Ritorno al futuro. La terra è la nuova passione dei miliardari

Da Bill Gates a Jeff Bezos, perché i Paperoni di tutto il mondo investono nell’ambiente

di Carlotta Ranieri

Quando il padre di Microsoft, invece di investire in server e nuove tecnologie, preferisce spendere il suo strabiliante patrimonio in terra, vuol dire che qualcosa sta cambiando. La “bomba” è stata fatta detonare da The Land Report, periodico americano dedicato a latifondisti e aspiranti tali, secondo il quale Bill Gates sarebbe infatti il più grande possessore privato di terreni agricoli degli Stati Uniti. Con un patrimonio personale stimato da Bloomberg in 132 miliardi di dollari, pari a 110 miliardi di euro o 118 miliardi di franchi svizzeri, il magnate dell’informatica è il terzo uomo più ricco al mondo, dietro a Elon Musk, fondatore di Tesla e a Jeff Bezos, Ceo uscente di Amazon (al suo posto Andy Jassay). Ma torniamo alla terra. Secondo quanto ricostruito, Gates avrebbe acquistato negli anni 242mila acri di terreni agricoli. Un’estensione che equivale a 980 chilometri quadrati, circa un terzo del Canton Ticino (2.812 kmq). I terreni sono sparsi in diciotto Stati, con al primo posto la Louisiana, dove il fondatore di Microsoft possiede 280 chilometri quadrati. Ma cosa se ne fa il magnate? Non è ancora chiaro. Gates li ha comprati nel corse degli anni, direttamente oppure utilizzando la Cascade Investments, la cassaforte del miliardario che contiene oltre metà del suo patrimonio. Gli investimenti della Cascade sono molto differenziati, come spesso capita ai fondi di questo livello: si va dall’ospitalità con un pacchetto azionario della catena Four Seasons a quote della TerraPower, azienda che progetta reattori nucleari di nuova generazione. Poi ci sono pacchetti azionari di società che potrebbero beneficiare dei prodotti della terra, come la Beyond Meat, azienda con sede a Los Angeles, California, produttrice di sostituti a base vegetale di carne e prodotti caseari. Oppure partecipazione in aziende legate in qualche modo all’ambiente, come la Ecolab, che fornisce servizi per l’acqua, l’igiene, la prevenzione delle infezioni e ha tra i clienti molte società produttrici di alimenti.

L’anima green

Una delle ipotesi è che i terreni – almeno alcuni – facciano parte di un più ampio progetto ecologista e sostenibile molto caro a Bill Gates. Il miliardario ha infatti recentemente spiegato quali siano per lui le peggiori minacce per il genere umano. Oltre a nuove e più pericolose pandemie, a preoccupare il fondatore di Microsoft «è il cambiamento climatico», come ha dichiarato in una recente intervista, «che ogni anno avrebbe un bilancio di vittime ancora maggiore di quello che abbiamo avuto in questa pandemia». Un tema, quello della salvezza del pianeta, diventato centrale anche per la Bill & Melinda Gates Foundation, la fondazione più grande al mondo (oltre 40 miliardi di euro di attività finanziate) gestita da Bill, dalla moglie Melinda e dal miliardario, economista e filantropo Warren Buffett, chiamato l’Oracolo di Omaha e considerato il più importante value investor di sempre. La fondazione, che sostiene principalmente progetti di salute pubblica, nel 2008 aveva destinato 250 milioni di euro alla promozione dell’agricoltura sostenibile tra i coltivatori dell’Africa subsahariana e dell’Asia meridionale. Altri progetti invece riguardano lo sviluppo e la diffusione di super colture resistenti ai cambiamenti climatici. Bill Gates è anche tra i sostenitori del progetto Svalbard Global Seed Vault (Deposito globale dei semi delle Svalbard), una banca dei semi situata vicino alla cittadina di Longyearbyen, sull’isola norvegese di Spirsbergen, nell’arcipelago delle isole Svalbard a circa 1200 km dal Circolo polare artico. Obiettivo della struttura è la conservazione del maggior numero possibile di varietà di sementi provenienti da tutto il pianeta, in modo da poter far rinascere le colture dopo un’eventuale apocalisse climatica.

Vecchie abitudini dure a morire

Gates resta però anche un imprenditore, sempre attento alle opportunità di investimento al di fuori del mondo green. Come riporta il Wall Street Journal, la Cascade Investment ha infatti recentemente raddoppiato il proprio pacchetto azionario nella Signature Aviation Plc, il più grande operatore mondiale di basi per jet privati. La quota sale dal 19 al 30 per cento. Un accordo da 4,7 miliardi di dollari che coinvolge anche il fondo Blackstone e la società di private equity Global Infrastructure. Un investimento strategico, visto che l’industria dei jet privaty può mangiare quote di mercato all’aviazione commerciale, messa in crisi dalle restrizioni per la pandemia globale di Covid. Unico neo: i voli privati trasportano pochi passeggeri e quindi, in rapporto agli aerei di linea, contribuiscono maggiormente all’inquinamento atmosferico. Anche per un’anima green, le vecchie abitudini sono dure a morire.

Il richiamo dell’ambiente

La terra rappresenta un forte richiamo anche per molti altri Paperoni. Per esempio John Malone, presidente della Liberty Media, è il più grande proprietario di terreni degli Stati Uniti, con 8900 km quadrati di ranch e foreste. Possedimenti complessivamente più grandi del Canton Grigioni (7105 kmq), il più esteso della Svizzera. Ted Turner, fondatore della Cnn, segue a breve distanza Malone. Nella classifica di The Land Report sui primi cento proprietari terrieri c’è anche Jeff Bezos, al 25esimo posto con 1700 km quadrati. Una cifra destinata a salire, visto che l’ex Ceo di Amazon ha creato un fondo da oltre otto miliardi di euro per la tutela dell’ambiente e la lotta contro i cambiamenti climatici. A oggi sedici organizzazioni ambientaliste hanno ricevuto in totale 700 milioni di euro. Anche Elon Musk è sceso in campo per l’ambiente, promettendo 100 milioni di dollari (82 milioni di euro) a chi gli porterà la migliore idea per drenare e immagazzinare il diossido di carbonio, ovvero l’anidride carbonica, dall’atmosfera o dagli oceani. Il concorso scientifico è organizzato dalla no-profit XPrice e sarà finanziato interamente dal fondatore di Tesla. Insomma, anche gli uomini più ricchi del mondo sono scesi in campo nella difficile battaglia per salvare il pianeta. E hanno messo a disposizione risorse enormi. Serviranno tutte.

Continuare
Abbonati per leggere tutto l'articolo
Ricordami