Per rimanere competitive sul mercato, le aziende in Svizzera non hanno o non vogliono aver bisogno dell’intervento dello Stato. È quanto emerge da un’indagine condotta dal KOF, il Centro di ricerche congiunturali del Politecnico di Zurigo, su dati relativi al triennio 2018-2020.
Fra le imprese che puntano sull’innovazione per crescere, ossia circa il 42% di tutte quelle attive nella Confederazione, soltanto l’11% ha infatti richiesto e ottenuto un sostegno della Confederazione. Ovvero meno di una su dieci, se si mette questa percentuale in relazione al resto delle aziende.
Fra i pochi giornali che hanno diffuso la notizia, il Corriere del Ticino parla di «imprese svizzere che snobbano lo Stato». Un dato «tendenzialmente virtuoso», commenta al quotidiano ticinese il professor Emanuele Carpanzano, direttore Ricerca, sviluppo e trasferimento della conoscenza presso la Supsi, la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana.
L’esperto rileva che perlopiù si tratta di sostegni «interni», ovvero erogati da entità regionali, nazionali o federali. «L’innovazione è una dimensione imprescindibile per un’azienda ma è difficile poter mantenere un’attività economica e nello stesso tempo innovare, inoltre il tempo e le risorse, soprattutto quelle umane, per investire in progetti più complessi con partner esterni scarseggiano. È normale quindi che le attività di ricerca e sviluppo si facciano “in casa”».
L’attore di riferimento è Innosuisse, l’Agenzia federale per la promozione dell’innovazione, scrive il Corriere del Ticino, con un modello operativo che «mette in rete» le imprese con gli istituti di ricerca delle università, delle scuole professionali e degli enti pubblici, creando un «circolo virtuoso» di ricerca e sviluppo.
«Ci si potrebbe interrogare sulla necessità di un supporto pubblico più ampio», osserva tuttavia Emanuele Carpanzano, riferendosi ai fondi di cui Innosuisse dispone annualmente, in media attorno ai 350 milioni di franchi che rappresentano «appena», sottolinea l’esperto, l’1,4% circa del bilancio complessivo che la Confederazione investe per la ricerca e sviluppo, ovvero circa 25 miliardi di franchi.
Per il responsabile della Ricerca alla Supsi, anche solo raddoppiare questa cifra e portarla quindi a 700 milioni, «non sarebbe un’operazione impropria, benché difficilmente attuabile, perlomeno politicamente, nell’attuale contesto congiunturale».
Ad ogni modo, conclude Carpanzano, «se guardiamo il volume dell’attività economica innovativa che svolgono le aziende svizzere, appare evidente che le risorse di cui dispone il programma Innosuisse sono piuttosto limitate».