Un’esperienza di fede e non solo

In Val di Non il “Cammino Jacopeo d’Anaunia”
è anche una proposta di turismo sostenibile e culturale alla scoperta di un territorio

I viaggi a vocazione religiosa sono un fenomeno antico documentato in Italia già nel 300 d.C. ma è nel Medio Evo che si intensificano quando il culto dei santi si divulga tra i fedeli con l’edificazione di santuari, chiese ed eremi a questi dedicati.

Ai cammini spirituali, sempre più organizzati, si affiancano i frequenti spostamenti dei mercanti e col tempo il viaggio diventa anche occasione di conoscenza e di svago.

Oggi il pellegrinaggio è una pratica ancora ben attestata nel panorama sociale dove il confine con il turismo religioso appare molto sfumato. Gli studiosi del settore collocano quest’ultimo nella macro-categoria del turismo culturale dove la componente legata alla scoperta del paesaggio, della storia e dell’arte gioca un ruolo determinante. Il turista religioso, rispetto al pellegrino che privilegia l’aspetto mistico interiore, è proiettato più verso l’ambiente esterno e valuta maggiormente la tipologia della struttura ricettiva. Le proposte di ospitalità diventano quindi attività economiche e sociali da organizzare e promuovere con impatti vantaggiosi sulle comunità locali.

Secondo i recenti dati del WTO (World Trade Organization) questo segmento di nicchia vale a livello globale 18 miliardi di dollari l’anno e secondo i dati del Vaticano genera in Italia, compreso l’indotto, almeno 1,4 miliardi di euro; l’Ori (Ente Ospitalità e accoglienza religiosa in Italia) ha censito circa 4.000 strutture religiose e laiche e non c’è da meravigliarsi in quanto il 70% del patrimonio artistico italiano è di carattere religioso. In Trentino, nella Val di Non, l’antica Anaunia, il pellegrinaggio rivive sui tracciati romani da secoli percorsi da flussi di pellegrini diretti a Santiago di Campostela o, attraverso la via Francigena, a Roma in visita alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo o a Gerusalemme.

E sempre qui si diffonde il culto di San Giacomo: ne sono oggi testimonianza la chiesa di san Antonio abate di Romallo con la sua facciata raffigurante la storia del miracolo dell’impiccato ad opera del santo, il paese che porta il suo nome nella vicina Val di Sole e a Fondo il ciclo di sette affreschi votivi su antiche abitazioni dedicati a San Giacomo. “Secondo una leggenda popolare, durante un’epidemia di peste forse nel 1482, il paese inviò come rappresentanza sette capifamiglia in pellegrinaggio a Santiago di Compostela che, una volta rientrati dal viaggio, per ringraziare il santo della protezione, avrebbero commissionato gli affreschi raffigurandolo con i devoti pellegrini sulle facciate delle loro case” così ci racconta Remo Bonadiman, presidente dell’Associazione Anaune Amici del Cammino di Santiago.

L’associazione promuove il “Cammino Jacopeo d’Anaunia” strutturato in sette tappe per un totale di 160 km. Si parte dalla Madonna di Senale a Sanzeno per proseguire verso le chiese medievali a Marcena di Rumo, per poi giungere al santuario di San Romedio, fino a Terzolas e a Cles, capoluogo della Val di Non; la quinta tappa è Flavon a cui segue Vigo di Ton per arrivare all’eremo di San Romedio che è anche possibile raggiugere in sole tre tappe di 64 Km. Remo Bonadiman ci spiega che l’idea di fondare l’associazione è nata fra i partecipanti ad un pellegrinaggio a Santiago di Compostela nell’agosto del 2007 ma aggiunge che “non ha un fine prettamente religioso anche se ogni due anni organizziamo il cammino in Spagna in 12-13 giorni e nel Cammino Jacopeo le chiese lungo il percorso sono sempre aperte.

L’associazione propone modalità personalizzate non solo di turismo spirituale ma appunto di arricchimento culturale e mira alla riscoperta del territorio e della sua storia che, per conoscere bene, io dico sempre, bisogna percorrere a piedi. Inoltre favorendo la cultura del cammino lontano dai ritmi frenetici della quotidianità e senza l’ausilio di mezzi di trasporto, possiamo definire la nostra offerta anche una proposta di turismo sostenibile”.

Chi sono le persone che intraprendono questo cammino e quali le loro motivazioni principali?

Il Target è molto diversificato: famiglie, gruppi parrocchiali, anziani, scout che optano per un percorso breve con accoglienza nelle canoniche; abbiamo accolto recentemente un’associazione Down di Trento che ha scelto un itinerario di 4 tappe, a maggio arriverà da Lecco il gruppo CAI (Club Alpino Italiano); sono di provenienza prevalentemente nazionale ma da 2-3 anni arrivano molti turisti tedeschi e austriaci. (Stando ai recenti rilevamenti Isnart-Istituto Nazionale Ricerche Turistiche nel turismo religioso il 61% dei flussi è nazionale, il restante 39% internazionale). Le motivazioni sono le più varie: spirituali, meditative, ludiche e culturali.

Quali cambiamenti o tendenze avete notato in questi anni?

Sicuramente una maggiore affluenza. Il picco stagionale si registra sempre d’estate ma ci sono molte richieste anche per i ponti durante l’anno. Poi la gente ritorna: dalle recensioni si evince un alto grado di soddisfazione per l’ottima ospitalità delle strutture e la gestione della domanda. Registriamo 40-45 partecipanti per ogni iniziativa. Un trend in continua crescita: ce lo rivelano, oltre alle adesioni agli eventi durante l’anno, anche il riscontro positivo degli albergatori. Inoltre abbiamo una crescente richiesta di credenziali (documento di viaggio che accompagna sempre il pellegrino e lo distingue da ogni altro viaggiatore) ma, a differenza della Spagna dove si rilasciamo i timbri anche nei locali, noi lo facciamo solo nelle chiese.

Come avete organizzato il cammino e quali i consigli per affrontarlo al meglio?

Prima di tutto abbiamo tracciato i percorsi: usiamo le conchiglie gialle (la vieira di San Giacomo, simbolo del cammino jacopeo che i pellegrini portavano sul petto come premio ritornando nelle loro case); poi abbiamo fissato 3.000 targhette a sfondo blu lungo i percorsi e 400 tabelle più grandi con le indicazioni delle distanze dai principali borghi, quindi difficile perdersi. Oltre a garantire una rete di ospitalità, diamo informazioni dettagliate. Ovviamente consigliamo un abbigliamento consono per i cambiamenti repentini climatici ma la mia più sincera raccomandazione è sempre quella di mettersi in mano alla provvidenza e di non avere tutto predefinito ma credere, mentre si cammina, che le cose si aggiustino da sole.

 

 

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