Zwingli, il riformatore umanista

Intervista al pastore Stefano D’Archino sui 500 anni della Riforma a Zurigo

di Gino Driussi

Per le Chiese riformate, il 2019 è l’anno dedicato a Huldrych Zwingli, considerato il padre della Riforma in Svizzera. Si commemora infatti il 500.o anniversario dell’inizio del servizio di Zwingli come predicatore (ancora cattolico) al Grossmünster di Zurigo, allora appartenente alla diocesi di Costanza, il 1.o gennaio 1519, giorno del suo 35.o compleanno.

Per conoscere meglio Zwingli, la sua originalità e la sua attualità, abbiamo intervistato un suo profondo conoscitore, Stefano D’Archino, pastore della Chiesa evangelica riformata di Bellinzona.

Pastore D’Archino, della triade dei “giganti” della Riforma costituita da Lutero, Zwingli e Calvino, Zwingli (1484-1531) è certamente  il meno conosciuto e il più sottovalutato. Per quali motivi?

Innanzitutto questa triade è un po’ fuorviante. Infatti, mentre Zwingli nasce un anno dopo Lutero, Calvino, nato nel 1509, fa parte di una seconda generazione di riformatori. Sono varie le ragioni per le quali Zwingli è stato sottovalutato. Innanzitutto, il riformatore di Zurigo (nato però a Wildhaus, nel Canton San Gallo) ebbe forti contrasti con Lutero e questo si è ovviamente ripercosso sul giudizio negativo degli studiosi luterani. Inoltre, la sua morte prematura (durante la battaglia di Kappel am Albis tra cantoni cattolici e protestanti, nel 1531) ci ha lasciato opere scritte spesso in fretta e magari con un pensiero non del tutto sviluppato, cosicché la seconda generazione di riformatori, soprattutto con Calvino, lo ha un po’ oscurato. Infine, nei confronti di Lutero, Zwingli, per certi riformati ottocenteschi, appariva troppo umanista.

Perché?

Perché l’umanesimo rinascimentale era considerato non abbastanza biblico. Eppure, proprio questo è un motivo di reale interesse e se vogliamo di modernità. Infatti, mentre Lutero è ancora un uomo del Medioevo, Zwingli appartiene già all’epoca moderna. Egli usa tutti i metodi e le scoperte umanistiche per un’interpretazione scritturale rigorosa. Frequenta i circoli di umanisti e conosce personalmente a Basilea il più famoso umanista di quel tempo: Erasmo da Rotterdam.

Zwingli viene ordinato prete cattolico nel 1506. Quali sono i passi che lo hanno progressivamente portato ad allontanarsi dalla Chiesa di Roma?

Già all’inizio del suo ministero a Zurigo aveva avuto dei contrasti con il capitolo perché aveva deciso di non seguire il lezionario ma di adottare una lettura continua dei testi biblici. Ma fu la riflessione sul versetto del Padre Nostro “come noi li rimettiamo ai nostri debitori” che lo convinse che la salvezza è per sola grazia. Venne anche a sapere delle idee di Lutero e si mise a riflettere sulle sue posizioni. L’inizio della Riforma a Zurigo è considerato la sua predica sul digiuno nel 1522 e si riferisce a un episodio abbastanza curioso: era infatti avvenuto che in tempo di Quaresima alcuni avessero mangiato delle salsicce e Zwingli, presente in quella casa, non se n’era scandalizzato ne’ li aveva condannati.

Per tornare a Lutero, ci furono dei fortissimi contrasti – e non mancarono le bordate – tra lui e Zwingli per quanto riguarda la Cena del Signore. Che cosa ci può dire a questo proposito?

La disputa sulla Cena tra Lutero e Zwingli si svolge nel 1529 a Marburgo ed è un insuccesso totale. Per Lutero, il corpo e il sangue di Cristo sono realmente presenti, mentre per Zwingli, che considera la Cena solo un memoriale, si tratta di una presenza simbolica. Per il riformatore zurighese, se nella Cena c’è una trasformazione non è negli elementi, ma è quella della comunità, dovuta allo Spirito Santo. Si pensi che si dovette attendere fino al 1973, con la Concordia di Leuenberg tra luterani e riformati europei, per appianare le divergenze e giungere a una piena comunione tra queste due grandi famiglie del protestantesimo.

 

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