Un nemico altrettanto insidioso

di Moreno Bernasconi, giornalista e commentatore politico

Nella fase di emergenza acuta e totalmente inaspettata della pandemia, il contenimento del contagio ha avuto giustamente priorità assoluta su tutto il resto. Con misure d’eccezione occorreva anzitutto rallentarne la curva esponenziale affinché le infrastrutture sanitarie non giungessero al collasso.

Ma passato lo tsunami violento della prima emergenza, la vera battaglia sanitaria contro COVID-19 si conduce nei laboratori di ricerca. Prioritario è il finanziamento e il coordinamento su scala mondiale delle ricerche volte a conoscere in modo approfondito il nuovo virus e a creare il più rapidamente possibile un vaccino per combatterlo Le notizie sull’andamento dei test sono finora molto rallegranti: potremmo avere un vaccino commercializzato già entro la fine di quest’anno.

La fase di emergenza, con il suo corredo di divieti e di paralisi senza precedenti di buona parte delle attività umane collettive, ha dato a molti l’impressione che COVID-19 fosse un nemico paragonabile alla cosiddetta Spagnola, che un secolo fa infettò un quarto della popolazione mondiale provocando 50 milioni di vittime (su un totale di 2 miliardi). In realtà, le evidenze epidemiologiche emerse finora indicano che pur essendo in taluni casi molto violento, COVID-19 non decima i giovani adulti (che erano stati la fascia di popolazione più falcidiata dall’epidemia di cent’anni fa) e ancor meno i bambini ma colpisce mortalmente soprattutto persone molto anziane e/o già fortemente indebolite da altre malattie. Certo, non sappiamo come evolverà nei prossimi mesi il virus (se evolverà in peggio o si indebolirà).

Ma in attesa di ulteriori certezze epidemiologiche e soprattutto di un vaccino, mi pare controproducente oggi continuare a ritenere che i rischi e i danni più gravi della crisi innescata da COVID-19 siano solo e soprattutto quelli sulla salute e che l’obiettivo numero uno delle politiche da attuare per far fronte alla crisi sia ancora soprattutto di tipo socio-sanitario.

Occorre aprire gli occhi su un nemico che è altrettanto insidioso: le gravi conseguenze della paralisi socio-economica che pesano e  andranno a pesare per lungo tempo sul tessuto sociale ed economico.

A pagare la fattura più grave saranno le famiglie indigenti e/o precarie dal punto di vista dell’occupazione, la piccola imprenditoria e soprattutto i giovani. Questa crisi, – che si annuncia foriera di una grave recessione e aggraverà l’indebitamento degli Stati già indebitati fino al collo (che rischiano di rifarsi con tasse patrimoniali a scapito anche di piccoli proprietari e detentori di modesti risparmi) -peserà a lungo come un macigno sulle spalle dei giovani e delle categorie più fragili. Molte piccole aziende rischiano di non reggere e dovranno chiudere i battenti.

L’impennata della disoccupazione rischia di mettere a dura prova il Welfare e i senza lavoro e/o precari andranno ad ingrossare i ranghi dei movimenti di protesta anarchica che da tempo riempiono le nostre piazze nonché dei partiti populisti. Insomma: i danni socio-economici e le loro ripercussioni sui piccoli risparmiatori e proprietari, sulle famiglie meno agiate e sui giovani potrebbero rivelarsi ben più durevolmente devastanti di quelli sanitari.

 

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