Un Giappone da cartolina a Lugano

In foto: Bijin. Matsumura, Tokyo. 15 settembre 1926. Cromolitografia con dettagli in pigmenti metallizzati.

Uno straordinario mosaico di seicento capolavori in miniatura in cui si esprimono la finezza estetica e la maestria tecnica tipiche del Giappone è esposto al MUSEC – MUSEO DELLE CULTURE di Lugano. La mostra SOUVENIR DU JAPON Cartoline della Collezione Ceschin Pilone (1898-1960), inaugurata lo scorso 1° marzo, è visitabile fino al 5 settembre 2021.

Presentate per la prima volta al pubblico, le cartoline esposte sono selezionate a partire delle quasi seimila immagini della Collezione Ceschin Pilone, la più grande d’Europa. Una straordinaria raccolta che rappresenta in modo egregio la molteplicità delle tecniche dei soggetti utilizzati in Giappone negli anni d’oro della cartolina, dai primi del Novecento alla Prima Guerra mondiale, e nei decenni successivi.
Allestita nello Spazio Maraini al piano terra di Villa Malpensata, l’esposizione «Souvenir du Japon. Cartoline della Collezione Ceschin Pilone (1898-1960)» presenta seicento cartoline, accuratamente selezionate dalla curatrice Moira Luraschi (MUSEC) per restituire al visitatore la straordinaria creatività e la raffinatezza esecutiva con cui il Giappone ha elevato la cartolina a vero e proprio genere d’arte. La Collezione, costituita all’origine da Marco Fagioli, nel 2018 è stata posta in deposito al MUSEC nel 2018 dalla Fondazione Ada Ceschin e Rosanna Pilone, partner di lunga data del MUSEC nel campo della fotografia e dell’arte dell’Oriente.

Monte Fuji. Editore: Benridō per il Japan Travel Bureau. 1918-1945. Cromolitografia

Soppiantata dalle tecnologie fotografiche, la cartolina può sembrare oggi un oggetto dal gusto retrò. Nella prima metà del Novecento era invece la miniatura di un mondo sempre più veloce e tecnologico, un oggetto emblema della modernità, non solo per le immagini che la illustrano, ma anche per il fatto stesso di esistere e di circolare in un mondo che diventava sempre più villaggio globale.
Anche in Giappone, in quegli anni, era in atto una vera e propria corsa alla modernizzazione, che portò anche rapidamente alla creazione di un efficiente servizio postale collegato con tutto il mondo: erano oramai finti i tempi in cui i postini tatuati correvano seminudi per le strade, suscitando la curiosità dei primi viaggiatori occidentali.

Un collage di cartoline della
Collezione Ceschin Pilone

All’epoca, l’affermarsi della cartolina come principale strumento di comunicazione portò alla realizzazione delle più belle opere del genere, in un’epoca a cavallo tra la modernità dei mezzi di stampa e il perdurare della tradizione locale della stampa xilografica. La Collezione esposta ne documenta la raffinatezza esecutiva tipicamente giapponese, capace di estendersi dai soggetti e dalle tecniche tradizionali, fino alle innovazioni nella riproduzione fotomeccanica e alle sperimentazioni artistiche del design Liberty e Art Déco. Sia nei materiali sia nelle tecniche per la realizzazione delle cartoline, elementi locali si mescolano a stili occidentali. La lacca, ad esempio, fu uno dei materiali tradizionali più impiegati per impreziosire dettagli o creare intere immagini più o meno stereotipate, realizzate con un gusto occidentale. Un altro materiale di prestigio usato per le cartoline sono i colori a olio, che a questa volta appartengono alla tradizione pittorica occidentale. Nelle cartoline a olio, i paesaggi orientali si piegano totalmente allo stile occidentale, come piccoli quadretti di un salotto borghese dei primi del Novecento. Per quanto riguarda le tecniche di realizzazione artigianali, la più diffusa era la stampa xilografica a colori su carta increspata a mano. Dall’Occidente furono invece introdotti moderni mezzi di riproduzione fotografica, che permisero di produrre cartoline con immagini fotografiche incise su legno.

Spesso le cartoline erano un’alternativa più economica ma altrettanto bella alle fotografie all’albumina dipinte a mano. Erano così spesso acquistate per essere collezionate e conservate ordinatamente all’interno di album, come tipici ricordi di viaggio. È il caso della maggioranza delle cartoline della Collezione, che non hanno «viaggiato», ovvero non sono state spedite. Non mancano però in mostra esempi di cartoline che hanno viaggiato, come quelle quelle spedite tra il 1903 e il 1904 dall’ammiraglio Romeo Bernotti alla fidanzata.
Per loro natura, le cartoline erano fatte per viaggiare e lungo il loro viaggio verso il legittimo destinatario, spesso fino dall’altra parte dell’Oceano, risultavano visibili a tutti e promuovevano così una conoscenza visuale diffusa del Giappone. Una conoscenza che nel tempo ha portato anche alla nascita di stereotipi sul Paese del Sol Levante, come le geisha, i ciliegi in fiore, la vetta del monte Fuji innevata. Un Giappone da cartolina, appunto.

Le seicento cartoline in mostra sono raggruppate in maniera da illustrare alcuni dei generi più tipici, quali immagini celebrative, soggetti buffi o satirici, immagini di disastri – precursori del fotogiornalismo e spesso pubblicate 48 ore dall’evento – soggetti erotici. Sono illustrati anche i supporti e le tecniche, quali la stampa xilografica su carta increspata a mano, la stampa o la pittura a mano su legno, le cartoline arricchite di dettagli in oro e lacca, le cartoline dipinte a olio secondo una tecnica tipicamente occidentale.

SOUVENIR DU JAPON
Cartoline della Collezione Ceschin Pilone (1898-1960)
Lugano (Svizzera), MUSEC | Museo delle Culture (Villa Malpensata, Riva Caccia 5/ Via Giuseppe Mazzini 5– entrata principale dal parco).
1° marzo – 5 settembre 2021
Orari:
Tutti i giorni dalle 11.00 alle 18.00. Chiuso il martedì.
Informazioni:
Tel. +41(0)866 69 60; info@musec.ch; www.musec.ch

Geisha osserva il fiume. Editore: Seikyokudō, Kyoto. 1918-1933. Cromolitografia con dettagli in
pigmenti metallizzati. Il timbro rosso commemora il nuovo accordo di scambio postale tra Giappone e Canada del 1 marzo 1936.
Continuare
Abbonati per leggere tutto l'articolo
Ricordami