Vini, spiriti e aceti fanno volare il made in Italy: valgono oltre 20 miliardi di euro
di Giorgio Marini
Vini, spirits e aceti sono tre settori di grande importanza, simbolo di eccellenza Made in Italy nel mondo. Questi comparti mettono insieme oltre 2.600 imprese industriali, sostengono l’occupazione di circa 30.000 persone e generano un fatturato di quasi 21 miliardi di euro.
L’esportazione dei prodotti nell’ambito di queste categorie riveste un ruolo strategico, dal momento che contribuisce significativamente alle vendite internazionali nel settore del food & beverage (con una quota del 21%) e alla bilancia commerciale agroalimentare con un saldo positivo di 8,6 miliardi di euro, il valore più alto tra i prodotti italiani del settore.
Grazie all’ottima reputazione consolidata nel tempo e alla leadership conquistata sulla scena mondiale, per l’export di aceti e vermut l’Italia si posiziona in testa alle classifiche dell’export, e seconda per le esportazioni di vini imbottigliati (fermi e spumanti) e liquori.
Sono alcune caratteristiche del mercato illustrate dalla società di consulenza strategica e aziendale Nomisma in occasione dell’Assemblea Generale dell’associazione tricolore Federvini. Attualmente le imprese si trovano ad affrontare alcune sfide nell’attuale scenario commerciale.
L’inflazione dei prezzi al consumo, causata dall’impennata dei costi produttivi e aggravata dalle conseguenze della guerra russo-ucraina, ha comportato una contrazione delle vendite di vini, spirits e aceti nella grande distribuzione organizzata (GDO) nel 2022 e nel primo trimestre del 2023.
Tuttavia, in parallelo, il consumo fuori casa ha registrato una ripresa, sostenuto anche dal ritorno dei turisti stranieri nella Penisola mediterranea.
Per quanto riguarda l’export – che, come abbiamo visto, rappresenta il fiore all’occhiello del mercato preso in considerazione – il primo trimestre 2023 ha evidenziato alcuni mercati in sofferenza (per esempio quelli di Germania, Regno Unito e Cina). Una situazione, questa, che però ha portato la performance dei vini italiani a livelli inferiori alla media mondiale. Sul versante degli spirits, invece, la variazione appare positiva e superiore alla media.
Tuttavia, oltre alle opportunità e alle criticità del mercato, il settore tricolore si trova ad affrontare nuove problematiche legislative. Il 22 maggio scorso, l’Irlanda ha adottato una legge che richiede l’etichettatura degli alcolici con avvertenze sanitarie.
Nello specifico – come spiega una nota di Federvini – il ministro della Salute irlandese ha firmato una legislazione che richiede che l’etichettatura delle bevande alcoliche comprenda il contenuto calorico e i grammi di alcol, nonché avvertimenti sui rischi di cancro e malattie del fegato e sui pericoli del consumo di alcol durante la gravidanza.
Il caso irlandese – primo in Europa nel suo genere – ha dato il via a un dibattito in corso a livello europeo sui cosiddetti “health warning” in etichetta per le bevande alcoliche. Le voci critiche sottolineano soprattutto la differenza tra abuso e consumo responsabile di alcol e rimarcano l’esistenza di modelli alimentari millenari in cui il consumo di vino e di altre bevande alcoliche è parte integrante delle tradizioni delle medesime popolazioni, tra cui quella italiana.
Ha commentato, infatti, Micaela Pallini, presidente di Federvini: “La scelta irlandese mette sullo stesso piano consumo e abuso, senza intervenire sull’educazione ad un approccio responsabile e moderato e quel che è peggio è che si rivelerà sostanzialmente inutile”.
Ha poi aggiunto Pallini: “Sulla questione, l’Italia ha saputo muoversi compatta, istituzioni e imprese, ma dobbiamo ora continuare a fare squadra sul piano internazionale per evitare che il caso irlandese possa indurre altri Paesi a seguire la stessa strada. Alla base della decisione irlandese c’è la mancata comprensione che l’abuso si sradica e si combatte con l’educazione, non con il proibizionismo. L’Irlanda e più in generale Bruxelles guardino all’Italia, ai valori della dieta mediterranea e alla sua cultura di consumo consapevole”.
Contestualmente, l’Assemblea Generale della Federazione ha presentato le nuove ‘Linee Guida sull’autoregolamentazione nella comunicazione commerciale e promozionale delle bevande alcoliche’. Si tratta di un documento organico che riepiloga le raccomandazioni che tutte le aziende associate devono prendere a riferimento per garantire uno standard di comunicazione commerciale e promozionale di bevande alcoliche corretto e trasparente e promuovere modelli di consumo equilibrati e responsabili.