Volunteer: intrecci di vita, dalla Svizzera e dal mare

di Simona Bonardi

Vincitore del Premio del Pubblico al 15° Zurich Film Festival nell’ottobre 2019, il documentario Volunteer, ora nelle sale svizzere, è un terremoto per l’anima.

La prima volta, lo scorso anno, avevo acquistato il biglietto con riluttanza: non mi piaceva il titolo. Una reazione allergica alla parola “volontario”; come la mia antipatia per la parola “attivista”. L’omissione di soccorso è reato; non aiutare una persona in difficoltà, specie se vulnerabile, non è una questione legislativa o di spirito di iniziativa: definisce te.

E invece Michael Räber, con la sua voce calma, incarna quello che mi manca di più, nei media come nel dibattito politico: onestà intellettuale. Professionista nel settore della Sicurezza e della Logistica, capitano dell’esercito svizzero, al termine di una vacanza in Grecia con la moglie nell’estate del 2015, aveva assistito a quello che stava accadendo sulle coste delle isole e nell’entroterra. Da questa esperienza era nata Schwizerchrüz. La voce fuori campo gli chiede se si senta un eroe. «Un guerriero? Sì, perché no. Ma se mi chiami eroe per mettermi su un piedistallo, per convincere te stesso che non puoi fare quello che io ho fatto, no, non lo accetto.»

La seconda volta che assisto alla proiezione, il 1° settembre 2020, so cosa mi aspetta. Sono trasportata negli stessi luoghi e riconosco gli stessi volti del mio viaggio nel 2015. Le stesse tende, lo stesso fango. I giocattoli adottati dalla spiaggia. Trovarsi con il potere improvviso e scomodo di poter concedere o negare cibo o vestiti ad altri esseri umani. La generosità di chi ha perso tutto, cibo e tè pronti per essere condivisi con te, ogni volta che entri in una tenda, non importa quanto poco esista da offrire. La tua incapacità di offrire sostegno reale o consigli onesti: i trafficanti prendono i loro soldi mettendo a rischio la loro vita, l’Europa si prende il loro tempo, condannando loro e i loro figli a un’attesa insensata in un limbo che non garantisce neppure il diritto di esistere. «Ho dovuto mettere insieme i resti di mio figlio per offrirgli un funerale. Ho raccolto il resto della mia famiglia e ce ne siamo andati. Cos’altro dobbiamo affrontare affinché l’Europa ci conceda sicurezza?»

Voci di cittadini svizzeri che hanno sospeso la propria vita normale per intrecciarla con vite arrivate dal mare. Colpiti dalla violenza dell’essere testimoni, hanno creato legami e trovato amicizia, provato vergogna e rabbia, sono tornati alle proprie vite. Raccontano alla telecamera quello che dico ai miei amici: «Ero tornato al mio lavoro, ma non funzionavo. Ero un alieno.»

«Sei ancora in tutti i gruppi Whatsapp sul posto, online tutto il giorno. Hanno bisogno di aiuto e tu non puoi fare niente perché non sei più lì. E ti chiedi perché.» La voce è la stessa del giovane che si era unito alla fidanzata senza intenzione, «Sapevo che se fosse tornata arrabbiata per ciò che aveva visto, non sarei stato in grado di capirla. Ci sarebbero stati molti litigi. La ragione del mio viaggio era puramente egoistica.»

Volunteer è un documentario straordinario e necessario.

Andate a vederlo.


Per le prossime proiezioni del documentario: https://www.firsthandfilms.ch/it/volunteer/

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