di Maria Moreni
Effetto nostalgia, puntando sulla qualità
Il “come eravamo” è diventato il “come siamo” sotto i colpi della forza dirompente e attualissima del vintage, “categoria dello spirito del tempo” a cui il volume è dedicato.
QUALITÀ E RISPARMIO
Nel francese antico vendenge indica la denominazione di vini di annata di particolare pregio, come ricorda l’Enciclopedia Treccani. Etimologicamente, però, la parola «vintage» deriva a sua volta dal latino vindemia, composta dai termini vinum e demere: «levare, raccogliere il vino». Tecnicamente basta una ventina d’anni per rendere un oggetto vintage. Come distinguerlo da qualcosa che è “semplicemente” vecchio? La differenza risiede nella qualità. “E nella capacità che quell’oggetto ha avuto di innovare: di imporsi, cioè, rispetto all’ordinario, come punto di passaggio nel gusto, nello spirito, nelle forme”, aggiunge Minardi. Vintage, pertanto, si diventa “per valore, per originalità̀, per capacità di essere inimitabile, sinonimo di raro e al tempo stesso di irripetibile”. Come poi accade sempre in tempo di crisi, dalle automobili ai mobili, il settore dell’usato sta vivendo per forza una grande rinascita: in momenti di ristrettezze come quelli attuali, ci si disfa di cose non più utili e si compra quello che serve a prezzi ridotti. Secondo una recente ricerca BVA Doxa per il portale Subito.it, in epoca di Covid-19 ben 7 italiani su 10 hanno scelto la compravendita di usato da marzo 2020 all’inverno 2021. Se per molti erano già un’abitudine (39%), gli acquisti di seconda mano sono stati una scelta, se non una vera e propria necessità, durante i lunghi mesi di incertezza della pandemia e ancora oggi, in un periodo storico in cui occorre essere il più possibile cauti a comprare, cogliendo opportunità di risparmio o di guadagno. Nello stesso tempo, si è andata affermando una maggiore consapevolezza del valore delle cose, accanto a una riconsiderazione delle proprie priorità.
SAPORI, PROFUMI, RICORDI RETRÒ
È comunque uno dei grandi cortocircuiti dell’era contemporanea, quello a cui stiamo assistendo, come ci spiega bene Minardi. “La voce di Orietta Berti che fuoriesce da una cassa bluetooth mentre un barman in gilet e baffi a manubrio serve un Old Fashioned in uno speakeasy inaugurato da poco”. Solo un esempio, tra i tanti, per indicare la confusa commistione di immagini e oggetti di epoche diverse, stili di vita dimenticati e musica e altri oggetti retrò. Le pastiglie Leone. Le scatoline tonde in latta delle liquirizie Tabù e quelle del Borotalco Roberts, profumata polvere dell’infanzia. I vasetti della mitica colla Coccoina, il cui odore ricorda quello delle mandorle. E ancora. Come dimenticare la cedrata Tassoni, l’aranciata amara Sanpellegrino o il Camparino rosso, nelle bottigliette monodose firmate da Fortunato Depero. Sui social imperversano ricordi e aneddoti legati a quei “gusti di una volta” tra tendenze e mania, risalendo sempre più all’indietro, procedendo a ritroso di decade in decade, tra link, immagini, vignette commoventi o scherzose. “Espressioni di un passato in cui rifugiarsi”, scrive l’autrice de “Il grande libro del vintage”, “ma anche di un’esperienza collettiva, comune e riconoscibile, di uomini, di sigle e di cose”. In un momento in cui, peraltro, tutto è già in piena riscoperta, dallo spot Apple del 1997 con il claim «Think Different» e la mela ancora colorata alle sigle di “Sandokan” e di “Orzowei, il figlio della savana”, miniserie italo-tedesca tratta dal romanzo del pedagogista Alberto Manzi.
REVIVAL DI LUSSO
Il passato si celebra anche sulle passerelle e torna a essere indossato per le strade con gonne a ruota anni Cinquanta, come quelle che Christian Dior lanciò per la prima volta nel 1947 per suggerire la rinascita post-bellica” – abitini bon ton, camicette a pois, ballerine “Madame Repetto” ispirate alla musa Audrey Hepburn, occhiali da gatta alla Brigitte Bardot. Con l’uscita del film House of Gucci, con Lady Gaga nei panni di Patrizia Reggiani, accusata di aver commissionato nel 1995 l’omicidio del marito Maurizio Gucci, della celebre dinastia di moda fiorentina, molte piattaforme digitali di vendita online di capi continuano a fornire pezzi unici anni Settanta e Ottanta, ispirati alla pellicola, agli appassionati che vogliono appenderli nei loro guardaroba di oggi. Oltre a un tripudio di lavorazioni all’uncinetto (il crochet), come quelle che si vedevano fare a nonne e zie durante l’infanzia. Ai Giochi Olimpici di Tokyo 2021, dopo aver incantato tutti sul trampolino, tanto da valergli un oro olimpico, il tuffatore britannico Tom Daley ha regalato una scena memorabile sugli spalti: durante la finale femminile del trampolino da tre metri, il campione, per stemperare la tensione, lavorava a maglia.
