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Sognando la Svizzera, tra realtà e falsi miti. Una storia di emigrazione

A maggio del 2013 Laura Casonato parte da Roma per la Svizzera, dove inizierà la sua “nuova” vita. La nostra intervista

di Emma Le Goff, studentessa del Liceo Artistico di Zurigo, “giornalista per un giorno”

Nel dopoguerra l’Italia era devastata dalle conseguenze del conflitto e molti italiani cercavano lavoro all’estero per migliorare le loro condizioni di vita. La Svizzera era una meta molto scelta, per le opportunità e la disponibilità di lavoro, specialmente nel settore dell’edilizia e dell’industria manifatturiera. Partivano treni pieni di giovani uomini, soprattutto del Sud, in cerca di speranza e futuro, dovendo però rinunciare alla famiglia che restava in Italia. Come racconta Concetto Vecchio nel saggio “Cacciateli!”, all’arrivo in Svizzera “posano per terra un solo bagaglio: tutta la loro vita è stipata in quella valigia”.

L’IMMIGRAZIONE OGGI
Anche oggi la Svizzera è una destinazione che attira gli italiani. Perché anche dopo gli anni 2000 è aumentata nuovamente l’immigrazione? Laura Casonato ci racconta di essere venuta a vivere a Zurigo con la sua famiglia dieci anni fa, per il lavoro di suo marito. La crisi finanziaria globale del 2008 ha fortemente influito sulla situazione economica italiana; inoltre, si sente spesso dire che in Svizzera la qualità della vita e del lavoro sono migliori. Ma è effettivamente così?

Laura, quali sono state le tue prime impressioni arrivando in Svizzera?
“La prima differenza che ho notato è la gente che ci vive. In Svizzera è tutto molto più rigido e severo, in Italia sono molto più aperti e disposti ad aiutare”, risponde.
Non è l’unica: la maggior parte degli stranieri, in particolar modo gli italiani, appena arrivati in questo paese così perfetto ai loro occhi, non viene accolto come spera. Non si capisce se sia legato al passato, ma il popolo svizzero continua a sottovalutare ed etichettare gli italiani. E trasmette tale atteggiamento anche ai bambini.

Com’ è stata l’integrazione?
“Il processo d’integrazione non è stato facilissimo”, ci spiega Laura, che ammette di essere stata facilitata dalla frequentazione altri italiani, avendo entrambi i suoi figli nella scuola italiana «Casa d’Italia». Una situazione descritta anche nel documentario «Siamo italiani» del 1964 e nel libro di Concetto Vecchio del 2015: gli italiani rimanevano sempre tra di loro in gruppo, per farsi coraggio a vicenda e aiutarsi.

COSA HA DA OFFRIRE LA SVIZZERA?
Non solo posti di lavoro, ma anche della qualità della vita, dei servizi, dell’organizzazione. Come ci dice Laura Casonato, in Svizzera ci sono molte più opportunità a livello lavorativo: è riuscita a trovare un impiego nonostante sia una donna con più di 40 anni e abbia preso una pausa dal lavoro di 5 anni. Inoltre, grazie al maggiore benessere economico raggiunto in Svizzera, può viaggiare di più e permettersi acquisti che in Italia non avrebbe potuto fare. Non solo per lei e suo marito ci sono molte opportunità, ma anche i figli hanno un futuro assicurato, se dovessero decidere di rimanere in Svizzera.


“Un altro vantaggio è che si vive molto di più all’aria aperta. Qui vivi nella natura, ci sono le montagne vicine, i laghi, puoi fare molte più passeggiate”, dice Laura. Mentre Roma, da dove provengono Laura e la sua famiglia, è molto grande ed urbanizzata, in Svizzera anche nelle città è più diffuso il tipico paesaggio di montagna e lago. “Se sei una persona alla quale piace la tranquillità e il contatto con la natura, questo è il posto perfetto”, aggiunge.


Un altro innegabile vantaggio è il contatto con persone di diversa lingua/cultura, che diventa più grande quando ci si arriva da piccoli, come nel caso dei figli di Laura. Avere la conoscenza e capacità di parlare due/tre lingue fluentemente già da bambini, avrà sicuramente moltissimi vantaggi per loro da adulti.
Non si può negare che la Svizzera offra, infine, sicurezza. Essendo un posto decisamente più tranquillo, si può andare in giro senza preoccuparsi troppo anche a partire da un’età molto giovane. Laura lo definisce “un paese a misura di bambino”.
In effetti ricordo che, quando frequentavo le elementari, vedevo sempre bambini anche più piccoli di me che andavano a scuola da soli, mentre io mi facevo accompagnare da mia madre.


