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Trump: un “sogno” americano

di Dario Furlani

Negli USA il suo carisma e le sue azzardate dichiarazioni erano già note prima della sua nomina a presidente, ma pochi, in Europa e nel resto del mondo, conoscono davvero la sua figura e il suo percorso professionale. L’ormai ex presidente Donald Trump ha ora davanti a sé una lunga battaglia legale per riacquisire la sua vecchia posizione e molto difficilmente qualcosa potrà distoglierlo dal proprio obbiettivo. Trump: An American Dream tenta di fare luce sulla vita del celeberrimo miliardario, ripercorrendo la sua biografia e dipingendo il ritratto di un combattente che non accetterà mai di vedersi negata la propria autorità.

Prodotta nel 2017 dall’emittente britannica 72 Films e disponibile su Netflix, la miniserie di quattro episodi cerca di fornire un’oggettiva fotografia del magnate newyorkese intervistando amici e avversari che, pur evidenziando pregi e difetti, arrivano sempre a una conclusione: Donald Trump non è il tipo di persona che si incontra tutti i giorni.

Uno spirito duttile, sempre pronto ad adattarsi alle situazioni e a trovare un modo per vincere o per farla franca. Assistere al suo sbarco nel mondo dell’edilizia e del commercio, nonché seguirlo da vicino mentre affronta le prime diatribe, non può che far riflettere sull’evoluzione di un uomo che da impresario di successo si è trasformato in una delle figure politiche più influenti al mondo. Un’ascesa che però non può essere attribuita esclusivamente alle sue innegabili doti istrioniche, quanto anche alle dinamiche e le ideologie alla base del popolo statunitense. 

Perché, già da come suggerisce il titolo, Trump non è il protagonista indiscusso della miniserie. Il sogno americano, la folle e ambiziosa corsa al successo che il paese dalla bandiera a stelle e strisce ha sempre incoraggiato, è infatti l’invisibile vento che spinge ogni singola azione dell’ex presiedente. L’imprenditore abbraccia in tutto e per tutto il machiavellico motto ‘Il fine giustifica i mezzi’, utilizzando ogni mezzo lecito o illecito, morale o immorale, per raggiungere i suoi prestigiosi obbiettivi. Nonostante il prodotto cerchi di rimanere neutrale sentendo entrambe le campane, il protagonista non ne esce mai intonso. Il verdetto finale è riposto nelle mani degli spettatori che però sono sempre guidati alla stessa conclusione, verso un giudizio negativo

L’efficacia della serie sta nell’evidenziare come soltanto in una società profondamente educata all’ammirazione del successo un personaggio come Donald Trump può emergere in un modo così impetuoso e teatrale. Tutto è show, tutto è pubblicità, anche il modo di fare affari. Il miliardario newyorkese non è che un grande conoscitore delle dinamiche sociali del suo paese. Vederlo muoversi tra scandali, talk show, aule di tribunale e uffici amministrativi dà l’idea di osservare un uomo completamente a proprio agio dentro il proprio elemento, un pesce dentr’acqua. In un mondo le cui colonne portanti sono lo spettacolo e l’intrattenimento, l’idea di business di costruire qualcosa di sempre più grandioso non può che germogliare e crescere con facilità. L’eccesso è la chiave per raggiungere il cuore di una larga fetta di americani, quelli che amano lo sproporzionato, l’estremo. E Trump lo sa bene.

Tutto ciò si rispecchia nelle affermazioni e nelle parole del magnate. Ogni volta che un microfono si avvicina alle labbra dell’ex presidente non registrerà altro che ‘sono estremamente soddisfatto, sono entusiasta, le cose non potrebbero andare meglio di così’. Non esiste un vero commento o un’opinione, solo un disco rotto di affermazioni positive ed entusiastiche.

Forse in fondo è questa la vera chiave di lettura per comprendere il personaggio di Trump. Non esiste il fallimento, non esiste la sconfitta e se essa arriva, significa che qualcuno ha tramato per rubargli la sua amata vittoria.

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