Per capire un Paese, bisogna conoscere tutte le lingue che vi si parlano

di Rita Cosentino

L’italiano in Svizzera: un matrimonio che s’ha da fare.
La rivisitazione della citazione manzoniana ci sta tutta. Per inciso: “quel matrimonio non s’ha da fare” è la frase che nei “Promessi sposi”, celebre romanzo storico di Alessandro Manzoni, viene detta da uno dei bravi di Don Rodrigo a Don Abbondio in merito al futuro matrimonio di Renzo e Lucia (che, per l’appunto, il signorotto del paese prova a ostacolare). Ma torniamo a noi: la Svizzera con la lingua italiana “va a nozze”. Decisamente. E visto che, come diceva Agatha Christie «un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova», vi forniamo tre buoni motivi a sostegno di questa affermazione. Tanto per cominciare è un dato di fatto la maggior parte delle oltre 600mila persone che parlano l’idioma di Dante nella Confederazione non risiede in Ticino e nel Grigioni italiano: circa il 53% degli italofoni risiede al di fuori della Svizzera italiana.

Se l’italiano risulta la lingua principale per l’8,4% della popolazione elvetica, ben il 33% di essa dichiara di possederne una competenza parziale: è quanto attesta il recente rapporto “La posizione dell’italiano in Svizzera: uno sguardo sul periodo 2012–2020 attraverso alcuni indicatori” commissionato dal Forum per l’italiano in Svizzera.

assemblea del Forum alla presenza del consigliere federale Ignazio Cassis

Proprio in questi giorni l’Associazione costituita il 30 novembre 2012 a Zurigo e da 10 anni “cassa di risonanza” dell’idioma dantesco in Svizzera, ha ricevuto il Premio per il federalismo 2022. E questo ci sembra un ottimo secondo motivo per reclamare che l’italiano abbia il giusto spazio.

Terzo, ma non meno importante punto da considerare: come spiega il Consigliere di Stato e presidente del Forum Manuele Bertoli, è importante che “gli svizzeri conoscano le lingue degli svizzeri”. Di fatto, gli abitanti del Ticino e del Grigioni italiano parlano la lingua italiana e sono “costretti” (tra molte virgolette) a conoscere anche le altre due lingue ufficiali della Confederazione. È, dunque, normale che anche chi abita nella Svizzera tedesca e in quella francese conosca l’italiano. Oltre che utile, ciò risulta anche costruttivo: come dice Bertoli, infatti, in un paese multilingue è necessario conoscere tutte le lingue parlate, perché solo in questo modo si conosce davvero il Paese.

È principalmente per questi motivi che da 10 anni il Forum per l’italiano in Svizzera, che riunisce 38 organizzazioni, si batte per dare la giusta collocazione alla lingua italiana, spesso, invece, relegata in un angolino. L’offerta scolastica, per esempio, risulta molto scarna e non bene organizzata, a differenza di quanto avviene per le altre lingue. Organizzato in cinque gruppi di lavoro (che si occupano di 5 temi ovvero: Italiano lingua ufficiale svizzera; Gli svizzeri conoscono la lingua italiana; Cultura italiana e svizzero italiana in Svizzera; Quadrilinguismo svizzero e le sfide della globalizzazione; Media di lingua italiana presenti oltralpe), il Forum, che si rivolge a tutti gli italofoni nella Confederazione, promuove sia la lingua sia la cultura italiana in tutti gli ambiti della società, dalla politica alla scienza.

da sinistra Manuele Bertoli, presidente del Forum, Marina Carobbio e Diego Erba, coordinatore del Forum

Come si legge nel documento della Fondazione ch per la collaborazione federale, promotrice del Premio per il Federalismo (lanciato nel 2014), “premiando il Forum per l’italiano in Svizzera, la giuria ricompensa anche il contributo della popolazione italofona alla coesione nazionale. Il Ticino, per esempio, è molto di più della «Sonnenstube» svizzera. Per la sua esposizione a sud, era ed è forse tuttora la porta d’entrata per i migranti che arrivano in Svizzera. Anche le valli meridionali dei Grigioni, la cui popolazione rappresenta una «minoranza nella minoranza», sono confrontate a sfide particolari. «La popolazione italofona è un tassello importante del mosaico che forma il «modello Svizzera», un modello che ha dato buone prove», ha dichiarato il consigliere di Stato Pascal Broulis (VD), membro della giuria e presidente della Fondazione ch. La popolazione di lingua italiana costruisce ogni giorno ponti tra le lingue e le culture in ogni parte del Paese”. La giuria è convinta che la Svizzera tragga la sua forza e la sua identità anche dalla diversità linguistica.

La domanda sorge spontanea: ora che è arrivato un tale importante riconoscimento, le cose per la lingua di Dante miglioreranno? Ovviamente ci auguriamo di sì. A favore di una previsione ottimista c’è il fatto che Play Suisse (piattaforma streaming della SRG SSR che riunisce le migliori produzioni di SRF, RSI, RTR e RTS sottotitolate in tedesco, francese, italiano e in parte in romancio e in certi casi sono anche doppiate) ha ricevuto una menzione speciale per la sua offerta innovativa che avvicina le regioni linguistiche proponendo contenuti in quattro lingue. Questo però non ci impedisce di essere realisti. Il lavoro da fare è tanto, ma già la consapevolezza della necessità di farlo è un buon punto di inizio.

Segnaliamo che il 9 giugno scorso sono state presentate al Consiglio federale due interpellanze di Anna Giacometti, consigliera nazionale GR, che riguardano la presenza dell’italiano in ambito scientifico e accademico. La prima interpellanza tratta il tema delle “Candidature trasmesse in italiano in ambito scientifico: garantire il rispetto del plurilinguismo”, mentre la seconda riguarda la “Pari dignità delle lingue nazionali in ambito accademico e scientifico”.

Per leggerne i testi: https://www.forumperlitalianoinsvizzera.ch/interpellanze-giacometti-uso-dellitaliano-in-ambito-accademico-scientifico/

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