TARGET TRASVERSALI
Un ulteriore aspetto interessante della “vintage-mania” è che sono stati i più giovani a far detonare il fenomeno. Secondo il report “ThredUp”, per esempio, negli Stati Uniti il 37% degli esponenti della Generazione Z (sotto i 24 anni) ha comprato o comprerà entro la fine dell’anno un capo o un accessorio di seconda mano (nel 2017 la percentuale era del 26%). La moda di seconda mano è spesso considerata “altamente instagrammabile”, in grado di creare viralità sul web, e molte sono le app che guidano la tendenza e fanno incontrare venditori e acquirenti sul nuovo mercato nato nel web: una facilità di compra/vendita che prima non c’era e che sta trascinando il mercato. Si aggiunga la consapevolezza, che il target più giovane ha ben presente, del valore aggiuntivo della moda usata: ossia la ri-circolazione di un capo, in un’ottica di economia della condivisione anti-spreco che è una esigenza ormai molto radicata in tutti noi. Ci si rinnova il guardaroba con poco e con l’idea di indossare un capo vissuto e con una storia, il che affascina al pari dell’idea di far trovare nuove case alle tue vecchie cose. In Italia, comunque, non sono solo i giovanissimi a comprare i prodotti usati, almeno secondo quanto risulta dalle stime che Vestiaire Collective, piattaforma con 8 milioni di membri in tutto il mondo, realizzate per conto del quotidiano economico “Il Sole 24 Ore”. Gli utenti più attivi nella Penisola sul sito francese, fondato nel 2009, sono le donne (75% del totale degli utenti) tra i 25 e i 34 anni, ma la fascia che compra di più va dai 30 a gli oltre 50 anni. Chi vende ha tra i 35 e i 45 anni. Usato e vintage sono di grande tendenza, trasversalmente, sia per Boomers, sia per Millennials e ragazzi della Gen Zeta.
IL VALORE DELL’ESPERIENZA
Dai servizi da tè anni Cinquanta a pizzi, frange e nappine che quasi nessuno, ormai, sa più tessere, fino al remake di un film o di una serie indimenticabili, il gusto per le cose di un tempo, “fatte come una volta”, o caratterizzate dalla suggestiva atmosfera d’antan si è tradotto in una vera e propria invasione commerciale continua e multiforme di oggetti iconici. Sia chiaro: il successo o la resilienza di prodotti rispolverati e riproposti ai consumatori, rinfrescati dell’odore di naftalina, illuminati dai trucchi del marketing contemporaneo, dipendono dall’effettiva qualità degli stessi, come si è visto, ma anche dalla loro capacità di continuare a regalare a chi ne entra in possesso quello che, nonostante la magia dell’interattività del digitale, il web non è stato ancora capace di replicare: il valore dell’esperienza, sia essa fisica o psicologica o caratterizzata da entrambe le componenti. Siamo spinti verso il passato “tra ragioni dell’inconscio, individuali e collettive” – scrive ancora Minardi – e “tentazioni culturali di rilanciare tendenze, estetiche e tecnologiche agendo sulle emozioni del consumatore”. Ed è così che il vintage si è fatto largo e si sta davvero affermando come “il più rassicurante antidoto al presente”.

5 MOSSE FONDAMENTALI
Ecco alcuni consigli per trarre il massimo dagli acquisti di seconda mano e per chi è alle prime armi nel settore (Fonte: Ansa.it).
Via libera agli accessori
Cominciate a comprare borse, foulard e qualche calzatura. Allenerete l’occhio alla scelta del look più adatto alla vostra personalità.
Puntate sui capi evergreen
Tubino nero, trench, camicia bianca, un jeans dal taglio anni ‘90, e ancora un blazer o un maglione in cashmere sono i capi che non possono mancare in nessun guardaroba.
Attenzione alla scelta della taglia
Nel caso del vintage non è un dettaglio banale: le taglie di venti o trent’anni fa sono molto diverse da quelle proposte al giorno d’oggi dai brand di moda. Nei negozi provate i capi con attenzione. Se acquistate online verificate anche le misure in centimetri che vengono spesso fornite per vita, fianchi e lunghezza maniche o gamba per i pantaloni.
Personalizzazione e creatività
Può capitare di innamorarsi di un capo vintage che non ci calza proprio a pennello, al quale si sono allentate delle cuciture o manca un bottone. Non rinunciate all’acquisto, ma sistematelo in modo creativo, anche con il supporto di una sarta, se non siete molto esperti nel taglio e cucito. Può essere l’occasione per un’ulteriore personalizzazione.
“Riciclo” ecologico
Definite un budget prima di lanciarvi nello shopping, evitando gli acquisti compulsivi. Il mondo del second hand permette di tornare a casa con qualche capo in più, grazie ai prezzi più contenuti, e di dare una mano all’ambiente: allungare la vita di una giacca o di un pantalone evita che si trasformino in rifiuti, spesso difficilmente smaltibili.