato dai giovani agricoltori francesi (2.129 euro/ettaro). Ancor più marcata la differenza con la Spagna (2.008 euro/ettaro) e con la Germania (3.178 euro a ettaro). Nel complesso la produzione standard generata per ettaro coltivato dai giovani in Italia è poco meno del doppio della media europea (2.592 euro a ettaro), secondo gli ultimi dati Eurostat.
Il freno della guerra che fa impennare i costi
Oggi, tuttavia, il riavvicinamento alla terra da parte delle nuove leve rischia di essere frenato dall’impennata dei costi schizzati alle stelle con il conflitto russo-ucraino. Ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini: “La pandemia prima e la guerra in Ucraina stanno spingendo uno storico ritorno delle nuove generazioni nelle campagne dove esprimere creatività e portare un contributo al Paese in un momento in cui per le speculazioni, gli accaparramenti e limiti alle esportazioni è importante garantire l’approvvigionamento alimentare dei cittadini”. Prandini ha poi sottolineato “la necessità di sostenere il sogno imprenditoriale dei giovani per investire nel futuro in un Paese come l’Italia che per troppo tempo ha pensato di poter fare a meno della propria agricoltura”. Tra marzo e aprile 2022 un giovane agricoltore italiano su quattro (25%) ha ridotto la produzione a causa dei rincari energetici aggravati dalla guerra in Ucraina.
Ha spiegato, Andrea Alessandri, delegato Coldiretti Giovani Impresa Forlì-Cesena Rimini, in Romagna: “Nelle campagne si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli”. Ha proseguito: “Una stangata aggravata dagli altri costi di produzione come quello per gli imballaggi”, dalla plastica al vetro alla carta per le etichette dei prodotti, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio. “Per non parlare dell’emergenza siccità che costringe quest’anno ad aumentare il ricorso all’irrigazione con i costi energetici alle stelle. È necessario, ristabilire i valori che il periodo pandemico e l’attuale crisi hanno evidenziato come fondamentali: l’importanza dell’agricoltura, della cura della natura e del rispetto delle risorse”. Ha evidenziato Veronica Barbati, delegata nazionale Coldiretti Giovani Impresa: “Occorre sostenere il ritorno alla terra dei giovani e la capacità dell’agricoltura italiana di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale superando gli ostacoli burocratici che si frappongono all’insediamento”. Si tratta, come ha rimarcato Barbati, di un settore strategico per far ripartire l’Italia e l’Europa grazie anche a una nuova generazione di giovani attenti all’innovazione e alla sostenibilità.
VAZAPP IN PUGLIA

Nato nel 2013 dall’idea di Don Michele de Paolis, un sacerdote salesiano allora novantenne e ancora desideroso di costruire il futuro, e Giuseppe Savino (Ashoka Fellow), contadino che ha deciso di lasciare il posto fisso per seguire il suo sogno di vita, VaZapp è il primo hub rurale del territorio pugliese.
Un luogo di condivisione, formazione e creazione di relazioni del mondo agricolo che crea innovazione, una comunità che riunisce giovani professionisti, ricercatori, comunicatori, creativi. È il risultato dell’unione di due anime: l’associazione senza scopo di lucro Terra promessa, aventi finalità di promozione sociale, e la cooperativa Terra Terra nata con l’intento di offrire servizi per l’agricoltura, il turismo e i settori connessi. VaZapp – composto da una rete di agricoltori, artisti, designer, docenti e altri professionisti – punta a rilanciare il settore agricolo attraverso un percorso di innovazione sociale, favorendo le relazioni e lo sviluppo di idee e di attività imprenditoriali, per dar vita a una “filiera colta”, fatta di incontri di persone che amano la propria terra e che vogliono restare per farla crescere. Tra i progetti dell’hub pugliese figurano, per esempio, l’Anfiteatro in Paglia, un vero e proprio anfiteatro a chilometro zero, costruito su misura e fornito “chiavi in mano” per accogliere iniziative e esaltare il patrimonio locale, e i Teatri del Gargano, un’iniziativa volta a porre le basi per un’“economia della felicità”, grazie alla pratica quotidiana della bellezza e della rigenerazione culturale. Non mancano veri e propri format tra le attività proposte: ContaDinner, ovvero cene itineranti per agricoltori e giovani che vogliono avvicinarsi al mondo agricolo, oppure MeloDay, per celebrare e non dimenticare le tradizioni, solo per citarne alcune.