Parità a portata di mano?

Le elezioni federali elvetiche di domenica 20 ottobre sono state caratterizzate da un numero senza precedenti di donne elette in parlamento. È stato finalmente compiuto il passo decisivo verso la parità? Con Renata Raggi-Scala, presidente dell’Associazione Archivi Riuniti delle Donne Ticino abbiamo fatto il punto sulla questione femminile nella politica svizzera.

Le elezioni federali elvetiche di domenica 20 ottobre sono state caratterizzate da un numero senza precedenti di donne elette in parlamento.  Per 123 anni, la democrazia– la rappresentanza e partecipazione politica – in Svizzera è esistita unicamente per metà dei cittadini, gli uomini, e solo nel 1971 le donne ottennero il diritto di voto a livello federale. Tutt’ora le donne continuano comunque ad essere meno rappresentate degli uomini negli organi politici. Ma in questo panorama, i risultati delle scorse elezioni federali segnano indubbiamente una data memorabile.

Grazie a numerose attività di sensibilizzazione e inviti alla partecipazione – ricordiamo non solo lo sciopero femminile dello scorso 14 giugno ma anche la campagna “Helvetia ruft! di AllianceF” e “io voto donna”di FAFTPlus– il voto del 20 ottobre ha un che di straordinario: il giorno dopo le elezioni la Svizzera si è ritrovata, di colpo, tra i paesi europei e del mondo con la più alta percentuale (42%) di donne alla Camera del popolo, il Consiglio nazionale! Dal 38esimo posto al 15esimo posto. In Europa, solo Andorra, Spagna, Svezia, Finlandia e Belgio possono vantare una percentuale più alta di donne nella Camera bassa del loro parlamento.

Il risultato è tanto più significativo nel Canton Ticino, se pensiamo che qui avvenne proprio 50 anni fa, il 19 ottobre del 1969, l’estensione del suffragio alle donne. E proprio in Ticino, l’analisi di oltre 40mila voti ha mostrato la marcata riduzione dello scarto percentuale tra uomini e donne che si sono recati ai seggi. Il confronto tra la scorsa e le precedenti votazioni mostra che gli uomini non hanno votato in maniera marcatamente più massiccia delle donne e infatti lo scarto tra i sessi è passato da una differenza di circa 5-6 punti percentuali a poco più di 2. Inoltre le analisi segmentate per fascia di età rivelano che tra i giovani (di 18-19 anni) sono state le donne a votare di più rispetto agli uomini, anche se il trend è inverso tra gli elettori oltre i 65 anni.

Nel complesso, ci troviamo di fronte ad un risultato molto importante. “Non dobbiamo che essere felicissime per le 84 deputate che siederanno in Consiglio nazionale, su 200. Siamo quasi ad un 50%”, dichiara Renata Raggi-Scala, presidente dell’Associazione Archivi Riuniti delle Donne Ticino, la quale sottolinea il contributo delle giovani generazioni al successo, non solo dei Verdi, ma anche delle donne, appunto. Un pensiero va anche a Marina Carobbio: “Sono convinta – dice Renata Raggi-Scala – che avere in questo anno di elezioni federali una Presidente al Consiglio Nazionale come Marina Carobbio è stato un grande plus valore. Carobbio nei mesi passati è stata molto consequenziale, non solo nel volere che la lingua italiana fosse partecipe e attiva dei lavoro assembleari, ma anche nei suoi puntuali ricordi delle donne che sono state deputate, prese ad esempio per le generazioni di oggi.”

