Tre strumenti tecnologici contro il COVID-19

SGUARDO SUL FUTURO

di Domenico Palomba

In tempi di Coronavirus, sono molti a interrogarsi su quali siano le reali potenzialità dei mezzi tecnologici attualmente nelle mani dell’uomo.

È difficile ammettere che le tecnologie a nostra disposizione non siano in grado di fornire un aiuto concreto per limitare il diffondersi di una pandemia. Dopo millenni di storia e di malattie, che hanno sterminato intere popolazioni, ci ritroviamo di nuovo, ancora una volta, di fronte alla incapacità di governare le forze della natura.

La lezione che ciascuno di noi ha certamente appreso da questa immane tragedia umana è che i protocolli sanitari sono adattati in base alle esperienze pregresse. E che pertanto ogni nuova esperienza migliora il modo in cui impariamo a reagire alle pandemie.

Come ormai tutti stiamo imparando a comprendere, quello che caratterizza il Coronavirus è la sua elevata resistenza al di fuori del corpo umano, il periodo elevato di asintomaticità e la facilità di contagio. La globalizzazione ha fatto il resto, contribuendo a diffondere il virus nei cinque continenti in tempi che soltanto dieci anni fa sarebbero stati impensabili.

Siamo stati colti impreparati, inesperti, inadeguati: i protocolli sanitari esistenti si sono rivelati inadatti a fronteggiare la diffusione. Il resto, lo hanno fatto le paure di frenare le economie di intere nazioni, l’incapacità di preparare in modo adeguato la popolazione, il prevalere dell’istinto sulla ragione, fino a quando molti Paesi hanno adottato la saggia ma drastica decisione del distanziamento sociale.

Ma possibile che, veramente, non abbiamo a disposizione strumenti tecnologici che possono aiutare nel limitare la diffusione del virus?

Guardando i Paesi che meglio, e prima di noi, hanno già affrontato simili crisi in passato, scopriamo che in realtà un piccolo aiuto le tecnologie possono certamente darlo.

Primo. Le tecnologie servono a ricostruire meglio i contatti e dunque a ridurre i contagi. L’esigenza di contenere i contagi, ad esempio, ha spinto Paesi come la Corea del Sud e Singapore ad adottare App su dispositivi mobili per ricostruire i contatti di vicinanza degli ultimi 15 giorni dei pazienti che hanno presentato sintomi da Covid-19. La tecnologia in questione, in realtà, esiste dal 2014, ed è alla base di un famoso sito per favorire gli incontri (Happn.com). Gli utenti, installando l’App sui loro cellulari, hanno la possibilità di ritrovare facilmente persone che hanno incontrato nei giorni precedenti. È alquanto singolare come un’App pensata per favorire gli incontri tra persone sia oggi usata per un distanziamento sociale programmato.

Secondo. La tecnologia aiuta ad aumentare la popolazione sottoposta a test. Esempi eclatanti, anche in Italia, hanno dimostrato che la capillarità dei tamponi consente di individuare meglio e prima le fonti di contagio. Il problema risiede, naturalmente, nella reale capacità in termini di costi e tempi nell’esecuzione dei tamponi. In alcune circostanze, si è provveduto a chiedere ai pazienti stessi di effettuare i tamponi faringei. La procedura tuttavia non è semplice e i risultati possono essere compromessi se il tampone non è eseguito correttamente. La presenza di personale medico è stata giudicata essenziale. I test basati su tampone sono test molecolari: richiedono ore di laboratorio per ottenere risultati attendibili. Il principale fattore limitante nel caso di test molecolari è pertanto il tempo: l’esito è disponibile dopo molte ore, sempre che i laboratori siano facilmente raggiungibili. Un ulteriore limite è la disponibilità di reagenti chimici, essenziali per l’esecuzione dei test e la cui disponibilità è attualmente limitata. Alcune società stanno tuttavia studiando la possibilità di utilizzare test sierologici, piuttosto che test molecolari. Si tratta di analisi del sangue che servono a ricercare opportuni anticorpi. Tali test, sebbene meno precisi (la presenza di anticorpi è riscontrabile soltanto dopo un periodo di tempo), hanno riscontri più rapidi (in soli 10 minuti) e si prestano pertanto ad essere eseguiti su una popolazione più numerosa, essendo sufficienti poche gocce di sangue.

Terzo. La tecnologia permette l’inferenza statistica per individuare “marcatori” prima della comparsa dei sintomi. L’uso di strumenti avanzati di intelligenza artificiale (in particolare deep-learning, reti neurali ad apprendimento supervisionato) ha consentito ad alcune società di raggiungere livelli di precisione nella diagnostica di patologie cancerogene alla singola cella. La tecnologia è nota sotto il nome di “Single-cell precision diagnostic”. Alcune società specializzate nel settore starebbero sperimentando l’utilizzo delle stesse tecniche di diagnostica sulla singola cella per individuare la presenza di virus in cellule malate mediante le alterazioni che il virus provoca, ancora prima del manifestarsi della malattia.  Il test avrebbe pertanto sia i vantaggi offerti dai tamponi, ovvero la precisione nella diagnosi, sia quello offerto dai test sierologici, ovvero la semplicità di esecuzione (poche gocce di sangue sarebbero sufficienti ad inferire statisticamente la presenza del virus).

 

Per maggiori approfondimenti:

1. Coronavirus cases have dropped sharply in South Korea. What’s the secret to its success?
https://www.sciencemag.org/news/2020/03/coronavirus-cases-have-dropped-sharply-south-korea-whats-secret-its-success

2. To win the long game against coronavirus, scientists race to roll out a different kind of test
https://qz.com/1825382/scientists-are-racing-to-perfect-a-blood-test-for-coronavirus/

3. Immune Cell Profiling of COVID-19 Patients in the Recovery Stage by Single-Cell Sequencing
https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.03.23.20039362v1

 

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