RSI e donne: ancora lontano l’obiettivo della parità

La CORSI: “Perplessi per i dati emersi dal monitoraggio della SUPSI”

di Giorgia Reclari Giampà

La parità di genere alla RSI resta ancora un obiettivo lontano. Lo hanno potuto constatare i rappresentanti della CORSI riuniti lo scorso 31 agosto per assistere alla presentazione del secondo Monitoraggio sulla rappresentanza di genere nei programmi RSI. Commissionato dalla RSI alla SUPSI e curato dalla professoressa Amalia Mirante, questo secondo monitoraggio (il primo si era tenuto nel 2017) ha preso in considerazione 120 programmi radio e TV, per un totale di 3’916 puntate tra ottobre e dicembre 2019. Non sono stati considerati l’offerta online, le fiction e le serie TV e, nell’ambito dell’Informazione, i singoli servizi (ma solo le conduzioni). 

Secondo la CORSI, la fotografia scattata dallo studio SUPSI lascia perplessi. A fronte di qualche timido miglioramento nel numero di ospiti femminili nelle trasmissioni, si è assistito ad un calo delle conduttrici. In generale l’obiettivo 50:50 è lontano dall’essere raggiunto.
La CORSI ha comunque espresso apprezzamento per l’iniziativa di monitoraggio, che consente di verificare nel tempo il rispetto del principio di equa rappresentanza dei generi nei programmi di servizio pubblico, principio che sta a cuore alla CORSI e previsto dalla Concessione per la Radiotelevisione.  

I risultati. Secondo i dati emersi dal monitoraggio, le conduzioni femminili sono state 1’710 (35.3%), quelle maschili 3’128 (64.7%). Percentuali simili si ritrovano anche nel rapporto tra ospiti femminili e maschili all’interno dei programmi: 36.6% contro 63.4%.
In televisione, rispetto ai risultati del 2017, si registra una lieve diminuzione delle conduzioni femminili, al 40,3% (- 3,7%). Aumenta per contro sensibilmente la presenza di ospiti femminili, dal 25.9% al 35.4% (+ 9.5%).
In radio le conduzioni al femminile sono il 33,6%, in lieve flessione (0,8 punti) rispetto al 2017. Si segnala invece un leggero aumento della presenza di donne ospiti in trasmissione: dal 34,7% del 2017 al 37.1% del 2019 (+ 2,6%). 
Quanto alle singole reti, a fronte dell’aumento di presenze al femminile a Rete Due- sia in conduzione (33%, + 5.6%) che tra gli ospiti (40%, + 5,9%) – si registra un peggioramento a Rete Tre, dove la rappresentanza femminile in conduzione si attesta al 28,4% (-9,4 % rispetto al rilevamento precedente) e in ambito ospiti al 31,8% (- 6,5%).
Secondo la CORSI, “dallo studio emerge che l’obiettivo di un’equa rappresentanza di genere sia nella conduzione sia nel parterre di ospiti delle trasmissioni è ancora lontano dall’essere raggiunto. Al contrario, purtroppo, nonostante le ripetute raccomandazioni della CORSI, un primo monitoraggio nel 2017 e il fatto che questo secondo fosse annunciato, vi sono stati addirittura dei peggioramenti in alcuni ambiti”.
La CORSI ha ribadito alla Direzione RSI la necessità di rispettare appieno il proprio mandato di servizio pubblico, garantendo un’equa rappresentanza di genere sia all’interno dell’azienda sia nella propria offerta. Inoltre, la Società regionale ribadisce con forza la necessità di occuparsi quanto prima anche degli aspetti qualitativi e non solo quantitativi. Oltre a raggiungere al più presto la parità nel numero di conduzioni e di ospiti (rappresentanza) occorre infatti una maggiore attenzione al ruolo delle donne (rappresentatività). Le donne non possono essere relegate ai temi di società, è fondamentale che la RSI sia in grado di garantire un’equa rappresentanza in tutti gli ambiti, partendo ad esempio da quello economico-finanziario, centrale in questo momento storico del nostro Paese.
 “Questo risultato è un punto di partenza” ha commentato dal canto suo Maurizio Canetta, direttore RSI “ma per raggiungere una più solida rappresentanza di genere, in grado di rispecchiare meglio la situazione e i numeri del nostro Paese – c’è ancora molto da fare. Il Comitato direttivo RSI ha pertanto deciso di introdurre ulteriori misure in grado di portare, nella nostra offerta, ad una più equilibrata rappresentanza di genere e, all’interno dell’azienda, a una maggiore consapevolezza sui temi della diversità e dell’inclusione”.

Nuove misure concrete:
Le misure decise dalla direzione intendono agire su più livelli:

  • Inclusione della promozione della diversità, non solo di genere, tra gli obiettivi di tutti i responsabili di redazione. 
  • Coinvolgimento ancora più attivo delle istituzioni e delle associazioni professionali e di categoria della Svizzera italiana per ampliare il ventaglio di interlocutrici ed esperte.  
  • Introduzione di un monitoraggio mensile dei dati che verrà messo a disposizione dei responsabili di tutte le redazioni. 
  • Rafforzamento dell’offerta formativa nel campo della comunicazione che già da vari anni RSI propone nell’ambito del progetto Donne e Media.

La CORSI ha preso atto favorevolmente delle misure annunciate dalla Direzione RSI per colmare le lacune ma si attende dei risultati tangibili a breve. Il monitoraggio sulla rappresentanza di genere alla RSI da parte della SUPSI proseguirà anche nel 2021.

Studi concordi: donne in minoranza. Il Monitoraggio della SUPSI non è l’unico a rilevare la problematica della disparità di genere alla RSI. Dati poco confortanti sono risultati anche da uno studio pubblicato il 25 agosto dall’Ufficio federale delle comunicazioni, nell’ambito del quale sono stati analizzati per due settimane durante il 2019 tutti i programmi televisivi della SSR. Secondo questa analisi le donne sulla RSI intervengono in maniera decisamente minore nei contributi giornalistici rispetto all’emittente svizzerotedesca SRF e a quella romanda RTS. Su LA 1 e LA 2 della RSI la quota dei contributi tematici giornalistici in cui sono persone di sesso femminile a prendere la parola è rispettivamente del 29 e del 33%. Alla SRF 1 si attesta invece al 45%, mentre su RTS Un e RTS Deux oscillano tra il 64 e il 56%, indica l’UFCOM in una nota odierna, precisando che dall’inizio del 2019 la Società svizzera di radiotelevisione (SSR) “è tenuta a provvedere affinché entrambi i sessi siano adeguatamente rappresentati nelle proprie offerte informative”. Secondo gli autori dello studio, le percentuali dipendono fortemente dal contesto tematico e dall’avvenimento e ci vorranno dunque ulteriori rilevamenti nei prossimi anni per realizzare una valutazione strutturale.

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