Bagagli e migranti #4

bagagli e migranti

Sicilia-Germania: l’eterno ritorno

di Valerio Furneri

A Nicola la Germania evoca ricordi contrastanti: è un luogo esotico e lontano, fatto di strane regole e abitudini, che promette comunque opportunità. Ma soprattutto è il luogo in cui vive la famiglia. 

La signora Carmela e il marito, Pietro, emigrano intorno al 1970 in cerca di migliori fortune. Lasciano il bel sole di Sicilia e la casa con vista sull’Etna per la più fredda Renania. Qui, grazie a conoscenze e vecchie amicizie si sistemano a Colonia. Pietro trova dapprima impiego presso le ferrovie, successivamente lavora presso la Gaffel, dove si produce birra locale, la famosa Kölsch. Carmela lavora presso le rotative della Rundschau, quotidiano locale. Maggiore integrazione è difficile da pensare. Ma si vive pur sempre in terra straniera, e con il cuore diviso a metà per quel bambino, l’ultimo di quattro figli, che hanno dovuto affidare alle cure di nonni e zii. Mentre Gino, Annamaria e Pina sono già in età da cavarsela, Nicola è troppo piccolo e nessuno può badare a lui. Pietro e Carmela escono da casa presto e tornano tardi. Così Nicola inizia le scuole in Sicilia, vedendo la famiglia soltanto una volta all’anno. 

Quando ha 8 anni i genitori lo portano in Germania e qui frequenta la scuola mista e poi il collegio Don Bosco. Impara rapidamente il tedesco, ma a 11 anni viene rispedito con la sorella Pina in Sicilia, dove frequenta la prima media. Carmela e Pietro sono infatti intenzionati a fare rientro a casa, preparano quindi il terreno. La donna ha sempre sognato di fare ritorno a casa e la struggente lontananza dalla Sicilia le ha fatto vedere le cose in modo differente rispetto ad altri emigranti: “c’era gente che era partita senza un soldo e quando rientrava per le vacanze mostrava con superbia quel poco di ricchezza che aveva accumulato, manco fosse arrivato lo zio d’America. Io al contrario ho sempre provato vergogna per il fatto di dover essere emigrata per avere un futuro”. 

I piani della coppia però non si concretizzano, e così dopo solo un anno Pina e Nicola raggiungono nuovamente la famiglia in Germania. Qui tra alti e bassi i figli si sistemano, Pina e Annamaria si sposano e mettono su famiglia. Gino diventa parrucchiere e trova la propria strada. Nicola inizia la scuola magistrale ma a causa di un infortunio che lo obbliga ad una lunga assenza non riesce a diplomarsi nell’anno della maturità e poiché la scuola chiude torna in Sicilia a concludere il ciclo di studi. È lì che si diploma nel 1987 e l’anno vissuto a casa è ancora ricordato come tra i più belli e spensierati. Segue quindi l’ennesimo ritorno in Germania, fortemente voluto dalla madre che vuole la famiglia riunita. 

Nicola però è determinato a stabilirsi definitivamente in Sicilia, tanto che decide di adempiere al servizio di leva e così tra il 1989 e il 1990 è di stanza a Palermo. Diversi fattori lo spingono a questa scelta: il forte legame con la terra d’origine, la discriminazione che in Germania come straniero sente costantemente, infine il senso dell’abbandono, provato da bambino. La madre Carmela vive con rammarico questa scelta: “quando Nicola ha deciso di andare via ho pianto parecchio”. Ma non sarà Sicilia. Qui è difficile trovare lavoro e nel 1990 arriva la svolta: in visita dai genitori Nicola conosce la futura moglie, anche lei siciliana con parenti in Germania. Nel frattempo una conoscente siciliana gli offre di fermarsi in un piccolo paese vicino al lago d’Iseo, in provincia di Bergamo. Qui Nicola trova una sistemazione e nel 1992 sposa Marilena con cui avrà due figlie, Valentina e Martina. Carmela guarda ancora con scetticismo alla scelta: se bisogna vivere in un posto forestiero, tanto valeva restare in Germania. 

Per Nicola, che sognava la famiglia riunita all’ombra dell’Etna, è un po’ diverso: da un lato sente il peso di questa scelta, che lo ha portato a vivere lontano dai suoi, dall’altro però è perfettamente integrato a Bergamo, dove le figlie sono nate e cresciute, dove lavora e dove non percepisce la costante discriminazione come in Germania, dov’era straniero. Ha molti amici bergamaschi: “in Germania avevamo la tendenza ad isolarci in gruppi: gli italiani con gli italiani, i turchi con i turchi ecc… Erano molto rare le amicizie con i tedeschi, e così non ci si integrava mai. Ricordandomi di questo, a Bergamo ho frequentato anche la gente del posto, tra cui ho molti amici. E anche le mie figlie hanno le loro amicizie, qui come in Sicilia, come in Germania”. 

Se pensa alla Germania oggi, per Nicola è il paese che ha offerto delle opportunità alla sua famiglia e dove alcune tradizioni si sono preservate meglio che nell’amata Sicilia.

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