The Art Basel and UBS Global Art Market Report

Potrebbe sembrare uno dei tanti appuntamenti rinviati alla edizione 2021. Non fosse che Art Basel è la maggiore rassegna mondiale per tutti coloro che vivono ed investono in produzioni d’arte. 

C’è dell’altro: in occasione dell’evento basilese, ogni anno viene presentato The Art Basel and UBS Global Art Market Report, vera bibbia per interpretare tendenze ed evoluzioni del mercato. Per fortuna, l’edizione 2020 è stata pubblicata, anche se in forma digitale. È necessario premettere che, come sempre, il mercato dell’arte riflette l’andamento congiunturale dell’economia: i valori sono in flessione nei periodi negativi, per riprendere non appena il ciclo economico torni favorevole. Ecco il motivo per cui l’Art Basel Report è fondamentale per interpretare i numeri con cui oggi il mercato dell’arte si presenta, e di conseguenza orientare le future scelte di investimento. 

A livello globale, le vendite di opere d’arte, antiquariato compreso, nel 2019 hanno superato i 64 miliardi di dollari, in flessione del 5% rispetto ai valori dell’anno precedente. Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina si confermano i tre poli geografici in cui si concentra l’82% del mercato dell’arte mondiale. In particolare, nel 2019 gli USA hanno totalizzato un volume di vendite di oltre 28 miliardi di dollari, il secondo livello più alto mai registrato nel continente nord americano. In seconda posizione troviamo il Regno Unito, penalizzato dalla Brexit e con una performance annuale negativa del 9%, ma che comunque si conferma al 20% delle vendite internazionali. Segue la Cina con il 18% del mercato mondiale e un totale di vendite di quasi 12 miliardi di dollari. In progressione è il mercato francese: nel 2019 ha registrato un incremento del 7%, con oltre 4 miliardi di dollari di vendite, che lo portano a rappresentare una fetta del 7% del mercato internazionale. 

Entriamo ora nel mondo dei commercianti in opere d’arte: il 2019 ha registrato un recupero del 2%, con valori per complessivi 37 miliardi di dollari. Nel 2020 questa categoria prevede una ripresa del 30% del mercato, anche grazie all’aumento del 5% di nuovi acquirenti registrato nel 2019. Per le case d’asta, il 2019 si è invece chiuso con un meno 17%, malgrado gli operatori internazionali e le principali geografie abbiano comunque difeso le rispettive quote di mercato, con il terzetto USA-Cina-UK e Francia a fare la parte del leone. 

Ma gli investitori quanto sono disposti a spendere? Il pubblico delle aste, ricorda la relazione di Art Basel, nel 55% dei casi predilige opere di valore compreso tra 1 e 10 milioni di dollari, aggiudicate nel 99% dei casi; le percentuali cambiano per gli oggetti oltre i 10 milioni di dollari, la cui vendita nel 2019 è crollata del 39%, registrando un invenduto del 35%. 

Tra i periodi maggiormente ricercati dagli investitori troviamo l’arte contemporanea e del secondo dopoguerra: insieme rappresentano il 53% del mercato. In questo settore, le vendite hanno superato i 6 miliardi di dollari. Particolarmente ricercate si confermano le produzioni dopo l’inizio del millennio, che da sole costituiscono il 23% del mercato. 

Numeri positivi per il mercato fieristico, le art fairs: nel 2019 hanno segnato transazioni per quasi 17 miliardi di dollari, con un 15% di vendite avvenute prima dell’esposizione, 64% durante, e fino al 21% dopo ogni rassegna. Per i professionisti, specie i più affermati, presenziare ad una art fair resta comunque interessante, dato che il 45% delle vendite avviene proprio durante gli eventi artistici. Il motivo è presto spiegato: nel 2019, ricordano gli esperti di Art Basel, ogni collezionista con un patrimonio personale superiore ai 30 milioni di dollari ha presenziato a ben 39 manifestazioni fieristiche. 

Il mercato dell’arte segnala un incremento anche del collezionismo femminile, che nel 34% degli acquisti è interessato a produzioni da circa 1 milione di dollari, e nel 16% ad opere da oltre i 10 milioni. Anche il comparto online fa la sua parte: lo scorso anno ha rappresentato il 9% delle vendite, con 5,9 miliardi di dollari. Mercato marginale? Non proprio: i galleristi di alta gamma che nel 2019 hanno avviato le loro vendite online, nel 57% dei casi hanno concluso affari con nuovi acquirenti, mentre il resto del mercato invece ha registrato un più 34% di affari con debuttanti. Ma non fermiamoci alle apparenze: questi sono clienti tutt’altro che sprovveduti. 

Infatti il 92% degli ultimi arrivati sulle piattaforme digitali dei professionisti nel mondo dell’arte sono gli HNW millennial collectors, i giovanissimi nativi digitali, la generazione-bitcoin, che negli ultimi decenni ha accumulato ingenti patrimoni proprio grazie alle nuove tecnologie. Le statistiche segnalano che nel 36% dei casi, i millennials comprano online opere dal valore medio di 50’000 dollari per transazione, che poi conservano in magazzini o depositi bancari, come i collezionisti tradizionali. Ma, a differenza di questi ultimi, i nativi digitali sono acquirenti infedeli: infatti rimettono sul mercato i loro tesori in meno di quattro anni dall’acquisto.

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