IL SISTEMA SCOLASTICO SVIZZERO: UN SISTEMA PENALIZZANTE
La pressione a cui sottopongono i bambini e i ragazzi ad un certo punto del percorso scolastico è esagerata. “È un sistema troppo selettivo, in un’età nella quale i bambini sono ancora in fase di sviluppo e quindi non tutti hanno tirato fuori le loro capacità e competenze; è troppo presto per decidere il loro destino”, dice Laura che, madre di due figli adolescenti, aveva scelto di far frequentare a entrambi la scuola svizzera per un paio di anni. Il suo obiettivo era di farli sentire più integrati nel territorio e con la gente locale, di fargli padroneggiare meglio la lingua, in modo tale da non doversi più sentire diversi, come capita a coloro arrivati già da adulti.

Nonostante le buone intenzioni e il successo riguardo alla lingua, il sistema era però troppo severo, perciò li ha reintegrati nel sistema scolastico italiano, anche perché non dimenticassero la loro vera cultura.

DISCRIMINAZIONE
La discriminazione nei confronti degli immigrati italiani è ancora così tanto presente come lo era prima?
“Non ho mai subito della vera e propria discriminazione, però sicuramente mi sono sentita diversa. Spesso a contatto con gli svizzeri ti senti diverso e distante da loro; non ti fanno sentire accolto e integrato come invece succede con una persona della tua stessa nazionalità o anche un’altra nazionalità che non sia svizzera”, racconta Laura.


Quindi Laura non ci sono stati eventi traumatizzanti, anche se la discriminazione è ancora leggermente presente. Era tutto nato dai primi immigrati italiani, che stavano in gruppo tra di loro, perché dagli svizzeri venivano considerati degli oggetti, delle persone che non erano degne degli stessi diritti e dello stesso rispetto, pur avendo costruito gran parte della Svizzera che ancora oggi esiste.

Per quel che mi riguarda nei primi cinque anni che ho abitato qui, ho avuto un’esperienza terribile con la gente del posto. Succedeva spesso che, provando ad avvicinarmi a dei bambini svizzeri per giocare, o quando praticavo degli sport, loro mi escludessero e mi prendessero in giro per la mia nazionalità. Quello che mi colpiva di più è che c’erano tanti altri bambini stranieri, ma quel trattamento lo riservavano soltanto a me italiana.


I CLASSICI STEREOTIPI ITALIANI – ESISTONO DAVVERO?
Come si legge nel libro «Breve storia dell’emigrazione italiana in Svizzera» di Toni Ricciardi, a un certo punto gli italiani hanno cominciato ad essere visti in modo diverso dagli svizzeri, la loro cultura è emersa pure qua e si sono diffusi i classici stereotipi dell’italiano. Ma cosa potrebbe essere questo italian lifestyle? I paesaggi liguri al mare, il mercato in piazza, il cappuccino al mattino, le passeggiate serali, gli anziani sul balcone?

Molte persone scelgono l’Italia come destinazione per le vacanze, specialmente quelle estive, e alla fine ricordano soprattutto gli stereotipi. Ma questi stereotipi esistono davvero o vengono soltanto inventati dagli altri? “Negli stereotipi qualcosa di vero c’è sicuramente, io non mi rivedo molto in essi e sicuramente c’è gente completamente diversa che si differenzia, ma qualcosina rimane vero”, replica Laura.

Che aggiunge: “Non c’è nulla di male in fondo, può infastidire se si esagera e ci si scherza troppo su, altrimenti avere queste cose tipiche riferite ad un paese ti fanno sentire di appartenere a qualcosa.”

RAPPORTO CON L’ITALIA. FA PIACERE TORNARCI?
La maggior parte degli italiani trasferiti in Svizzera mantiene un buon rapporto con la propria terra, tornandoci appena possibile durante le vacanze, anche per visitare i parenti che sono rimasti o tornati a vivere lì. Questo è anche il caso di Laura, che con i suoi figli e suo marito prova sempre piacere a tornare a Roma. Talvolta però, capita che il marito rimanga a Zurigo per lavorare, e che siano perciò solo lei e i suoi figli ad andare in Italia dai nonni in treno.


La storia della migrazione dall’Italia alla Svizzera ha radici profonde nel passato e continua a svilupparsi nel tempo. Sono stati fatti molti progressi rispetto al dopoguerra, ma ci sono ancora varie cose da migliorare. Milioni di italiani hanno provato questa esperienza, che ha portato certamente svantaggi e difficoltà, ma hanno ottenuto la loro ricompensa alla fine: l’opportunità di un futuro migliore per sé stessi e per le generazioni che seguiranno.

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