Sostenibilità alimentare e ambientale: è possibile?

Tanti i temi trattati al Forum Internazionale On Food and Nutrition che si è svolto a Milano, oggi 3 dicembre, ed è stato organizzato dalla Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition (BCFN). Partiamo da un dato. Importante. Nel 2050 nel mondo saremo in 10 miliardi di persone. Come faremo a mangiare e con quali mezzi la tecnologia e l’agricoltura, ancora gestita dai piccoli contadini, ci potranno aiutare? Come faranno i 475 milioni di piccole fattorie ‘indigene’ delle lontane zone del Centro America o dell’Asia a competere con i grandi colossi dell’agricoltura, a comperare le macchine e i sensori necessari a sviluppare le competenze indispensabili in un futuro prossimo, a sostenere una propria produzione agricola libera che possa garantire loro una vita dignitosa? Quale dieta per salvare il nostro pianeta e chi lo abita?

Guido Barilla, nel suo intervento al Forum è partito dall’elogio della dieta mediterranea, sia da un punto di vista salutare che ambientale, per poi arrivare a toccare il tema, oggi sempre più discusso, dello spreco alimentare. Un problema che non lascia la Fondazione Barilla indifferente, anzi proprio la Fondazione ha messo al centro del suo operare un’agenda volta a diffondere ‘good practice’, buone pratiche di sostenibilità.

Dall’intervento del Professor Stefano Mancuso dell’Università di Scienze e Tecnologie Agrarie dell’Università di Firenze – inserito dal “New Yorker” nella classifica dei “ world changers”- al saluto del Presidente della Bocconi, il senatore Mario Monti, al contributo di Jessica Christine Fanzo, l’alto responsabile della Divisione sistemi nutritivi e alimentari della FAO, e Donatella Bianchi, Presidente WWF Italia (solo per citare alcuni degli speaker all’evento), il Forum è stato un’occasione per dibattere, nel mondo aziendale e imprenditoriale, di sostenibilità, rispetto ambientale, cambiamento climatico e innovazione nel mondo agricolo e produttivo per rispondere alla sfide odierne.

Di particolare interesse l’intervento di Andrea Renda, professore di innovazione digitale, membro del Centro per gli studi politici europei (Ceps) e del Gruppo di esperti sull’Intelligenza Artificiale della Commissione Europea. Renda ha parlato della ‘direzione’ che sta percorrendo l’industria dell’agroalimentare in molte aree del mondo, dove l’intelligenza artificiale trova sempre maggiori spazi applicativi, attraverso l’uso di droni e di robot che permettono di valutare perfettamente lo stato di maturazione di un frutto o la necessità di irrigare o utilizzare diserbanti o pesticidi diminuendo in tal modo i danni per la salute degli uomini e dell’agricoltura. È bene infatti ricordare che è ancora troppo diffuso l’uso improprio dei terreni dedicati alle monoculture con relativi danni alla biodiversità vegetale e animale. In questo rispetto, l’innovazione digitale si pone come guida per la salvezza del pianeta così come la valorizzazione delle comunità locali.

E di comunità locali ha riferito anche Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, ideatore delle manifestazioni come Cheese a Bra, il Salone del Gusto a Torino e dell’Università delle Scienze Gastronomiche a Pollenzo. Il suo messaggio è stato chiaro: le piccole aziende agricole a conduzione famigliare devono essere maggiormente aiutate. Già la Fao e l’IFAD si stanno muovendo in tal senso, cercando di dare un aiuto d’immagine a queste realtà. Contro scelte politiche che si rivolgono alle piccole aziende agricole con animo di pietismo o benevolenza, sono necessarie invece proposte che vadano ad aiutare, sostenere e promuovere la capacità delle dette aziende ad essere rappresentative e rappresentanti di ‘un altro’ modo di lavorare il terreno.

E il supporto per un nuovo modo di fare economia, e dunque anche di rapportarsi con l’agricoltura e l’ambiente in generale – ricorda Carlo Petrini – viene, chiaro, da movimenti quali i “FridaysForFuture”, espressione di una sensibilità nuova (o forse ritrovata), forte in particolare tra le nuove generazioni che, al di fuori di consessi politici, stanno esprimendo una chiara posizione di preoccupazione per l’ambiente e disapprovazione sulle scelte ambientali ad oggi implementate. Lo stesso Petrini non manca di invitare governi e governanti a guardare verso i giovani perché “i giovani hanno capito che serve un cambio profondo. Senza titubanze.”

Il messaggio conclusivo del Forum è forte ed al contempo è un invito alla presa di coscienza: lo sviluppo sostenibile rimarrà una utopia, se non verrà prestata maggiore attenzione alla comunità, anche attraverso politiche volte a ‘ridare vita’ a quei territori della campagna che sempre più si sta spopolando. Appuntamento per tutti al prossimo Forum Barilla 2020, nella speranza di concreti cambiamenti.

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