Perchè il 27 settembre occorrerà un voto consapevole e responsabile

Il 2020, che verrà ricordato dall’umanità per la pandemia che ci sta funestando, è un anno politicamente molto importante, direi cruciale per i cittadini svizzeri, compresi i nostri italiani con doppia cittadinanza, perché saranno chiamati ad esprimersi sull’iniziativa contro gli Accordi Bilaterali I e, dunque, sul proseguimento della via bilaterale.

Perché è questo il tema cruciale: la libera circolazione delle persone è solo uno degli Accordi che compongono il pacchetto detto Accordi bilaterali I, il problema è che, decidendo per l’abolizione di uno, scatta la clausola detta «ghigliottina», che stipula che i sette Accordi Bilaterali (che compongono il pacchetto “I») sono legati e non possono essere disdetti individualmente.

In pratica se vince l’iniziativa contro la libera circolazione delle persone è l’insieme degli Accordi bilaterali I a cadere.

Per comprendere appieno la gravità di quello che succederebbe all’economia svizzera se gli Accordi Bilaterali I venissero disdetti basta riflettere sui contenuti economici di ogni singolo accordo:

1) L’Accordo bilaterale sulla libera circolazione delle persone (ALC) concede agli Svizzeri e ai cittadini degli Stati membri dell’Unione europea (UE) il diritto di scegliere liberamente il Paese (tra quelli delle parti contraenti) in cui lavorare e soggiornare. Per ottenere questo diritto occorre un contratto di lavoro valido o svolgere un’attività indipendente, oppure disporre di mezzi finanziari sufficienti per sopperire alle proprie necessità e avere stipulato un’assicurazione malattia.

Si stima che il valore economico dell’accordo sulla libera circolazione delle persone sia di 14 miliardi di franchi all’anno e che senza Accordi bilaterali I il Prodotto interno lordo della Svizzera subirebbe una flessione del 5-7% in meno di 20 anni.

2) L’Accordo del 1999 sull’abolizione degli ostacoli tecnici al commercio prevede il riconoscimento reciproco tra la Svizzera e l’Unione europea (UE) degli attestati di conformità per i prodotti industriali. Il valore economico di questo accordo è di quasi 2 miliardi di franchi all’anno.

3) L’accordo sugli appalti pubblici estende l’obbligo alle commesse ai sensi dell’Organizzazione mondiale del commercio, in particolare al traffico ferroviario e a livello comunale. Ciò permette alle imprese svizzere, da una parte, di ottenere maggiori contratti in seno all’UE e, dall’altra parte, ai comuni di realizzare i loro progetti a costi inferiori. Il valore economico di questo accordo è stimato in 1 miliardo di franchi all’anno.

4) L’Accordo del 1999 sul commercio di prodotti agricoli agevola gli scambi tra la Svizzera e l’Unione europea (UE) di prodotti derivanti dall’agricoltura. Nel 2018 circa il 58% delle esportazioni di prodotti agricoli svizzeri era destinato ai Paesi membri dell’UE e circa il 75% delle importazioni nello stesso settore proveniva dall’UE. Per comprendere il danno che deriverebbe dall’abolizione del pacchetto degli Accordi Bilaterali I si pensi che solo per il formaggio svizzero l’accordo ha un valore calcolato in 100 milioni di franchi all’anno.

5) L’Accordo di ricerca del 1999, concluso nel quadro degli Accordi bilaterali I, ha gettato le basi per una partecipazione della Svizzera ai programmi quadro di ricerca (PQR) dell’Unione europea (UE).
Grazie a questo accordo, la ricerca e l’innovazione svizzere hanno registrato un guadagno d’efficienza del 20% e creato un valore aggiunto di oltre 2 miliardi di franchi all’anno.

6) L’Accordo del 1999 sul trasporto aereo disciplina l’accesso delle compagnie aeree svizzere al mercato liberalizzato dei trasporti aerei europeo. Il valore di questo accordo è stimato a circa 7 miliardi di franchi all’anno.

7) L’Accordo sui trasporti terrestri del 1999 liberalizza l’accesso al mercato dei trasporti stradali e ferroviari per la circolazione di persone e merci tra la Svizzera e l’Unione europea (UE).

Gli esperti ritengono che questo accordo frutti 500 milioni di franchi all’anno.

Alla luce di informazioni fornite tra l’altro dall’Amministrazione elvetica si comprende bene che qui non si tratta di decidere esclusivamente chi può vivere e lavorare in Svizzera come semplicisticamente descritto dall’ Iniziativa di immigrazione moderata. Né si tratta di decidere sulla base di convinzioni ideologiche che come sempre vengono strumentalizzate sull’onda delle emozioni.

La diatriba sulla “libera circolazione” è molto più della battaglia tra conservatori e progressisti. A parte bollare come anacronistica l’intera operazione, qui è in gioco la stessa sopravvivenza della Confederazione Elvetica, visto che l’Unione europea è il suo principale partner commerciale. Se tutti gli accordi cadono, di cosa vivrà la Svizzera? E i numeri dicono chiaramente che il mercato cinese e inglese non sono un’alternativa: le imprese svizzere hanno esportato merci negli Stati dell’UE per un valore pari al 50% di tutte le esportazioni mentre quelle verso la Cina ammontano solamente al 5% e quelle verso il Regno Unito al 4% circa.

Inoltre e non da ultimo, si mettono a serio rischio anche gli Accordi Bilaterali II poiché l’accordo di Schengen è basato proprio sulla libera circolazione delle persone.

È dunque fondamentale che il 27 settembre i cittadini svizzeri conoscano tutti i termini degli Accordi e le conseguenze di una loro risoluzione per votare in maniera consapevole e responsabile. Non può essere presentata come meramente ideologica (essere contro o a favore della libera circolazione delle persone) una decisione che, non solo è profondamente sbagliata nei principi, ma parimenti dannosa per l’economia di un Paese che vive “in” e “dell’Europa”.

 

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