Tempo libero: ma per fare cosa?

di Luca Gambardella

Oggi ripassiamo un po’ di grammatica. Prendiamo il verbo “Non avere tempo”. Presente: “Io non ho tempo”. Imperfetto: “Io non avevo tempo”. Futuro: “Io non avrò tempo”. Bene, passiamo a cose leggermente più difficili. Gerundio passato: “Non avendo avuto tempo”. Congiuntivo trapassato: “Se avessi avuto tempo”.

Io sono tra quelli che affermano, come la maggioranza delle persone che conosco e immagino quelle che non conosco, che oggi la risorsa più preziosa non sia il petrolio, non siano i dati, non sia addirittura la natura, ma sia il tempo. Sono eternamente indaffarato e il tempo non mi basta mai. Mi hanno insegnato da piccolo che “il tempo è denaro” e passo la giornata (e qui mi limito temporalmente) concentrato sul lavoro e, guarda un po’ che strano, talvolta sono persino stressato.

Si aspetta “il tempo libero”, ma libero da cosa?

Povero me. Allora con grandi aspettative aspetto il “tempo libero”. “Tempo libero”, divertente e intrigante concetto, ma libero da cosa? Wikipedia: “Il tempo libero è un lasso di tempo, nella vita umana, trascorso al di fuori degli obblighi del lavoro, della scuola, e delle attività domestiche necessarie.”

Sono così preoccupato che il “Il tempo perduto mai non si riacquista” da dedicare il tanto atteso e sudato tempo libero prevalentemente (in ordine alfabetico) ai miei amici, ai miei cari, al mio divertimento, al mio svago, hobby inclusi. Per alcune di queste attività, e qui mi appello al segreto professionale, trovo sempre tempo. Ve lo garantisco, anche se mi fa riflettere quanto leggo nella stessa pagina Wikipedia “il Situazionismo sostiene che il tempo libero è illusorio e raramente libero [..] le forze economiche e sociali si appropriano del tempo libero del singolo e glielo rivendono sotto forma di merce”.

Che mi abbiano fregato? Forse, ma alla fine poco mi importa. L’importante è avere un po’ di tempo per me. Ma questi “mio”, “miei”, “per me”, scritti in continuazione, iniziano a frullarmi e rimbombarmi nella testa. Mi fermo un istante. Stacco le mani dalla tastiera e vado sul terrazzo a guardare il lago di Lugano. Passa un’ambulanza. Penso a Vittorio, il ragazzo figlio di amici volontario della Croce Rossa. Volontari. E penso ai donatori di sangue, a chi dedica il proprio tempo ad aiutare i poveri, gli anziani, gli emarginati, ma anche ai Clown delle pediatrie. Volontari. Volontari, persone che dedicano il proprio prezioso tempo libero agli altri. Lo dedicano in maniera gratuita, dove per gratuita non mi riferisco solo al denaro, ma anche ai ritorni in termini di contatti (si dice anche networking oggi) di immagine e di reputazione.

Che abbiano più tempo libero di me? Ma dai, sicuramente no, e qui vorrei scrivere che loro hanno un dono, beati loro, di trovare nel donare il proprio tempo agli altri il piacere che io provo dedicandolo a me stesso. Ma mi sento ridicolo. Ricordo quante volte ho ripetuto, anche nel tempo libero, “Se avessi avuto tempo”. Anche a mio padre 91enne, proprio l’altro giorno quando non sono andato a trovarlo. Ma avevo tempo. Era il mio tempo libero e avevo deciso di dedicarlo allo svago e al divertimento.

Allora capisco che quando dico “Se avessi avuto tempo”, devo essere sincero con me stesso – col mondo non so, ma almeno con me stesso, sì, almeno da oggi – credo che ne valga la pena. Cambierò le mie abitudini? Non so, questo non posso garantirlo; non vorrei passare anche per ipocrita.

Ma una cosa mi è evidente: le scuse devono finire. Torno alla grammatica. Prendiamo il verbo “Non avere voglia”. Presente: “Io non ho voglia”. Imperfetto: “Io non avevo voglia”. Futuro: “Io non avrò voglia”. Bene, passiamo a cose leggermente più difficili. Gerundio passato: “Non avendo avuto voglia”. Congiuntivo trapassato: “Se avessi avuto voglia”. Ecco ci siamo: “Se avessi avuto voglia avrei usato il mio tempo in modo migliore”. Chiarezza è fatta.

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