Il boia di Cater Street. La Recensione di Moreno Macchi
«Il fatto che
non apparteniamo
alle classi lavoratrici
non significa che
ce ne stiamo in ozio!»
«Io non indago
sui delitti
per passatempo»
Anne Perry
Il boia di Cater Street (romanzo)
I classici del giallo Mondadori
Avventuriamoci questa volta in un giallo pseudo vittoriano; il primo tra tutti quelli scritti dalla brava Anne Perry, che ambienterà volentieri le sue storie poliziesche appunto nella Londra di quei tempi gloriosi, nella quale non mancavano squartatori, assassini, malviventi, ladri e borseggiatori di ogni tipo, ricchezze incalcolabili e terribile miseria, presuntuosi borghesi e umili lavoratori, tra i quali spiccavano quelli (numerosissimi) che prestavano servizio presso le grandi famiglie, solitamente residenti in opulente, protette e sontuose dimore dei bei quartieri della capitale: maggiordomi, cameriere, governanti, camerieri, valletti, fantesche, cuoche, dame di compagnia, bambinaie, aiuti cucina, sguatteri, giardinieri e factotum.
L’epoca in questione ha tentato diversi autori contemporanei, tra cui ricordiamo con grandissimo piacere l’americano Charles Palliser, che alla redazione di The Quincunx il suo geniale roman à clef (1989, purtroppo non tradotto in italiano) dedicò ben dodici anni, e Michel Faber che nel suo splendido Il petalo rosa e il cremisi (2002) fa convivere l’universo londinese del 1870 e il delicato mondo dei profumi.
Tutti gli ingredienti del perfetto romanzo vittoriano sono presenti ne Il boia di Cater Street: le ricche carrozze, i giovani galanti e impettiti, le sfarzose feste, i balli della buona società dove sfoggiare le eleganti toilettes, i fiumi di Champagne, i brillanti lampadari e i morbidi tappeti, le accoglienti alcove e i comodi divani, le sete e i cuscini fruscianti, le corse di cavalli, il mormorio del taffetà, lo splendore dei diamanti, l’arrossire dei rubini, gli stordenti profumi, il calore soffocante delle centinaia di candele su altrettanti candelabri e il discreto crepitio dei camini tra i velluti e i broccati dei signorili saloni. E fuori il freddo, la pioggia insistente e la nebbia che avvolge la capitale infreddolita e piena di misteri.
Nello splendido salotto degli Ellison incontriamo subito Esther, Charlotte e Sarah, le tre figlie di casa, assorte in assai piacevoli conversari mentre sorseggiano l’inevitabile tè in compagnia della zia Susanna e di un’ospite. La conversazione cade quasi subito sul caso della giovane Chloe Abernathy, che è stata trovata morta strangolata in una stradina non molto lontana da lì. Fatto increscioso. La giovane è subito commiserata, ma anche immediatamente e impietosamente giudicata dalle signore.
Charlotte è un vero spirito libero e la ribelle di famiglia. Ha l’abitudine di leggere di nascosto i giornali del padre, il quale – come tutti i pater familias dell’epoca che si rispettino – vorrebbe che mogli, signore e signorine si astenessero dalla lettura di quegli orribili rotocalchi che immancabilmente riportano solo brutte notizie e fatti scandalosi e che è quindi molto meglio leggano solo gli uomini.
Una sera Edward Ellison ritorna al domicilio in uno stato di profonda agitazione ed esige che il giornale che ha con sé venga subito fatto scomparire in modo che le signore non possano vedere la terribile nuova notizia scritta a caratteri cubitali sul quotidiano: un’altra ragazza è stata assassinata in Cater Street. Troppo tardi! La curiosità femminile è infatti stata immediatamente stuzzicata dal fare misterioso e guardingo di Edward e dalla discussione a bassa voce nell’atrio di casa, così le tre sorelle si sono precipitate ad origliare e sono quindi già al corrente del fatto cruento quando il padre fa la sua comparsa nel salotto.
Un terzo omicidio scatena la paura nel quartiere.
Ecco fatto: le premesse ci sono e le condizioni per la prima entrata in scena dell’ispettore Pitt sono riunite; stiamo per fare la sua conoscenza. Pitt è alto, massiccio, di aspetto trasandato, giacca gualcita, capelli arruffati ma dentatura perfetta e voce bellissima, vivissima intelligenza, viso mobile e assai espressivo. Possiede inoltre l’arte suprema di porre le domande giuste (e imbarazzanti) alle persone giuste (che sono quindi immancabilmente imbarazzate), nonché quella di esasperare ad oltranza la tranquilla e arrogante famiglia Ellison e in modo del tutto particolare la combattiva Charlotte che non ne sopporta neppure la vista, trovandolo arrogante, maleducato, indiscreto e fin troppo curioso.
Ma Pitt non si lascia smontare dall’indifferenza, dall’aggressività e dall’ostilità che suscita nella famiglia Ellison e non esita quindi a proseguire interrogatori e indagini nonostante le riserve, le reticenze e le palesi opposizioni, dovute anche alla differenza di ceto assolutamente insopportabile e insormontabile per gli Ellison e in particolare per Edward e Dominic, il marito di Sarah. Svelare il mistero di Cater Street malgrado le quasi insuperabili difficoltà di comunicazione con i residenti, resta comunque la sua assoluta priorità.