Gap di genere, in politica, chiuso, dunque? Renata Raggi-Scala è positiva, anche se ricorda come il successo e la mobilitazione a livello federale non trovino ancora del tutto un corrispettivo a livello cantonale. Purtroppo. In Ticino, ad esempio, per quanto la quota di donne in parlamento sia passata da 24 al 34%, nel Governo cantonale non ci sono più donne da due legislature. A ricordarlo, in un articolo pubblicato recentemente (Corriere del Ticino, 19.10.2019), è anche Marina Masoni, prima donna eletta in Consiglio di Stato. Benché a partire dal 1971, quando furono elette le prime 11 deputate in Gran Consiglio, sia stata messa a disposizione una quota rosa del 25%, la rappresentanza femminile è stata superata solo in quest’ultima legislatura – di fatti nel 2015 erano ancora ‘solo’ 22 le parlamentari elette. E se guardiamo al Consiglio degli Stati, la Camera dei Cantoni, la presenza femminile è addirittura calata negli ultimi dieci anni.

Dunque, molti passi avanti per la parità delle donne sono stati fatti, ma la strada è ancora in salita. Le donne oggi, competenti e preparate, ci sono; così come non mancano donne che hanno la passione per la politica. E allora, quali sono i maggiori scogli che le donne in politica oggi si trovano a dover affrontare? Per Renata Raggi-Scala, “le donne non sono ancora sufficientemente sostenute dal proprio partito. È vero che ‘le politiche’ sono in lista, ma la percezione è che rivestano ancora un ruolo di facciata: c’è da chiedersi se il partito che le sostiene sia convinto della possibile elezione delle candidate femminili. Inoltre, troppo a lungo, le donne sono state poco coinvolte nella gestione interna del partito, nonostante l’uguaglianza politica.” Per contrastare il ruolo marginale femminile nella politica è importante ricordare i vari esempi virtuosi di donne che sono state sostenute dagli uomini e dal partito in generale e che oggi ricoprono cariche importanti. “Penso a Céline Vara, vicepresidente del partito nazionale ecologista, i Verdi, eletta nella Camera dei Cantoni, e a Jacqueline de Quattro, (PLR), eletta al Consiglio nazionale”, suggerisce Renata Raggi-Scala, la quale parla anche di un altro scoglio: le donne oggi non hanno ancora sufficientemente affinata quella organizzazione e seguito elettorale tale da sostenerle.

Per ciò, è fondamentale accrescere la consapevolezza dell’uguaglianza ‘lavorando’ non solo nei partiti (i Verdi ad esempio da qualche tempo compongono “liste a zebra”, in cui donne e uomini sono elencati in modo alternato) ma a partire dall’opinione pubblica. Basta ritornare allo scorso dicembre quando, a fronte di due seggi vacanti all’interno del governo nazionale (con le dimissioni dei ministri Doris Leuthard e Johann Schneider-Ammann), nelle discussioni pubbliche è emersa chiaramente l’importanza di far sì che almeno uno dei due seggi fosse occupato da una donna. E così il parlamento ha eletto Viola Amherd e Karin Keller-Sutter.

“Le donne devono farsi sentire, nella stampa scritta, nei social media e attivandosi in vari progetti ‘concreti’ nella società” – precisa Renata Raggi-Scala – “Gli Archivi Riuniti delle Donne Ticinesi, grazie al progetto ‘Tracce di Donne’ iniziato nel 2012, cercano ad esempio di essere presenti nelle scuole. Negli spazi scolastici portiamo un ‘totem RSI’ che raccoglie le storie delle undici pioniere ticinesi, elette in Gran Consiglio nel 1971, e di ‘politiche’ che sono venute dopo, come Maria Ghioldi-Schweizer, Carla Agustoni e Alma Bacciarini. Nelle esposizioni di queste figure femminili è raccontato il percorso da loro svolto a livello cantonale e federale per raggiungere diritti civici e politici. Speriamo che alle giovani generazioni possa rimanere qualche cosa di questa lunga lenta conquista, che noi abbiamo raccontato loro. L’augurio è che le ragazze e i ragazzi, che hanno ascoltato dai nostri storici e storiche, sviluppino una consapevolezza e un interesse alla questione della parità di genere nella società e nella politica anche maggiore rispetto a quanto esibito oggi dai partiti stessi e dalle donne che ricoprono ruoli politici nel presente.”

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